Decine di aziende indagate per farlo e truffa allo Stato. L’accusa è quella di essersi trasferite all’interno delle cosiddette “zona rossa” e “zona arancione” subito dopo il crollo del Ponte Morandi. A raccontare lo scandalo è l‘edizione genovese di Repubblica.
Crollo Morandi: finsero di “trasferirsi” sotto il ponte, 25 aziende indagate per truffa
In totale sono state 46 le imprese che, in quel periodo, sono “arrivate” nella zona tra Certosa e Sanmpierdarena, in Valpocevera, assumendo decine di dipendenti. La procura di Genova ha quindi avviato un’inchiesta, affidata ai PM Francesco Cardona Albini e Fabrizio Givri, coordinati dai procuratori aggiunti Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Pinto, ipotizzando che dietro queste azioni ci fosse l’intenzione di godere dei ristori o degli sgravi fiscali previsti per le aziende danneggiate dal crollo del ponte.
Di queste 46 aziende, 25 non avrebbero avuto i titoli per accedere a quegli aiuti e 9 sono già indagate per falso e truffa allo stato. Altre 16 sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per gli stessi reati.
Secondo le indagini, alcune aziende si sarebbero costruite ex novo, altre avrebbero trasferito il loro domicilio fiscale in maniera fittizie e altre avrebbero affittato dei piccoli spazi in zona, senza però risultare operative.
Non si esclude nemmeno la complicità di qualche funzionario, ma al momento la Regione è completamente estranea ai fatti.