23 Dicembre 2024 13:35

23 Dicembre 2024 13:35

Imperia: vendita immobili comunali, rabbia Lucio Sardi (SI). “Una svendita durante la crisi. Sindaco dia spiegazioni ai cittadini

In breve: Nel dettaglio, sono stati messi all'asta i locali del negozio “Cattivi Ragazzi” di via Cascione, lo storico Bar Agostino, i locali dell'agenzia Sagittario Tours in piazza Dante, il bar e tabacchino di piazza Ulisse Calvi e la sede dell’Isah.

Lucio Sardi, esponente di Sinistra Italiana – Sinistra in Comune, interviene con una lunga nota stampa in merito alla vendita di alcuni immobili da parte del Comune di Imperia.

Nel dettaglio, sono stati messi all’asta i locali del negozio “Cattivi Ragazzi” di via Cascione, lo storico Bar Agostino, i locali dell’agenzia Sagittario Tours in piazza Dante, il bar e tabacchino di piazza Ulisse Calvi e la sede dell’Isah.

Imperia: vendita immobili comunali, parla Lucio Sardi

“La notizia della messa in vendita dei più pregiati immobili di proprietà del Comune di Imperia si colloca in perfetta sintonia con il percorso amministrativo dell’amministrazione Scajola.

Un percorso ben più frenetico e repentino di quanto rappresentato dallo slogan coniato dal sindaco e che sta portando Imperia, invece che ad avanzare “centimetro dopo centimetro”, a sprofondare mattone dopo mattone.

L’Amministrazione Scajola ha tempo fa annunciato l’avvenuto risanamento dei conti del Comune con un piano di riequilibrio decennale che scarica però sulle spalle della prossima amministrazione il ripiano dell’80% del disavanzo accumulato.

Potendo godere in questi ultimi anni di amministrazione di qualche margine di bilancio grazie a quella “lungimirante” operazione Scajola ha pensato bene di lanciarsi in investimenti immobiliari insensati come l’acquisto e dell’immobile per collocarci gli uffici del settore turismo.

Ha poi dato fondo ai residui margini di indebitamento per realizzare opere di dubbia utilità come i faraonici servizi igienici del “piano nobile” del palazzo comunale e la pericolosa quanto esagerata scalinata di accesso al Comune, o di scadente qualità come il rifacimento dei portici del centro di Oneglia e le nuove fermate del bus di largo Piana, salvo scoprire oggi che il Comune, dopo aver “risanato” il bilancio, deve invece mettere in vendita buona parte del suo patrimonio immobiliare più pregiato.

L’insensatezza di questa operazione si può rilevare per diverse ragioni.  Per il momento scelto per mettere sul mercato immobili commerciali attualmente occupati da aziende che lottano per sopravvivere alla crisi dovuta al covid, imprenditori che quindi non possono neanche immaginare di investire nell’acquisto dei locali che utilizzano e ora guardano con ulteriore preoccupazione al futuro delle loro aziende in vista del passaggio ad un soggetto privato della proprietà dell’immobile dove hanno le loro storiche attività.

In una fase in cui il Comune dovrebbe fare ogni sforzo utile a sostenere le piccole aziende che resistendo ad ogni difficoltà mantengono vivo il tessuto commerciale cittadino, una operazione come questa segna invece il totale distacco tra chi sembra rinchiuso nel palazzo e quella parte di città che lotta ogni giorno per non soccombere alla crisi senza sentire al suo fianco le istituzioni locali.

Mettere sul mercato immobili commerciali durante questa crisi significa nel migliore dei casi ottenere una svendita di immobili che sono invece parte del patrimonio più pregiato del Comune, (immobili che oltretutto danno oggi al Comune una rendita costante per i canoni di locazione versati dagli occupanti) facendo quindi una operazione in perdita da tutti i punti di vista.

Vendere immobili che sono una parte di edifici interamente di proprietà e di utilizzo del Comune, come i due locali commerciali dell’ex edificio comunale di Piazza Dante, del Teatro Cavour in Via Cascione o dell’ex Liceo Classico di Piazza Calvi (per la restante parte della Provincia), crea inoltre una problematica coabitazione con i futuri proprietari privati che condizionerà il Comune nella possibilità di utilizzare in futuro gli stabili per finalità pubbliche.

Capitolo a parte merita la cessione dell’edificio di piazzetta De Negri utilizzato come sede dall’Isah, dove si completa anche dal punto di vista immobiliare l’operazione privatizzazione del patrimonio pubblico già avviata con la trasformazione dell’istituto.

Il sorprendente” annuncio del presidente di Isah, che ha dichiarato che l’Istituto intende acquistare l’immobile messo in vendita dal Comune e che intende farlo con l’accensione di un mutuo che “fortunatamente” peserà sulle casse di Isah per circa lo stesso ammontare dell’attuale affitto pagato al Comune, spiega perfettamente l’operazione.

L’amministrazione Scajola, dopo aver consentito e difeso dalle tante critiche l’operazione di privatizzazione di Isah, oggi svende un immobile pubblico proprio a quell’ente ora privatizzato, e lo fa rinunciando a percepire un importo di affitti che gli consentirebbero di ripagarsi un finanziamento del medesimo importo che realizza ora con la vendita senza però perderne la proprietà, riuscendo quindi a “privatizzare” anche quell’immobile senza averne alcun reale vantaggio.

Alle famiglie degli utenti Isah, che in passato hanno manifestato preoccupazioni per operazioni messe in atto dalla dirigenza che rischiano di pesare sulla qualità dei servizi, il presidente dell’Istituto dovrebbe semmai fornire spiegazioni in merito alla sostenibilità finanziaria ed ai rischi dell’operazione di accorpamento con la casa di riposo Agnesi, che è nei pensieri dell’amministrazione e aleggia dietro il progetto del “Polo Sociale” Isah-Casa di riposo previsto nella struttura di via Agnesi, presentato in Comune pochi giorni fa.

Il punto più basso l’operazione immobiliare messa in moto dall’amministrazione Scajola la tocca però per le ragioni di fondo per cui si è dovuto arrivare a cedere una parte importante del suo patrimonio immobiliare.

In una qualunque famiglia la vendita di un immobile di proprietà è un atto straordinario che, se viene fatto con la “diligenza del buon padre di famiglia”, è motivato da scelte di reinvestimento patrimoniale (si vende un immobile per comprarne un altro), oppure per far fronte ad emergenze o eventi straordinari non affrontabili con risorse ordinarie.

Un amministratore pubblico che voglia dimostrare la diligenza del buon padre di famiglia nella gestione del patrimonio pubblico della sua comunità, prima di mettere in atto una simile operazione, dovrebbe spiegarne le finalità ai suoi cittadini.

Non è invece agli atti alcuna dichiarazione del solitamente loquace Sindaco, che notoriamente al principio del buon padre di famiglia preferisce quello di padre padrone, con la quale spieghi le finalità a cui sarebbero destinati i proventi ottenuti dalla vendita degli immobili.

La scarsa comunicazione che ha riguardato la vicenda è lo specchio di una operazione di basso respiro messa in campo per consentire all’amministrazione Scajola di racimolare un po’ di risorse per finanziare magari altri interventi discutibili.

Una operazione da saldi di fine stagione politica che contribuirà ad indebolire ulteriormente il Comune, consegnando a chi dovrà guidarlo in futuro un Ente ulteriormente sprofondato nei suoi irrisolti problemi strutturali”.

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