8 Novembre 2024 16:26

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8 Novembre 2024 16:26

Imperia: avviso orale pericolosità, Tar boccia ricorso. Parla attivista Scopelliti. “Senso etico ribaltato, noi non ci fermiamo”/Video

In breve: "Quando un militante viene perseguito per un reato non esce di casa con il giornale sulla faccia. Non si vergogna".

“La nostra attività non cambia minimamente. C’è tutto un senso etico ribaltato. La parola legalità, tanto osannata, non è una parola equa. E’ sotto gli occhi di tutti, senza andare tanto lontano, che ci sono molti politici, che hanno ruoli di governo, con segnalazioni di polizia ben più ampie delle mie. Nessun Questore impone però loro queste misure. Io e Noto, come attivisti, siamo sempre stati assolti per tutti i processi”. Lo ha dichiarato a ImperiaPost Francesco Scopelliti, attivista del Centro Sociale La Talpa e L’Orologio, in merito alla notizia della bocciatura, da parte del Tar Liguria, del ricorso contro gli avvisi orali emessi dalla Questura di Imperia nell’agosto del 2016, confermati poi dalla Prefettura nell’ottobre dello stesso anno, nei confronti dello stesso Scopelliti e di un altro attivista, Florio Noto.

Nel mirino, in particolare, attività di protesta sociale cui Scopelliti e Noto avevano partecipato, in particolare la pulizia del giardino dell’ex banca d’Italia, con distribuzione di volantini, la contestazione al segretario della Lega Nord Matteo Salvini , il sostegno ai migranti al confine di Ventimiglia e al movimento “No Borders”.

Tar Liguria boccia ricorso contro avvisi orali della Questura, parla l’attivista Francesco Scopelliti

Come avete accolto questa sentenza?

“Benché ci sia la pandemia globale in corso alcuni tipi di pratiche continuano ad andare avanti. Non è solo la situazione nostra, di attivisti e militanti imperiesi. Noi oggi abbiamo una ragazzi, Eddi Marcucci, che ha la sorveglianza speciale perché è andata a combattere l’Isis, un’altra ragazza, Dana, e altre, che hanno misure cautelative come il carcere perché hanno cercato di fermare la Tav, abbiamo i portuali di Genova che sono indagati per associazione a delinquere perché hanno fermato navi che contenevano armi per la guerra in Yemen che causa la morte di tanti civili. 

C’è tutto un senso etico ribaltato. La parola legalità, tanto osannata, non è una parola equa. E’ sotto gli occhi di tutti, senza andare tanto lontano, che ci sono molti politici, che hanno ruoli di governo, con segnalazioni di polizia ben più ampie delle mie. Nessun Questore impone però loro queste misure. 

Si tratta di sigilli, di marchi a fuoco, di pregiudizi di polizia. Si tratta di pratiche che sono state istituite in maniera seguente, perché cercano di andare oltre la giustizia della magistratura. Io e Noto, come attivisti, siamo sempre stati assolti per tutti i processi”.

Nella sentenza si fa riferimento ad alcune proteste note,  l’occupazione del giardino dell’ex Banca d’Italia, la contestazione all’ex Ministro Salvini, il sostegno ai migranti al confine, a Ventimiglia. Le prime due proteste hanno portato a processi che si sono conclusi con la vostra assoluzione…

“Esattamente. Tutti i capi di imputazione contenuti in questa misura sono andati in prescrizione o vi è stata un’assoluzione con formula piena. Non c’è nessun carico pendente reale nei nostri confronti. I padri costituenti hanno stabilito che è la Magistratura che deve decidere certe misure, qui si va oltre. Non importa il giudizio della Magistratura, gli altri funzionari di polizia hanno la possibilità di dare delle misure. Daspo, foglio di via, avviso orale di pericolosità sono misure che mettono in relazione antidemocratica un cittadino e un Questore. E’ veramente poco democratico mettere in relazione un cittadino normale e un altissimo funzionario dello Stato come un Questore. Perché i poteri in campo sono estremamente diversi. 

Noi abbiamo preso queste misure perché il Questore dell’epoca, Leopoldo Laricchia, aveva deciso che ci avrebbe devastato di misure di questo tipo. E tutti i procedimenti che Laricchia ha istituito sono andati a finire positivamente per noi. Noi paghiamo la decisione di un solo uomo, che è Leopoldo Laricchia, oggi Questore di Palermo, che aveva deciso che ci avrebbe estirpato, come attivisti e come persone che lottavano per i diritti, in un modo o nell’altro. Quindi ha avviato, sia procedimenti di magistratura, che ha perso tutti, sia procedimenti amministrativi di questo tipo”.

In questo provvedimento, l’avviso orale, si fa riferimento al fatto che bastano anche solo dei sospetti per poterli far scattare. E’ un aspetto che trovate preoccupante?

“Assolutamente. Perché la Polizia si fa anche Magistratura, emettendo, a suo modo, giudizi. Nel nostro caso si fa riferimento non solo a capi di imputazione inerenti la giustizia ordinaria, ma anche a veri e propri giudizi. E uscendo dal nostro caso, 60 fogli di via ai no borders. Tutte misure che non hanno bisogno del vaglio della Magistratura. 

Facendone una questione politica, con la p maiuscola, negli anni si è consentito che le forze di polizia fossero non solo gli esecutori della forza e dell’ordine pubblico, ma anche degli organismi in grado di emettere giudizi”.

Ora cosa farete? Ricorso al Consiglio di Stato? Cambierà qualcosa nella vostra attività?

“Non sappiamo ancora cosa fare, lo decideremo. Le vie legali, principali, sono finite. Il Tar è uno degli ultimi sigilli sotto il profilo amministrativo. Probabilmente faremo qualche azione politica, stiamo valutando. La nostra attività non cambia minimamente. Adesso, ad esempio, stiamo facendo pacchi alimentari per famiglie in difficoltà. Quando un militante viene perseguito per un reato non esce di casa con il giornale sulla faccia. Non si vergogna, quel reato lo ha commesso perché ha pensato che in quel frangente la legge fosse limitante della giustizia sociale”.

 

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