8 Novembre 2024 18:35

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8 Novembre 2024 18:35

Imperia, itticoltura Galeazza: Tar accoglie ricorso, parla Società Aqua. “I timori dei cittadini? Infondati. Certi delle nostre ragioni”

In breve: Il commento di Davide Orsi, presidente società Aqua.

Eravamo certi della fondatezza delle nostre ragioni. Siamo contenti che il Tar lo abbia riconosciuto. Il nostro impegno è confermato. I timori del comitato e della cittadinanza di Imperia sono assolutamente infondati rispetto all’aspetto ambientale“. Così Davide Orsi, presidente di Aqua, società titolare della concessione per la realizzazione di un impianto di itticoltura alla Galeazza, commenta la sentenza del Tar Liguria con la quale viene accolto il ricorso della società Aqua contro l’atto di diniego di concretizzazione dell’impianto da parte della Conferenza dei servizi, a seguito del parere negativo della Guardia Costiera.

Imperia, itticoltura Galeazza: Tar accoglie ricorso, parla presidente Società Aqua Davide Orsi

“Il Tar ha riconosciuto le nostre ragioni, ovvero il fatto che noi avessimo la concessione con il parere favorevole anche della Capitaneria del 2019, parere che autorizzava l‘installazione dell’impianto, nonostante una lieve interferenza con l’area di rispetto dell’area di ammaraggio dei Canadair. Eravamo certi della fondatezza delle nostre ragioni. Siamo contenti che il Tar lo abbia riconosciuto.

Adesso valuteremo i tempi e i modi per muoverci e aspetteremo di vedere se il Comune ha intenzione di procedere rivolgendosi al consiglio di Stato. Anche se la sentenza è abbastanza tranciante, non vedo degli spazi di manovra.

Avevamo fermato tutte le nostre attività relativamente all’iniziativa di Imperia in attesa di questo giudizio che poi finalmente è arrivato. Chiaramente bisogna attendere i tempi tecnici.

L’impegno è confermato, anche perchè il mercato risponde bene ai nostri prodotti. Tanto è vero che nell’impianto a Lavagna abbiamo difficoltà a rispondere alle domande del mercato. La capienza c’è, l’esigenza c’è.

Cosa verrà allevato?

Verrebbero allevati branzini e orate, dalle 400 alle 450 tonnellate di prodotto. Per arrivare a regime, non potendo seminare tutte le gabbie in contemporanea (cosa che avrebbe poi l’effetto negativo di avere tutto il prodotto pronto nello stesso momento) ci vorrebbe più di un anno. Dal momento della semina ci vorrebbe almeno un anno e mezzo per portarli a taglia, non seminando tutto insieme, ci vorrebbero tre anni perchè l’impianto vada a regime.

Le concessioni demaniali marittime sono tutte collegate, fino al 2033, essendo un’attività produttiva. 

Il Tar non ci ha concesso il risarcimento danni perchè gli investimenti che abbiamo fatto sull’attrezzatura possono essere ancora regolarmente sfruttati in un periodo successivo. In realtà questo non è proprio vero perchè ritardare di un anno e mezzo corrisponde a un ritardo di messa a reddito dell’impianto. Inizieremo nell’estate del 2021, anzichè iniziare nel 2019 come avevamo concordato. Il danno c’è perchè l’impianto ha un ritardo di messa a reddito”.

Cosa rispondete alle polemiche dei cittadini?

“Noi ribadiamo quello che abbiamo detto sin dall’inizio, l’impianto è a un miglio dalla costa, in un’area di corrente. Abbiamo l’esempio storico di Lavagna che da 20 anni è nelle stesse condizioni di mare come sarebbero Imperia. abbiamo 20 anni di analisi condotte da Arpal che ogni 4 mesi fa la rilevazione dello stato delle acque e dei fondali e non c’è stato un problema. Noi riteniamo che i timori del comitato e della cittadinanza di Imperia siano assolutamente infondati rispetto all’aspetto ambientale.

Aggiungo che la nostra società pone molta attenzione rispetto al benessere degli animali. Abbiamo firmato protocolli d’intesa in proposito, quindi non ci sentiamo colpiti da tutti quei rapporti che parlano di sfruttamento intensivo. La presenza del nostro prodotto all’interno dell’impianto non è elevata. Ovviamente sono disponibili questi studi fatti da enti terzi che dichiarano che il nostro allevamento è assolutamente sostenibile anche dal punto di vista del benessere animale. Il timore di ciò che non si conosce lascia spazio a mille interpretazioni diverse. Noi siamo i primi ad essere attenti a questi aspetti e il prodotto che deriva da questo impianto ne è la testimonianza”.

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