22 Novembre 2024 19:18

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22 Novembre 2024 19:18

Imperia: addio all’artista Osvaldo Faraldi, scomparso a 86 anni. “L’ultimo impressionista. Dipingeva en plein air l’entroterra ligure” / Il ricordo

In breve: Amico di Ligustro, che lo definì "l'ultimo impressionista", Faraldi nella sua vita dipinse oltre 8 mila opere.

Imperia dice addio all’artista Osvaldo Faraldi, scomparso la settimana scorsa all’età di 86 anni.

Imperia: addio all’artista Osvaldo Faraldi

Osvaldi Faraldi, artista imperiese molto noto anche in Francia, iniziò a dipingere oltre 65 anni fa, realizzando oltre 8 mila opere, ed era considerato uno degli ultimi impressionisti. Amico di Ligustro, il maestro della xilografia moderna, Faraldi dipingeva ad olio. Amava la pittura en plein air e si dedicava in particolare ai paesaggi liguri.

Nel novembre 2018, aveva esposto le sue opere a Imperia alla Galleria Barattolo (ora S’Arte) in Piazza San Francesco, in una mostra, curata da Maria Nella Ponte e Vincenzo Bordoni, dal titolo “Ligustro e l’ultimo impressionista”.

Il ricordo di Maria Nella Ponte, artista e consigliere comunale

“Una persona di cuore e generosissima, molto umile e saggia. Osvaldo era talmente modesto che impiegai diverso tempo a convincerlo a realizzare la mostra alla Galleria ‘Barattolo’ (ora S’Arte). Quando ci riuscii, però, non voleva che mettessi il suo nome nel titolo e così feci. Invece del nome lo indicai come ‘l’ultimo impressionista’ come lo chiamava Ligustro, suo amico. Quando vide il manifesto, ricordo che mi guardò e con un sorriso benevolo mi disse ‘mi hai fregato!’.

Aveva il suo atelier in via Amendola, uno scrigno nel cuore di Oneglia. Sebbene fosse al piano ammezzato era inondato di luce. Si entrava dalla parte più stretta della via, ma si affacciava alla piazza del mercato. Si vedeva il mare, era un posto incantevole e magico. Lungo tutte le pareti c’erano i suoi quadri, ordinati in più strati, una montagna di opere. Ricordo che negli ultimi anni si dedicava anche alla natura morta e aveva appeso in studio stoccafissi e aringhe.

Lui era stato un ‘camallo’ al porto di Oneglia. Mi raccontava che si portava sempre dietro, a bordo della sua auto d’epoca, il cavalletto, la cassetta con i colori e le tele, così quando finiva di lavorare o prima di iniziare, andava in giro per le campagne a realizzare le sue opere. Ha dipinto tutto l’entroterra di Imperia. La cosa incredibile è che a distanza di 30/40 anni, se gli indicavi un quadro si ricordava esattamente il luogo dove si trovava quel preciso albero da lui disegnato.

I suoi dipinti hanno sempre avuto una magia nella composizione, erano romantici come lui. Era una persona molto romantica. Ricordo che mi raccontava alcuni aneddoti legati a sua moglie, mancata prima che io lo conoscessi, che trasmettevano tutto l’amore che provava per lei. Ad esempio, ricordo che mi disse che lui era appassionato degli oggetti antichi, soprattutto della patina che il tempo forma sui metalli, e che una volta sua moglie aveva pulito un lampadario d’ottone, rendendolo lucido, quasi come nuovo e lui ci era un po’ rimasto male. Quando lo raccontava peró emergeva tutto l’amore e la tenerezza che provava per lei. Un romanticismo che rispecchiava a pieno il suo carattere che si rifletteva nelle opere. Un amore per la vita, per la semplicità, per la bellezza della natura.

Un’altra particolarità è che Osvaldo non amava firmare i suoi dipinti, sempre per una questione di modestia. Io credo che lo facesse anche perchè la firma secondo lui rovinava l’armonia del quadro. A un certo punto, dato che chi collezionava i suoi quadri chiedeva che venissero firmati per l’autenticità, si era studiato un modo tutto suo. Mentre solitamente gli artisti firmano i quadri quando la pittura è secca, usando un pennello morbido, una tempera liquida e un colore in contrasto, lui, usando l’unghia o il retro di un pennello, incideva il suo nome in stampatello in un punto in cui si confondesse con il dipinto, per non rovinarne l’armonia.

È una grande perdita per la città di Imperia e per tutto il mondo dell’arte. Aveva la capacità di dipingere la luce, una caratteristica tipica degli impressionisti. Guardando i suoi quadri si ha la percezione concreta della luminosità, dei riflessi sul mare o sulle foglie degli alberi. Quella capacità che aveva lui di ricreare quel colore particolare che assumono gli ulivi illuminati dal sole forse l’ha avuta solo Monet”.

Il ricordo del Sindaco di Cervo Lina Cha

“Un artista apprezzatissimo e stimato, molto legato al nostro borgo. Aveva interpretato il paesaggio ligure, compreso quello cervese, in tante opere. 

Con la scuola, nell’ambito di un progetto didattico ‘Piccoli fiori crescono’, avevamo esposto le sue opere nel parco naturale del Ciapà. Si sposavano perfettamente con il tema e con l’ambiente circostante.

Ricordo soprattutto la sua interpretazione degli ulivi, unica e molto suggestiva. Anni fa aveva donato molte opere al Comune di Cervo, alcune delle quali vennero poi vendute, con il suo consenso, con l’obiettivo di donare il ricavato ad Amatrice, colpita dal terremoto”.

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