Sono state approvate con 15 voti favorevoli, 5 contrari e 5 astenuti le misure di sostegno al sistema delle attività produttive dal Consiglio Comunale di Imperia, tra queste anche la riduzione del 55% delle tariffe per le insegne pubblicitarie e le tende dei pubblici esercizi (con termine del pagamento spostato al 25 giugno), dopo che i commercianti si sono visti recapitare dall’Abaco cartelle aumentate oltre il 500%.
Una situazione che ha generato molte polemiche e che ha aperto il dibattito durante il consiglio comunale.
A votare contro la pratica sono stati i consiglieri di Imperia di Tutti Imperia per Tutti (Roberto Saluzzo), Partito Democratico (Fabrizio Risso, Enrica Chiarini) e Imperia al Centro (Guido Abbo, Edoardo Verda), sottolineando che, pur con la riduzione del 55%, i commercianti si troveranno a dover pagare una tariffa aumentata con una media del 250%, in un anno di grave crisi economica per via della pandemia in corso.
Imperia: aumento imposta pubblicità, la discussione in Consiglio Comunale
Gianmarco Oneglio
“Se si mettessero giù tutte le insegne pubblicitarie che ci sono si coprirebbe la strada da San Lorenzo a Diano Marina, per una superficie di 10 mila metri quadrati, come 2 campi da calcio. Sull’imposta di pubblicità il problema è stato che non avevamo il database di Abaco, ora l’ha ottenuto il sindaco, quando sono uscite le cartelle di 26 aprile con pagamento al 30 aprile. I dati delle cartelle erano incongruenti fra di loro. Non si poteva prevedere l’effetto moltiplicatore, senza avere contezza di quanto fosse l’esposizione pubblicitaria. Per quanto riguarda l’Agnesi, sarebbero 46 mila euro per l’insegna storica. Per questo come amministrazione abbiamo convocato Colussi per aprire un tavolo per esentare le insegne storiche dal pagamento, dato che non le possono rimuovere senza permesso dalle facciate. Così come con le principali ditte di pubblicità e altre grandi aziende olearie.
Gli aumenti sono stati sproporzionati, ma l’amministrazione si è immediatamente mossa. Abbiamo messo in campo il 55% di fondi di riduzione. Ci siamo presi l’onere di rivedere insieme il regolamento per attuare dei correttivi. Entro il 30 di giugno i cittadini vedranno quali sono le pubblicità che servono. Una città turistica non può avere una selva oscura di pubblicità, ora ci sono i navigatori, creano anche difficoltà e poca sicurezza ai guidatori. Le pubblicità ce n’erano troppe. Inoltre, ci sono problemi di bilancio, non si può scialacquare”.
Roberto Saluzzo
“Gli aumenti hanno superato anche il 600% e il 900%, la situazione è sfuggita di mano. Anche io devo ammettere che non me ne sono accorto, ho sottovalutato la pratica a suo tempo e non l’ho approfondita, mi sono fidato delle tabelle. Tutti noi sbagliamo, ma bisogna riconoscerlo. Rendiamoci conto che 150 attività imperiesi hanno mandato disdetta all’abaco per le insegne. Qualcuno deve dire ‘ho sbagliato’. Non va bene pagare il 55% in meno per quest’anno, perché vuol dire che il prossimo si paga di nuovo la tariffa piena. I tre dipendenti del’Abaco in queste settimane hanno preso gli insulti peggiori. Hanno paura.
Non parliamo poi delle insegne dell’Agnesi, che ha 150 mq di insegna ed è un’azienda chiusa. Il veliero non lo possono coprire, sono obbligati a pagare. Le cifre fanno tremare. La prima cosa che hanno fatto è stata togliere le luci, perché si paga la metà”.
Davide La Monica
“Comprendo l’imbarazzo dell’amministrazione per cercare giustificare gli aumenti esponenziali. Prima di mettere una nuova imposta o rimodulare una tassa bisognava vedere i contribuenti dell’anno precedente e poi studiare caso per caso per evitare questo macroscopico errore. Mettiamo in difficoltà gli esercenti con spese non prevedibili. Dire che abbiamo aumentato una tassa per incentivare la rimozione delle insegne è ridicolo”.
Fabrizio Risso
“Una pratica pasticciata. Abbiamo sentito i cittadini lamentarsi. La spiegazione non può essere quella di voler ridurre il numero di insegne. È paradossale. Con delle proiezioni si poteva verificare gli aumenti a cui si andava incontro. Le attività economiche stanno già soffrendo, invece di sostenerli andiamo ad aumentare le tariffe, mi sembra controproducente. Si attendono aiuti e ristori, non difficoltà in più. La riduzione non è sufficiente”.
Edoardo Verda
“In un anno di pandemia gli esercenti in difficoltà si sono visti arrivare dall’Aboco le cartelle con degli aumenti medi del 500% e ora dobbiamo ringraziare l’amministrazione? Può capitare di sbagliare, ma mi aspettavo atteggiamento diverso. Stiamo parlando di aumenti folli. Con la riduzione del 55% rimane comunque un aumento del 250%”.