“Sono un ragazzo vulnerabile, restare chiuso in casa tutto il giorno a causa della mancanza di pocket money. Tutto ciò mi causa molto stress e spesso cado in depressione”. Questo uno dei cartelli mostrati dai migranti ospiti della cooperativa “Io sono” durante il sit-in pacifico svoltosi ieri davanti alla Prefettura di Imperia.
Da circa un anno, l’associazione, che opera nell’accoglienza dal 2017, non riceve dal Ministero i pagamenti necessari per l’attività e, di conseguenza, è difficile garantire agli ospiti il “pocket money” (2,5 euro al giorno), che i migranti utilizzano per le loro esigenze quotidiane, come ricaricare il telefono per chiamare i propri cari o comprare il biglietto del bus per spostarsi. Una situazione che genera malumori e situazioni di tensione, specialmente per i soggetti più vulnerabili.
Presente alla manifestazione anche Vanessa Lombardo, operatrice responsabile dell’associazione, che ha spiegato la grave crisi che sta attraversando la cooperativa (che opera nell’accoglienza dal 2017), per via della mancanza dei pagamenti. Gli operatori hanno dovuto perfino rinunciare agli stipendi e ricorrere a un prestito per far fronte alle spese.
Imperia: coop “Io Sono”, sit-in di protesta dei migranti davanti alla Prefettura
“Ringraziamo l’Italia per la sua ospitalità – si legge su uno dei cartelli dei migranti – ma non possiamo ricevere i pocket money da quasi 3 mesi”.
“Permettete all’ente che ci ospita di darci i pocket money – recita un altro – ci serve per le piccole esigenze, ma soprattutto per restare in contatto con i nostri cari rimasti nel nostro paese”.
“Il presidio pacifico messo in atto dagli ospiti della cooperativa – spiega Vanessa Lombardo, operatrice responsabile dell’associazione, a ImperiaPost – aveva l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sulle difficoltà che stiamo attraversando. La Prefettura si è sempre dimostrata disponibile e ieri ci ha assicurato che i pagamenti arriveranno entro lunedì. Purtroppo ci sono ritardi burocratici generali, anche per altre cooperativa, ma la nostra realtà è molto piccola quindi gli effetti si vedono subito.
Seguiamo circa 20 ospiti. I ragazzi, il più giovane ha 19 anni e il più grande 31, non ricevono da mesi il pocket money (2,5 euro al giorno) per le loro piccole esigenze quotidiane, come fare la ricarica al telefono per contattare la famiglia. Capiscono la criticità della situazione, c’è affetto reciproco, ma le persone più problematiche e vulnerabili a volte perdono il controllo per il momento stressante.
Per questo motivo hanno deciso di recarsi davanti alla Prefettura, per l’ennesima volta, e io li ho aiutati a organizzare il sit-in pacifico con i cartelli. Ero presente per assisterli e tenere la situazione sotto controllo, vista la presenza anche di persone vulnerabili.
Le criticità derivano dal fatto che è da più di un anno che non riceviamo i pagamenti dal Ministero. L’ultimo risale al 4 aprile 2020. Per riuscire ad andare avanti noi operatori abbiamo dovuto rinunciare agli stipendi.
Siamo andati avanti grazie ai soldi messi da parte e all’aiuto dei miei genitori, che sono volontari dell’associazione. Dopodiché siamo dovuti ricorrere a un prestito personale di circa 30 mila euro, da cui abbiamo attinto i soldi per sopravvivere noi e per far fronte alle spese dell’associazione. Se non riusciamo a ricevere il pagamento non sapremo come pagare i contributi e avremo il DURC irregolare, cosa che non ci permetterebbe di ricevere il pagamento. Eravamo già rimasti indietro e abbiamo chiesto la dilazione INPS, pagando le rate ogni mese oltre il contributo intero. Se non riusciremo a coprire le spese, la dilazione cade e passeremo a Equitalia con le relative more. Rischiamo la chiusura e che gli ospiti vengano spostati in altre cooperative”.