“Siamo qui oggi per lanciare un messaggio ai nostri governanti perché l’atteggiamento nei confronti di Israele deve cambiare: Israele non è la vittima, Israele è l’aggressore“. Così Hamza Piccardo, punto di riferimento della comunità islamica imperiese, spiega i motivi per cui è stata organizzata la manifestazione, nella giornata di oggi, in piazza De Amicis, a sostegno del popolo palestinese. Com’è noto, infatti, nell’ultimo periodo si sono fatti sempre più violenti e preoccupanti gli scontri tra palestinesi e israeliani.
Tra cori, cartelloni, bandiere e interventi, il presidio, sorvegliato dalla forze dell’ordine, si è svolto in modo pacifico e con molta partecipazione.
Oltre a donne, uomini e bambini della comunità islamica cittadina, presenti anche diversi esponenti di partiti e associazioni della Sinistra di Imperia, tra cui Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Potere al popolo, Csa La Talpa e L’ Orologio, Arci Imperia, Associazione di amicizia Italia-Cuba circolo di Imperia e Arci Camalli.
Molti anche comuni cittadini hanno assistito alla manifestazione, seguendo gli interventi dei presenti.
Imperia: manifestazione a sostegno del popolo palestinese, parla Hamza Piccardo
Qual è la situazione in Palestina?
“La situazione è molto critica, i bombardamenti continuano oggi è stato distrutto palazzo dei media e anche l’ufficio dell’Unione Europea a Gaza. Le vittime sono ormai quasi centocinquanta, si parla di oltre mille feriti e quando parliamo di feriti parliamo di molta gente che rimarrà invalda per tutta la vita.
Questo che stiamo facendo oggi insieme a moltissime altre città in Italia e nel mondo per dare un segno ai nostri governanti che l’atteggiamento nei confronti di Israele deve cambiare: Israele non è la vittima, Israele è l’aggressore.
Ci sono molto polemiche riguardo diversi tipi di narrazione, come mai?
“Tutto si basa su una mistificazione clamorosa che è alla base del mito fondatore dello Stato d’Israele cioè una terra senza popolo per un popolo senza terra. Il popolo esisteva in quella terra, era il popolo palestinese, è stato scacciato, ignorato da tutto l’Occidente che doveva in qualche maniera mettersi a posto la coscienza per quello che era successo durante la Seconda Guerra Mondiale, e per creare un fattore di instabilità che dà risultati tragici ancora oggi nel Mediterraneo”.
Come mai le violenze si sono accentuate in questo periodo?
“Sono successi due elementi importanti e cioè lo sfratto di alcune famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, un sobborgo in Gerusalemme Est, la zona occupata, e una provocazione molto forte dei coloni su Masjid al-Aqsa. Da questo è cominciata tutta l’aggressione, ci sono stati spari, violenze, cariche, bombe assordanti, alla moschea A-Aqsa, fondamentale proprio degli ultimi giorni il Ramadan. Questo ha toccato il cuore di tutti i musulmani del mondo.
Oggi stanno manifestando non solo i musulmani, ma anche amici e fratelli e compagni di ogni genere che hanno a cuore la giustizia la libertà, a favore del popolo palestinese contro l’aggressione sionista”.