23 Dicembre 2024 16:19

23 Dicembre 2024 16:19

“Musa ha perso la speranza e si è tolto la vita piuttosto di essere rimpatriato”: il cordoglio del Coprim Imperia. “Criticità nel sistema di accoglienza italiano”

In breve: Musa è stato ospite del circuito di accoglienza dell’imperiese a partire da febbraio 2017.

“Un ragazzo di soli 23 anni ha perso la speranza a tal punto da preferire togliersi la vita di fronte alla prospettiva di essere rimpatriato. Purtroppo questo fatto evidenzia nuovamente una seria criticità nel sistema di accoglienza italiano in cui trovare le risorse per gestire le vulnerabilità risulta spesso difficile se non impossibile”.

Queste le parole del Coprim (Coorinamento Provinciale immigrazione) Imperia in riferimento alla morte di Musa Balde, il 23enne guineano che si è tolto la vita in un CPR di Torino nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio. Musa, il 9 maggio scorso, era stato vittima di una brutale aggressione a Ventimiglia. 

Musa Balde si toglie la vita: il cordoglio del Coprim Imperia

“COPRIM vuole esprimere la propria vicinanza a tutte le persone colpite da questo lutto.

Musa è stato ospite del circuito di accoglienza dell’imperiese a partire da febbraio 2017 ed al suo ingresso è apparso come un ragazzo caratterizzato da grandi potenzialità e con il sogno di potersi realizzare in Italia. Musa era però anche un ragazzo fragile, segnato da un passato difficile e da esperienze di grande sofferenza ed abbandono.

Nell’attesa dell’udienza in Commissione Territoriale, prolungatasi a lungo, aveva lasciato la provincia di Imperia, per poi farvi ritorno nell’inverno del 2020 ed uscire definitivamente dal circuito dell’accoglienza poco dopo.

Al di là di come la si pensi in materia di immigrazione, crediamo che in questo momento la riflessione debba concentrarsi su un semplice fatto: un ragazzo di soli 23 anni ha perso la speranza a tal punto da preferire togliersi la vita di fronte alla prospettiva di essere rimpatriato. Purtroppo questo fatto evidenzia nuovamente una seria criticità nel sistema di accoglienza italiano in cui trovare le risorse per gestire le vulnerabilità risulta spesso difficile se non impossibile”.

Condividi questo articolo: