23 Novembre 2024 06:01

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23 Novembre 2024 06:01

Morte Musa Balde: flash mob in piazza Dante a Imperia. “Non un presidio di solidarietà, ma di rabbia” / Foto e Video

In breve: La storia di Musa ha profondamente colpito molte persone anche a Imperia e oggi a ricordarlo c'erano attivisti del Centro sociale La Talpa e l'Orologio e esponenti di associazioni di volontariato che si occupano di assistenza ai migranti

Flash mob nella serata di oggi in piazza Dante a Imperia per ricordare Musa Balde, il 23enne migrante guineano che si è suicidato al Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di Torino dove era ospite.  Musa Balde, il 9 maggio scorso, era stato vittima di una brutale aggressione a Ventimiglia. Il video, girato da un testimone, aveva fatto il giro del web, generando grande indignazione in tutta l’Italia.

La storia di Musa ha profondamente colpito molte persone anche a Imperia e oggi a ricordarlo c’erano attivisti del Centro sociale La Talpa e l’Orologio e esponenti di associazioni di volontariato che si occupano di assistenza ai migranti, attive anche al confine di Ventimiglia, dove queste persone si concentrano nel disperato tentativo di raggiungere la Francia e da qui altri Paesi dove poter trovare una vita migliore.

“Musa Balde ragazzo sognatore morto nel lager Cpr” e “Imperia Antirazzista”, le scritte che campeggiavano sugli striscioni esposti da una quarantina di manifestanti che hanno dato vita al flash mob in piazza Dante

Spiega Francesco Scopelliti: “Oggi non è una posizione di solidarietà, ma una posizione che si fonda sulla rabbia, perché oggi c’è una persona in meno al mondo e questo accade per colpa di leggi atroci che di anno in anno sono diventate sempre più spietate. Musa Balde, 23 anni, lo abbiamo conosciuto a Imperia quando aveva 20 anni ed era in accoglienza. Voleva andare via e ha passato una vita di respingimenti e dinieghi. Abbiamo scoperto solo domenica che era lui vittima del linciaggio di Ventimiglia. Non è una questione di pena per gli aggressori. Per noi è incomprensibile che tu possa essere picchiato e finire pure in galera, perché i Cpr sono galere, lager. E quindi uno possa subire un torto venti volte. I Cpr sono prigioni per persone che non hanno commesso reati, che non hanno fatto nulla, ma sono neri o arabi. Noi siamo qua perché a Mussa abbiamo voluto bene. I ricordi sono personali. Il provvedimento di pericolosità sociale nei miei confronti? Non penso nulla in merito. Abbiamo subito censure e toccato con mano la voglia di fermare esigenze di libertà ed eguaglianza e se siamo arrivati a questo punto è per una responsabilità collettiva delle persone più coscienti. Anche di quelli come noi”. 

“Non si meritava questa fine. Era una brava persona ed era solo”

Gabriella, che ha conosciuto Musa, dice: “Non si meritava questa fine. Era una brava persona ed era solo. Non si meritava un pestaggio, per noi resta una persona importante. L’ho conosciuto quando stava per essere arrestato e poi il giorno dopo si stava per ubriacare e gli avevo chiesto perché. Lui mi aveva detto che non riusciva più a vivere. E oggi penso di dover aiutare e fare qualcosa per salvare delle persone come lui”.  

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