Rischia di andare prescritto il processo, in Tribunale a Genova, che vede sul banco degli imputati Federico Basetti e Enrico D’Antonio, i due giovani aretini accusati di favoreggiamento e falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Martina Rossi, la studentessa imperiese che, il 3 agosto 2011 a Palma di Maiorca, perse la vita precipitando dal balcone dell’Hotel Sant’Ana, dov’era in vacanza con le amiche. Per quei tragici fatti sono stati condannati a 3 anni di carcere per tentata violenza sessuale Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. Basetti e D’Antonio, durante le indagini, avrebbero raccontato bugie nel tentativo di depistare gli inquirenti e proteggere i due amici, con i quali condivisero la vacanza alle Isole Baleari.
Il Tribunale di Genova ha fissato l’avvio del processo al 30 giugno 2022, solo undici mesi prima della data in cui i reati verranno dichiarati prescritti (maggio 2023). Una decisione che ha destato grande amarezza nei genitori di Martina Rossi, Bruno e Franca, alle prese ancora una volta con le lungaggini e le incertezze della giustizia italiana.
Morte Martina Rossi: processo per favoreggiamento rinviato a giugno 2022
Basetti e D’Antonio, che rischiano fino a quattro anni di carcere, erano stati rinviati a giudizio nel 2015, ma l’iter era stato messo in stand-by per non rallentare il processo principale, sul quale incombeva la scure della prescrizione. Quando sembrava prossimo alla ripartenza, il procedimento si è di nuovo arenato. Alla seconda udienza, infatti, nel marzo scorso, il legale dei due imputati, l’avvocato Alessandro Serafini, ha presentato alcune eccezioni, legati a problemi di notifica, a seguito delle quali il Pm Valentina Grosso, su ordinanza del giudice Sergio Lepri, ha dovuto riformulare la chiusura delle indagini, con la notifica del nuovo avviso di garanzia e il successivo rinvio a giudizio. L’avvio del nuovo processo è stato fissato al 30 giugno 2022. Una giustizia lumaca, troppo spesso in affanno, minacciata costantemente dalla prescrizione.
Bruno Rossi e Franca Murialdo però non si arrendono e, tramite il legale Stefano Savi, chiederanno alla giustizia di accelerare i tempi.