Sta diventando una telenovela la vicenda di Assonautica Imperia. Dopo il colpo di scena di ieri, con il ritiro delle dimissioni da parte del presidente Enrico Meini e la convocazione di un’Assemblea straordinaria per chiedere ad Assonautica nazionale di stoppare la procedura di commissariamento, ora emergono nuovi retroscena che potrebbero mettere in discussione di nuovo tutta la procedura.
L’Assemblea convocata da Meini con una mail inviata ieri ai soci risulta infatti palesemente illegittima a norma dello stesso Statuto di Assonautica.
L’Assemblea dei soci di oggi illegittima in base allo Statuto
L’articolo 8 dello Statuto di Assonautica prevede infatti che “l’Assemblea si riunisce in seduta straordinaria per l’approvazione dello Statuto e delle sue modifiche o quando il Consiglio Direttivo lo ritenga opportuno, o ne sia fatta richiesta scritta da almeno un terzo dei suoi componenti o dal Comitato esecutivo dell’ Assonautica nazionale”. E’ chiaro quindi che la decisione relativa alla convocazione dell’Assemblea straordinaria non possa essere presa dal solo Presidente, cui spetterà invece il compito di convocarla materialmente, ma debba essere assunta almeno dal Consiglio Direttivo.
Meini non aveva titolo per convocare assemblea straordinaria da solo e convocazione andava fatta almeno 10 giorni prima
C’è poi l’articolo 14, sempre dello Statuto di Assonautica Imperia che prevede che “tutti gli Organi collegiali di cui agli articoli precedenti sono presieduti dal Presidente che convoca le riunioni, anche a mezzo fax o e-mail, almeno 10 giorni prima della data fissata. Negli stessi termini, l’avviso di convocazione è affisso presso la sede sociale”. La mail di Meini è stata invece inviata in data 9 giugno con convocazione dell’Assemblea straordinaria in prima convocazione alle 21 dello stesso 9 giugno e in seconda convocazione alle 15 del 10 giugno.
Alla luce della situazione, sembra che diversi soci preferiscano disertare la seduta di oggi, peraltro convocata “in piattaforma”, proprio per non rischiare di ritrovarsi a deliberare su temi delicati in modo illegittimo.