Un flash mob per le vie della città. “Per chiedere libertà, contro la dittatura sanitaria del Covid”. A improvvisarlo, sorprendendo tutti, un gruppo di cittadini provenienti da varie parti d’Italia. Tra balli, canzoni, cori, colori, hanno percorso Calata Cuneo, via San Giovanni, nel cuore di Oneglia, attirando la curiosità delle persone.
“Siamo tutti no vaccinati, no mascherine, sono tutte quante delle finzioni. Abbiamo creato una comunità dove c’è gioia e libertà. I nostri figli comprenderanno che questa storia è tutta un grande inganno” hanno cantato a squarciagola, ballando, i manifestanti, sulle note di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” di Gianni Morandi.
Martina, gruppo “gli Uccellini Ribelli”
“Siamo spiriti, pensatori indipendenti, che vedono in questa pandemia, poca chiarezza. Chiediamo libertà. Abbiamo deciso di dichiararla, cantando, perché noi siamo già esseri liberi su questa terra. Sappiamo che l’Italia è coinvolta in strani conflitti di interessi. Ci sono tante cose che in questo momento devono cambiare, dobbiamo fondarci sui valori, non sulla paura. Perché quello che ci porta ad aver paura e a combattere il virus come un nemico non è la coscienza, è un istinto di poca consapevolezza. Dimostriamo di essere poco maturi come umanità.
Metterci le mascherine ad esempio, che sappiamo benissimo essere un cancello per una mosca, non serve a contrastare il virus. E’ invece un modo per inalare continuamente la nostra anidride carbonica e quindi ritardare i processi mentali.
Cosa vogliamo dall’umanità? Vogliamo scelta, vogliamo coscienza, vogliamo veramente che la gente si svegli o vogliamo ottundere le menti?
In questo periodo la tv non credo che abbia fatto un grande lavoro e sono d’accordo con Karl Popper, famoso filosofo, che ha scritto, negli anni ’80, un bellissimo libricino che si intitola ‘Cattiva Maestra Televisione’. Era un veggente, Popper era un veggente.
Si è capito subito che la Tv era uno strumento di manipolazione. Purtroppo molte persone si fanno ancora manipolare, perché non hanno fatto un lavoro su di se, sulle proprie emozioni, sulle proprie paure. Più c’è un lavoro interiore e più possiamo crescere.
Ma come umanità non evolveremo mai se non faremo un lavoro interiore.
Siamo un gruppo di amici e abbiamo formato una comunità, una comunità del cuore. Arriviamo da tutte le parti d’Italia. Siamo una rete, ce n’è da tutte le parti di focolai di consapevolezza. Non apparteniamo a un partito, a un colore, ma a noi stessi. L’autorità è qua, bisogna riconoscerla, se no avremo sempre dei padroni e saremo sempre vittime. Ma non siamo vittime, siamo creatori di realtà”.