“Abbiamo vissuto mesi durissimi, ma li abbiamo affrontati sostenendoci a vicenda, come un grande gruppo. La cosa che rimarrà nel cuore sarà il rapporto umano con i pazienti”.
Queste le parole delle infermiere Sara Michero e Lucia Canavese, che oggi, insieme al resto del personale medico, hanno dimesso gli ultimi due pazienti ricoverati al reparto Covid dell’Ospedale di Imperia.
Il reparto, aperto a inizio emergenza nel marzo 2020, era stato chiuso durante la scorsa estate. Con il peggiorare dei dati epidemiologici, aveva poi riaperto a ottobre 2020, rimanendo operativo fino a oggi.
Più di un anno di grande lavoro per tutto il personale sanitario che ha dovuto affrontare una malattia inizialmente sconosciuta e che si è speso anche umanamente per non far sentire soli i pazienti, isolati per via delle norme anti contagio.
Imperia: chiude il reparto Covid all’Ospedale, la gioia del personale medico
“Siamo felicissimi di essere usciti da questo incubo – racconta Lucia Canavese a ImperiaPost – Ovviamente la speranza è che non ci sia un’altra ricaduta in futuro. Siamo speranzosi.
Io personalmente sono stata nel reparto dall’inizio, da marzo 2020, finora. L’estate scorsa la situazione sembrava essere migliorata, ma da fine ottobre è ripartito tutto. È stato però diverso dalla prima ondata. L’anno scorso arrivavano soprattutto gli anziani dalle case di riposo e, purtroppo, morivano in molti. Emotivamente è stato quindi più pesante lo scorso inverno. Quest’anno sono arrivati più giovani e i casi gravi sono diminuiti, anche se ce ne sono stati comunque molti.
Ho cercato di stare il più vicino possibile ai pazienti, specialmente agli anziani, che spesso non avevano nemmeno un cellulare per rimanere in contatto con la famiglia. Quando ancora non avevamo a disposizione i tablet, facevo fare le videochiamate con il mio telefono per farli vedere ai loro cari. Sono momenti che non scoderò mia e che mi commuovono.
I due pazienti che abbiamo dimesso oggi prima di chiudere il reparto erano molto gravi, quindi la soddisfazione di vederli guarire è stata doppia”.
“Oggi – afferma la collega Sara Michero a ImperiaPost – mi è venuto un nodo alla gola mentre sistemavo i locali dopo la chiusura. Lì abbiamo intubato tante persone giovani e meno giovani, abbiamo passato notti terribili. Umanamente sono stati mesi molto forti e difficili.
Ho pubblicato la foto con il cartello ‘The end’ per ringraziare tutti i nostri colleghi, i medici, la caposala, il primario De Michelis. Siamo stati un bellissimo gruppo. Abbiamo vissuto questi mesi fianco a fianco, supportandoci a vicenda ogni giorno. Ringrazio tutti di cuore. Questo periodo rimarrà per sempre scolpito nella mia memoria”.
“Dopo 15 mesi trascorsi in un reparto covid – aggiunge l’O.s.s. Isabella Stelluti – è una grande gioia sapere che ricominciamo a vivere. Per me personalmente questi mesi sono stati di grande crescita professionale e umana. I pazienti mi hanno dato tutto il loro amore anche nella loro sofferenza. Ringrazio tutti quelli che hanno contribuito a far sì che tutto potesse andare per il meglio e ricordo con affetto chi non ce l’ha fatta”.
Claudio De Michelis, primario
“Oggi abbiamo dimesso ultimi due pazienti – spiega il dottor Claudio De Michelis, direttore del Reparto di Pneumologia dell’Ospedale di Imperia – il reparto rimarrà in stand-by, pronto, in caso di necessità, a ripartire, ma ci auguriamo ovviamente che non sia necessario. Il personale infermieristico rientra nei reparti di provenienza.
La seconda ondata è stata gestita meglio per il semplice motivo che conoscevamo di più la malattia. Avevamo a disposizione più attrezzature. Non abbiamo più avuto problemi di approvvigionamento dei dispositivi di protezione (camici, mascherine) come era successo nella prima fase.
Anche questa volta abbiamo avuto molti pazienti critici, ma avevamo più allenamento nell’affrontare la malattia. La differenza più evidente è che l’età media si è abbassata molto rispetto alla prima ondata. Diversi pazienti giovani sono finiti in terapia intensiva, anche donne gravide.
È stata una grande soddisfazione vedere uscire oggi gli ultimi due pazienti, che, tra l’altro, hanno attraversato una degenza molto critica.
Come vedo il futuro? La campagna vaccinale sta procedendo speditamente, si stanno vaccinando molte persone e di età sempre più bassa. Questo fa sperare che arriveremo alla seconda metà dell’anno con una protezione abbastanza buona. Non possiamo mollare la guardia sul distanziamento e le mascherine.
Anche lo scorso anno, in questo periodo, i numeri erano calati. La differenza è che nel 2020 si era fermata la trasmissione a giugno per il lockdown dei due mesi precedenti, quest’anno, invece, il calo deriva, oltre che dalle restrizioni, anche dalla campagna vaccinale partita a gennaio e dalla maggiore protezione nelle case di riposo.
È importante che la gente continui a rispettare regole per evitare che si ricominci da capo in autunno, contando le incognite relative alle varianti”.