Nuovo colpo di scena nel processo per la morte della studentessa imperiese Martina Rossi. A causa dell’ennesimo corto circuito istituzionale, infatti, l’incubo prescrizione torna a farsi minaccioso.
Morte Martina Rossi: rischia di slittare udienza Cassazione
Il 28 aprile scorso la Corte d’Appello di Firenze aveva condannato a tre anni di carcere i due imputati, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. L’accusa, tentata violenza sessuale, ovvero la versione da sempre sostenuta da papà Bruno e mamma Franca, i genitori di Martina. La studentessa imperiese sarebbe caduta dal sesto piano dell’hotel Sant’Ana di Palma de Maiorca nel tentativo di sfuggire a un tentativo di stupro da parte dei due giovani aretini.
Nelle scorse settimane la Cassazione aveva fissato per il 22 luglio l’udienza per discutere il ricorso presentato dai legali di Luca Vanneschi. Nessuna notizia, invece, era trapelata sulla strategia difensiva del secondo imputato, Alessandro Albertoni. O almeno sino a ieri, 5 luglio, quando si è scoperto che i legali del giovane aretino hanno presentato ricorso in Cassazione, nei termini stabiliti (14 giugno), presso il Tribunale di Perugia. Una procedura singolare, ma consentita dall’ordinamento giuridico italiano secondo cui è possibile impugnare una sentenza in qualsiasi Tribunale italiano. L’ipotesi, a questo punto, ma non vi è alcuna certezza, è che Albertoni possa aver cambiato legali o che lo storico legale Tiberio Baroni sia stato affiancato da un altro avvocato.
Da Perugia gli atti sono stati trasmessi, prima a Firenze, in quanto sede di pronuncia della sentenza di Appello, e successivamente a Roma, con oltre due settimane di ritardo. Il rischio, a questo punto, è che sia necessario posticipare a fine mese, nella migliore delle ipotesi, l’udienza in Cassazione. Con la prescrizione che incombe, tra agosto e settembre, due settimane fanno tutta la differenza del mondo.
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