23 Novembre 2024 03:37

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23 Novembre 2024 03:37

Premio Strega 2021: le interviste ai finalisti, ospiti di “Grandi autori a casa tua”. “Ecco come sono nati i nostri libri” / Video

In breve: Le interviste a tre dei finalisti del Premio Strega 2021.

Il vincitore del Premio Strega 2021, uno dei più rinomati premi letterari italiani, sarà annunciato questa sera. In attesa di scoprire chi sarà, tre dei cinque finalisti, Edith Bruck (Il pane perduto), Andrea Bajani (Il libro delle case) e Donatella Di Pietrantonio (Borgo Sud), sono stati ospiti della rassegna letteraria “Grandi autori a casa tua”, ideata dalla docente imperiese Francesca Rotta Gentile. Nei prossimi giorni saranno pubblicate le interviste agli altri due finalisti: Giulia Caminito (L’acqua del lago non è mai dolce) ed Emanuele Trevi (Due vite).

Premio Strega 2021: le interviste ai finalisti, ospiti di “Grandi autori a casa tua”

A Cervo, due settimane fa, i cinque finalisti sono saliti sul palco allestito in piazza dei Corallini per raccontare i loro libri e dialogare con numerosi studenti liguri, membri della giuria Premio Strega Giovani, in particolare dell’Istituto Ruffini e il Liceo Vieusseux di Imperia, l’Istituto Colombo e il Liceo Cassini di Sanremo, il Liceo Aprosio di Ventimiglia e il Liceo Issel di Finale Ligure.

Intervista a Donatella Di Pietrantonio: “Borgo Sud”

Come inizia a scrivere i suoi libri?

“La prima pagina arriva sempre di getto per me. Poi resta per lungo tempo da sola, ma nello stesso tempo è come una luce che poi mi illumina tutta la strada da percorrere. La scrivo, la lascio lì, poi c’è un lungo periodo di incubazione. Dopodichè arriva tutto il resto”.

Cosa intende per radice dolorosa della narratrice, comune alla sorella Adriana?

“La radice comune alla narratrice e alla sorella Adriana è la loro famiglia, in cui Adriana ha vissuto tutta l’infanzia e l’adolescenza, mentre la narratrice è arrivata quando aveva 13 anni, dopo essere stata cresciuta in un’altra famiglia. Entrambe hanno la stessa radice dolorosa. La narratrice ha vissuto un abbandono reale, mentre Adriana, all’interno di questa famiglia numerosa, è sempre stata trascurata. È dovuta crescere anzitempo, essere una piccola donna”. 

Intervista ad Andrea Bajani: “Il libro delle case”

“‘Il libro delle case’ mi ha impegnato molti anni. A un certo punto mi sono interrotto per scrivere il libro delle poesie ‘Dimora naturale’. La poesia arriva come un canto, con un ritmo in testa e tu devi seguirlo.

‘Il Libro delle case’ è scritto con un ritmo delle poesie. È un libro in cui la lingua, il modo di raccontare, il ritmo è quasi una musica che dura 260 pagine”.

Qual è il rapporto che le persone hanno con le case?

“Dal punto di vista umano, solitamente tutti proviamo a ricordare le case del passato non con il semplice indirizzo, ma le nominiamo con un certo nome, tipo ‘la casa in collina’, ‘la casa al mare’. Le case sono da una parte qualcosa di duro e freddo, stanno dentro a un disegno cittadino e burocratico, ma tutti tendiamo a renderle uniche e proprie. Ognuno trasforma la casa in qualcosa di unico, anche quando sono dei palazzi freddi di cemento. Dire ‘casa’ è tentare di sottrarre quello che c’è di burocrazia e renderla accogliente.

Dal punto di vista letterario, nel mio romanzo la casa è un personaggio e ha diritto di avere il nome di un personaggio e non solo un indirizzo”. 

L’intervista a Edith Bruck: “Il pane perduto”

“In questo libro racconto ciò che ho vissuto da bambina, la deportazione nei campi di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, in cui persero la vita mia madre, mio fratello e mio padre. Siamo sopravvissute io e mia sorella.

Per me questo vissuto è quotidiano ogni giorno da allora. Ancora provo le sensazioni allo stesso modo come allora, quando avevo 13 anni. È una fortuna e allo stesso tempo una sfortuna.

Il pane era l’alimento basilare per noi, con un po’ d’olio e burro. Eravamo poveri. Durante il viaggio dal villaggio al ghetto, mia madre piangeva per il pane perduto, sfogava il suo dolore così. Lì ho visto il primo tedesco che è riuscito a portarci da mangiare. Per lui e le poche persone che ci hanno aiutato erano come delle luci. Quelle piccole luci ci permettevano di andare avanti. Nel buio totale quelle luci significano tutto”.

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