“Il 13 luglio arriverà in aula al Senato il ddl Zan, ma sono ormai giorni che si discute proprio al Senato su un’ipotetica modifica del provvedimento.
Noi Giovani Democratici, il 1 luglio, in piazza a Imperia, siamo stati chiarissimi: il ddl Zan va approvato il prima possibile e integralmente, senza alcuna modifica che lederebbe l’efficacia del provvedimento stesso e ne tarderebbe l’approvazione – Queste le parole di Joele Corigliano, Segretario dei Giovani Democratici della Provincia di Imperia, in merito al ddl Zan.
DDL Zan: parla Joele Corigliano, Segretario dei Giovani Democratici
“Purtroppo dobbiamo constatare che dopo l’invasivo intervento del Vaticano nell’ordinamento italiano, molti partiti hanno marcato maggiormente a loro contrarietà al provvedimento, che non esitiamo definire una battaglia di civiltà.
Tra coloro che incoerentemente sostengono sia necessaria una modifica del provvedimento c’è Italia Viva, lo stesso partito che aveva già approvato il ddl Zan alla Camera dei Deputati. Inoltre, va sottolineato, che lo stesso onorevole Scalfarotto (Iv), in un videomessaggio diffuso dalle stesse pagine social del partito, disse che “occorre andare al Senato con la legge così com’è, perché questa legge è già il frutto di compromessi fatti alla Camera – e continua dicendo che – maggiori compromessi sarebbero difficili da immaginare”.
Matteo Renzi propone una modifica all’articolo 1 che prevederebbe lo stralcio delle definizioni di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, rendendo il concetto di “reati fondati su omofobia e transfobia” assai vago. Va poi ricordato che “l’identità di genere” è un concetto già presente nel nostro ordinamento, tutelato da sentenze costituzionali e trattati internazionali come diritto fondamentale della persona. Toglierlo significherebbe rendere il ddl Zan una norma discriminatoria. Per questo, come ricorda lo stesso relatore del provvedimento, Alessandro Zan, la richiesta di Italia Viva è insostenibile e provocatoria.
Italia Viva inoltre vorrebbe sventrare l’articolo 4 che recita: “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché e condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare i concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Da notare però che tale articolo fu già oggetto di un compromesso addirittura con Forza Italia. Basti pensare che la stessa Mara Carfagna disse: “Il testo così modificato non introduce un reato di opinione e tutela la libera espressione delle idee e dei valori”.
Per concludere, l’ennesima modifica che vorrebbero introdurre, riguarderebbe l’articolo 7, unico riferimento alla scuola, che invita gli insegnanti a parlare di questi temi nel corso della Giornata nazionale contro l’omolesbobitransfobia, che lo stesso ddl Zan andrebbe a istituire il 17 maggio. Italia Viva vorrebbe aggiungerci “nel rispetto della piena autonomia scolastica”, eliminando ogni potenziale formativo in tutti quegli ambienti scolastici che ne hanno maggiore bisogno.
Va poi chiarito che nelle scuole il lavoro che si andrà a determinare col sostegno degli insegnanti sarà quello di far capire che provare un sentimento verso qualcuno dello stesso sesso non significa essere sbagliati, e per questo andrà a improntare la cultura del rispetto e della lotta alle discriminazioni già là dove spesso si generano.
Noi Giovani Democratici riteniamo la mossa di Renzi incoerente e immatura, perché con i diritti delle persone non si scherza, e si dà il caso che questa meschina strategia politica sia stata messa in campo al Senato, dove i voti di Italia Viva sono determinanti per l’approvazione del provvedimento.
A giocare con la vita delle persone non è solo Matteo Renzi, ma è anche i Centrodestra. Si pensi a Giorgia Meloni che giorni fa ha affermato che l’Ue dovrebbe sospendere i rapporti commerciali con i paesi omofobi. Forse la Meloni si è dimenticata di essere una stretta alleata di Orban, come si dev’essere dimenticata di aver provato, a braccetto con la Lega, a ostacolare il ddl Zan e a continuare ad osteggiarlo.
Fare politica è una nobile vocazione che spesso viene infangata dall’opportunismo politico, dalla caciara e dalla non credenza nei valori dei quali ci di veste.
Forse occorre ricordare che in Italia i 13% delle persone LGBTQ+ ha visto respingere la propria candidatura di lavoro per il proprio orientamento sessuale, un dato che sale al 45% per le persone trans. In Italia, una persona LGBTQ+ ha il 30% in meno di probabilità di essere invitata a un colloquio di lavoro. Sempre in Italia, una persona LGBTQ+ su quatto non rivela il proprio orientamento sessuale o identità di genere sul posto di lavoro per timore delle conseguenze. In Italia, sono ormai 1300 le vittime dell’odio omofobico, bifobico, lesbofobico e transonico dal 2013. Infine il 24% delle persone LGBTQ+ dice di essere stato discriminato a scuola e tra gli studenti LGBTQ+ 2 su 10 vengono offesi o derisi per il loro orientamento sessuale, 1 su 10 è vittima di molestie fisiche o aggressioni, 1 su 15 viene insultato o preso in giro assiduamente e 1 su 20 circa viene aggredito frequentemente.
Questi dati raccolti da varie fonti verificate ci raccontano di un Paese che ha un disperato bisogno del ddl Zan e la politica dovrebbe mettere da parte gli interessi particolaristici e lavorare affinché questo provvedimento venga approvato il prima possibile.”