“Mi chiamo Alessandro e un anno fa ho iniziato a pulire un piccolo terreno di proprietà sulla strada Morene di Cervo, un canneto selvaggio e rovi avevano completamente invaso e sommerso la fascia vicino al Rio Bondai dove un tempo esisteva l’orto delle mie nonne. Ho lavorato a mano, nel completo rispetto della natura e del territorio, sfruttando il periodo di lockdown e cercando di fare qualcosa di costruttivo.
Ho ristrutturato alcuni muri a secco, tra cui quelli caduti nel fiume, ho riportato alla luce la terra molto fertile che mi ha permesso di ricreare l’orto e piantare alberi di albicocche pere e limoni”. Inizia così il post di Alessandro Aimale, 27enne imperiese, pubblicato su Facebook per raccontare la storia del suo “Orto Donato”, realizzato con tanto impegno e dedizione e diventato in breve tempo un luogo di incontro dove, per usare le parole di Alessandro, “condividere l’amore per la natura e scambiarsi nuove idee”.
Ora, però, l’oasi di pace rischia di scomparire per problemi burocratici, dato che l‘area sorge in una zona a vincolo paesaggistico. Alessandro ha deciso quindi di lanciare un appello alle istituzioni affinchè si possa aprire un confronto e tentare di salvare l’orto.
Cervo, “Orto donato” rischia di scomparire: la storia di Alessandro
“Ad ottobre la necessità di avere un posto riparato per gli attrezzi ed un piccolo spazio senza fango dove poter camminare, mi ha portato ad appoggiare una pedana di legno in un angolo dell’orto, sul quale ho messo un gazebo del Brico di 6mq totalmente aperto e solamente avvitato. Non ho mai utilizzato cemento e attrezzi meccanici. L’arrivo dei cinghiali inoltre ha richiesto la posa di due segmenti di rete metallica da campagna, quella retta da paletti a T conficcati 30 cm in terra, per proteggere le verdure e gli attrezzi da lavoro. Ho messo un pannello solare che mi ricarica il cellulare ed un piccolo frigo da campeggio che tiene le bevande al fresco.
Ribadisco di aver lavorato nella semplicità più totale e nel rispetto dell’ambiente. Non ho creato disturbo a nessuno, anzi ho ricevuto molti complimenti dai vicini e conosciuto molte persone che passando di li si fermavano a vedere i lavori.
All’orto hanno contribuito ed aiutato molti ragazzi, apprezzando l’energia del posto e la possibilità di portare valore al territorio. È nato un luogo di ritrovo, dove condividere l’amore per la natura e scambiarsi nuove idee. Il posto è stato chiamato Orto Donato, l’orto indipendente.
Da poco però, sono arrivati i carabinieri della forestale, contestandomi tutto quello che avevo fatto perché sono in una zona di vincolo paesaggistico. Entro il 20 settembre dunque devo smontare tutto, recinzione compresa, altrimenti rischio un procedimento penale decisamente costoso. Il comune ha confermato e non ho alternative.
Mi sembra una situazione davvero triste, a 27 anni ho davvero poca fiducia in un mondo complicato all’estremo, assurdo in molti casi. Un mondo di dati e carte interminabili, firme deleghe tasse divieti e procedure contorte. Per i giovani è un casino, sembra una colpa portare nuove alternative, realizzare nuove idee, e se non hai qualche fortuna o aiuto alle spalle è difficile andare avanti.
È davvero necessaria o giustificata tutta la fatica e lo stress che impieghiamo per vivere? Secondo me no, bisognerebbe riflettere di più, tornare un poco indietro e vivere più semplicemente, che poi era l’idea alla base dell’orto…ma forse non è più possibile”.