“Ci aspettiamo giustizia”. Così Bruno Rossi e Franca Murialdo, genitori di Martina Rossi, la studentessa imperiese morta dopo essere precipitata dal senso piano dell’Hotel Sant’Ana di Palma de Maiorca il 3 agosto 2011 mentre era in vacanza con le amiche, poco prima dell’ingresso in Corte di Cassazione.
Processo Morte Martina Rossi: oggi la Cassazione, parla la famiglia
Bruno e Franca sono arrivati insieme all’avvocato Fanfani per l’ultimo atto di un iter giudiziario lunghissimo, durato 10 anni. Vogliono giustizia i genitori di Martina, per la morte della loro unica figlia.
A processo, imputati con l’accusa di tentata violenza sessuale, ci sono due giovani aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Secondo il quadro indiziario Martina Rossi sarebbe morta tentando di sfuggire a un tentativo di stupro. In appello bis sono stati condannati a tre anni di carcere. Un secondo reato, morte come conseguenza di altro reato, è già andato prescritto.
Albertoni e Vanneschi erano stato condannati a 6 anni di carcere in primo grado (3 anni per tentata violenza sessuale e tre per morte come conseguenza di altro reato) e successivamente assolti in Appello, a Firenze. Dopo l’annullamente dell’assoluzione da parte della Cassazione, l’appello bis con la condanna a tre anni di carcere per tentata violenza sessuale e la dichiarata prescrizione di morte come conseguenza di altro reato. Oggi, 26 agosto, in Cassazione, il verdetto definitivo.
L’udienza, iniziata intorno alle 10, terminerà probabilmente nel pomeriggio. La sentenza è attesa in serata.
Bruno Rossi
“Altri tre anni sono stati prescritti. La lunghezza stessa del processo non ha potuto neanche onorare i 6 anni; 3 per morte di conseguenza di un altro reato e 3 per tentata violenza sessuale avvenuto in quella camera il 3 di agosto.
Sono stati 10 anni di montagne russe, dove i diversi tentativi di fare luce su ciò che era successo si sono rincorsi, salendo e scendendo. Noi ad andare in giro a trovare il perchè Martina era caduta, perchè era con due. Perchè a lei tante colpe.
In un primo momento la Polizia mi aveva detto ‘tua figlia era in camera con due, li ha aggrediti e poi si è buttata dalla finestra‘. Conoscendo Martina, i suoi passati, cercava sempre di frequentare persone giuste, che le potessero insegnare.”
Luca Vanneschi ha fatto un sito internet con gli atti del processo e atti che si riferiscono alle questioni psicologiche di Martina. È stato spiacevole per voi?
“Certo, anche perchè una parte del processo si è svolta così. Le indagini sono state fatte a Genova, tutti gli amici di Martina sono stati interrogati.
Utilizzando tutte le contraddizioni che i suoi amici dicevano, hanno infiorato talmente tante bugie, talmente tante cose non vere. Gli avevano fatto uscire delle cose negative. È assurdo.
I ragazzi, che dopo la morte di Martina hanno continuato la vacanza, hanno scritto su internet ‘abbiamo colpito‘, ‘abbiamo lasciato il segno‘”.
Si è ribaltato il processo possiamo dire?
“Uno parte il primo giorno di vacanza per Palma di Maiorca, per suicidarsi in casa di questi due ragazzi? Vedessi lei come era, vedessi questi qui come sono ora.
Pensare che voleva violentare due ragazzi in camera perchè voleva essere soddisfatta è una cosa allucinante. Allucinante, ma tipica della nostra mentalità.
Tipica di una mentalità che invece di cercare la verità, cerca il teatro. Cerca i motivi per cui non si deve cercare la verità”.
Poi l’ultima si è detto che Martina ha avuto un malore ed è caduta?
“Si, l’ultima vomitata, hanno detto che aveva fumato e si è buttata giù. A Martina avevano fatto le analisi e non aveva nè fumato nè bevuto”.
Qualche giorno fa Claudia Pinelli è venuta a Imperia e ha detto che quello che le fa più male sono sempre le famiglie che devono chiedere giustizia. Non è mai lo Stato che parte per primo
“Il problema non è tanto il meccanismo in sè. Il problema è quanta possibilità si da a queste persone di poter mentire, di poter lavorare.
Se per esempio avessimo fatto causa alla Polizia spagnola del perchè non avesse fatto il suo dovere, o non avessimo pagato noi tutti questi processi, ma li avesse pagati la Spagna, molto probabilmente i poliziotti spagnoli sarebbero più attenti quando fanno il loro lavoro.
Invece il Giudice non è venuto, i poliziotti hanno parlato con quelli di sotto, hanno fatto 4 testimonianze alla stessa persona.
Sono arrivati al punto che i ragazzi dicono che i poliziotti hanno modificato il delitto.
Non sanno più che cosa dire”.
“Io mi aspetto giustizia – ha dichiatato Franca Murialdo, mamma di Martina – Certo che la giustizia non potrà più darci questi tre anni, la morte come conseguenza di altro reato è stato infatti prescritto. Ma il reato è rimasto. Commentate voi se è normale, parliamo della legge, da cittadini, che quando si parla della morte di una persona ci possa essere una prescrizione.
Io credo la morte non si prescriva. Si muore una volta sola. Quando la morte è la conseguenza di altro reato è assurdo che si prescriva. L’altro reato resta e la morte si prescrive. Questo io credo che dovrebbe essere compito dei nostri Ministri di Giustizia.
Mi pare che oggi si vada addirittura verso l’improcedibilità. Sentenza non favorevole? Non so proprio per cosa potrebbero assolverli, onestamente. E davvero io ho letto tutti gli atti e ho visto le persone in faccia, periti, avvocati, tutti. Per me sarebbe una cosa sconvolgente, dunque sono ottimista”.
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Morte Martina Rossi: oggi la Cassazione, parla il legale di Albertoni. “Ci aspettiamo la prescrizione del reato”/Video
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Morte Martina Rossi: oggi la Cassazione, parlano legali Vanneschi. “Prescrizione? Non ne parliamo, convinti dell’innocenza del nostro assistito”/Video