“Ha un’energia pazzesca e ha sempre il sorriso. Siamo tutti fieri di lei”. Così il fotografo imperiese Settimio Benedusi descrive Bebe Vio, l’atleta 24enne di Mogliano Veneto fresca della medaglia d’oro nel fioretto individuale e della medaglia d’argento nel fioretto a squadre, alle Paralimpiadi di Tokyo 2020.
In occasione di questo nuovo straordinario traguardo, il fotografo imperiese ha deciso di pubblicare online uno scatto inedito ritraente la giovane atleta all’interno della sua cameretta, luogo di tanti sogni e speranze, ma anche di momenti difficili per via della sua salute. All’età di soli 11 anni, infatti, Beve Vio, colpita da meningite meningococcica, ha subito l’amputazione di tutti e 4 gli arti. Una condizione che, però, non ha mai spento la determinazione nel realizzare i suoi sogni.
A ImperiaPost, Benedusi ha raccontato alcuni episodi in cui ha avuto l’occasione di fotografarla, descrivendo cosa ha rappresentato per lui conoscerla.
Bebe Vio: oro a Tokyo 2020. L’intervista al fotografo imperiese Settimio Benedusi
Quando vi siete conosciuti?
“L’ho conosciuta prima che diventasse celeberrima, poco prima che partisse per le Olimpiadi di Rio 2016. Ci siamo incontrati in una piccola palestra di Pisa dove si allenava d’estate. Fin da subito mi impressionò per la sua energia, la sua simpatia, la sua intelligenza e la sua determinazione. Non ero e non sono un esperto di fioretto, ma già allora non avevo dubbi sul fatto che le Olimpiadi per lei sarebbero state un successo.
Ha una capacità di comunicazione e un’empatia incredibile. Tornai a casa da quella giornata sconvolto sia per il suo lato umano che sportivo. Si allenava, e si allena, senza tregua”.
Perchè afferma che quell’incontro ha cambiato la direzione della sua carriera e quindi della sua vita?
“L’occasione era realizzare la copertina di Sportweek. L’ultimo servizio che avevo fatto, per la stessa rivista, era su Belen Rodriguez, che avevo fotografato su una spiaggia del Brasile. Decisamente un altro tipo di lavoro, senza togliere niente a Belen. Diciamo che, come professionista e come persona, fotografando Bebe Vio ho capito davvero ciò che amavo di più fare, ciò che mi procurava più soddisfazione. Il nostro incontro ha avuto un grande peso sulle mie scelte successive”.
Siete rimasti in contatto dopo il primo incontro?
“Sì, l’ho fotografata diverse volte. Sono stato anche a Roma alla manifestazione annuale dell’associazione “Art4Sport”, fondata dalla famiglia di Bebe Vio, che si occupa di sostenere i ragazzi portatori di protesi di arti che fanno sport. Ogni volta che ci incontriamo è sempre una bellissima esperienza. La sua caratteristica principale è che è sempre sorridente. È impossibile vedere una foto in cui non sorride o, in alternativa, urla dall’entusiasmo”.
L’ha seguita il giorno della gara?
“Certo. L’abbiamo seguita in diretta in TV, facendo il tifo per lei. Quando ha vinto, per celebrarla ho deciso di pubblicare la foto inedita (scattata in occasione di un servizio per la copertina di Panorama) di lei nella sua cameretta, luogo di tanti sogni e speranze, ma sicuramente anche di tanti momenti difficili, vista la sua storia. La cosa incredibile, a testimonianza del fatto che Bebe non si è mai montata la testa, è che dopo pochi minuti mi è arrivato un suo messaggio nel quale mi ringraziava.
Bebe credo abbia il primato assoluto di essere conosciuta da tutti e di piacere a tutti. Non credo ci siamo nessun altro amato come lei. È perfino riuscita, come mi ha raccontato lei stessa, durante una cena formale alla Casa Bianca, a farsi un selfie con l’allora presidente degli USA Obama, cosa vietatissima a chiunque per ragioni di sicurezza. Un’altra testimonianza del fatto dell’importanza sportiva e mediatica di Bebe è il fatto che sia stata scelta per la copertina della rivista francese “Equipe”, nonostante i tanti atleti francesi che partecipano alle paralimpiadi”.
Bebe Vio è un esempio per tutti?
“Sì. La sua grande forza l’ha dimostrata a 11 anni, quando, colpita da meningite meningococcica, in una notte le hanno amputato tutti e quattro gli arti. Una situazione che, solo immaginandola, terrorizza e fa pensare al peggio. Eppure lei, con una forza incredibile, ha preso in mano la sua vita con entusiasmo, arrivando alla vetta del mondo nel suo sport del cuore, la scherma.
È opportuno, specialmente in questi tempi, sottolineare quanto siano importanti i vaccini. Se lei avesse fatto il vaccino, a quest’ora avrebbe braccia e gambe, come dice sempre lei stessa.
Quest’anno ha passato nuovamente un periodo terribile, rischiando nuovamente la vita per via di una nuova infezione, e ha affrontato tutto in silenzio affinchè non sembrasse una scusa in caso di sconfitta alle olimpiadi, l’ennesima dimostrazione della sua forza e umiltà.
Siamo tutti fieri di lei”.