“Sono rimasto molto colpito, uscendo dall’ospedale e trovandomi quel manifesto davanti, proprio nel luogo dove ci siamo duramente spesi per affrontare una pandemia mai vista prima”. Queste le parole del dottor Claudio De Michelis, direttore del reparto di Pneumologia dell’Ospedale di Imperia, responsabile, durante l’emergenza, del reparto Covid presso la palazzina “B”.
Colpito dalla comparsa del maxi manifesto “no vax” proprio di fronte all’ingresso del nosocomio, De Michelis ha raccontato a ImperiaPost la propria amarezza dal punto di vista umano e professionale, commentando poi il contenuto del manifesto dal punto di vista medico.
Imperia: manifesto no vax davanti all’ospedale, parla il primario anti Covid
Cos’ha pensato quando ha visto il manifesto?
“Due giorni fa – racconta De Michelis a ImperiaPost – sono uscito dall’ospedale e mi sono trovato davanti quell’enorme manifesto, impossibile da non notare, dato che si trova proprio di fronte al cancello d’ingresso.
La prima sensazione è stata di delusione e di rammarico. Ho pensato: siamo passati da essere gli angeli della prima ondata a interessati complici di una presunta fantomatica dittatura sanitaria che vuole imporre la propria volontà a chiunque. C’è chi l’ha già dimenticato, ma l’anno scorso, quando ci recavamo all’ospedale o tornavamo a casa stanchissimi, c’eravamo in strada solo noi sanitari, le forze dell’ordine, i commessi dei supermercati e ben pochi altri. Lavoravamo senza sosta, nella scarsezza di protezioni adeguate. Chi non era in corsia, studiava la notte gli articoli scientifici dei colleghi di tutto il mondo, nella speranza di trovare qualche idea per migliorare le cure dei nostri malati colpiti da una malattia che non esisteva sui libri fino al giorno prima. Abbiamo partecipato a tanti momenti drammatici per malati e famigliari, siamo stati i soli al fianco di chi combatteva per la vita, di chi riprendeva piano piano a respirare e di chi moriva senza alcun parente a fianco, con la mano tenuta da un’infermiera, da una fisioterapista, da una oss o da una giovane dottoressa con gli occhi lucidi. Abbiamo ricevuto infinite telefonate dai figli, coniugi, genitori di malati che cercavano una speranza nelle nostre parole. Abbiamo assistito a emozionanti videochiamate di pazienti che riprendevano a parlare e cercavano nello schermo gli occhi commossi dei figli, spesso bambini. Abbiamo passato il telefono alle persone per salutare, forse per l’ultima volta, i loro cari prima di essere intubate. Abbiamo visto giovani donne gravide che è stato necessario intubare, sottoporre a ventilazione meccanica e far partorire rapidamente per tentare di salvare mamma e bambino. Scene che non dimenticheremo mai.
Ricordo che in quei momenti drammatici la gente sperava che la malattia sparisse, che si trovasse un vaccino. Ora, in tempi incredibilmente veloci, grazie all’impegno enorme della ricerca scientifica, il vaccino ce l’abbiamo e si comincia a somministrarlo. Come tutte le cure del mondo qualche effetto collaterale viene evidenziato e studiato, ma i risultati positivi sono immensi. Quelli che sono ricoverati e stanno perdendo la vita sono quasi tutti non vaccinati, da noi come in tutto il mondo”.
Ritiene che sia stato inopportuno affiggerlo proprio di fronte all’ospedale?
“Sì. Affiggere proprio davanti all’ospedale quel manifesto è un insulto nei confronti di medici, infermieri, fisioterapisti, OSS, volontari delle pubbliche assistenze che nel corso dell’ultimo anno e mezzo si sono dati da fare, e in alcuni casi si sono ammalati anche gravemente, qualcuno anche perdendo la vita, per la salute di tutti, anche di quelli che oggi, per ringraziamento, hanno messo il manifesto.
Mi viene il magone a pensare a tutti i lavoratori dell’ospedale e a tutti i cittadini che hanno oggi un parente ricoverato che sta rischiando la vita, o che l’ha persa nel corso di questi lunghi mesi di pandemia, che arrivando in ospedale hanno visto questo manifesto. È una mancanza di rispetto che sembra voluta. Affiggere quel manifesto davanti a un luogo simbolo come l’ospedale non è solo esprimere liberamente il proprio dissenso, ma è uno schiaffo al volto di chi ha esposto consapevolmente a un rischio la propria vita perchè credeva e crede nel proprio operato.
E si parla di una presunta dittatura sanitaria, quando è chiaro che se ci fosse una dittatura, non ci sarebbe quel manifesto”.
Cosa ne pensa del contenuto in particolare?
“Lo ritengo privo di fondamento. Ci sono poche frasi, estremamente semplificate, che delineano un quadro distorto della realtà e che possono avere pericolose conseguenze in chi le legge senza approfondire.
Ad esempio il fatto che chi si vaccina possa avere effetti collaterali e chi non si vaccina no, è ovvio. Se prendi qualunque tipo di farmaco o ti sottoponi a qualunque tipo di cura puoi avere degli effetti collaterali, in caso contrario no. Ma non è questo il punto, il problema è cosa ti succede se non ti vaccini e contrai la malattia. Anche noi abbiamo visto qualche effetto collaterale, ma quello che deve essere capito è il concetto di rapporto tra rischio e beneficio di una procedura sanitaria. In altre parole, se Indiana Jones inseguito da cinque leoni dovesse attraversare per salvarsi un fiume pieno di coccodrilli e avesse a disposizione una passerella con un cartello con la scritta ‘sicura al 99,5%, cosa pensiamo che sceglierebbe di fare senza pensarci su neanche un minuto?
Il fatto che un vaccinato possa essere portatore del virus non è un segreto. Il vaccino non previene al 100% il contagio, ma ha comunque un’altissima percentuale di copertura. I vaccinati sono molto meno esposti alla possibilità di infettarsi. Inoltre, è stato dimostrato che i pazienti vaccinati non sono colpiti da malattia grave. È capitato anche da noi che persone vaccinate siano state ricoverate, ma si sono riprese in poco tempo e sono state dimesse. I più gravi, invece, sono i non vaccinati e tra loro alcuni rischiano la vita.
È chiaro che se accade che un vaccinato si infetta perda, solo temporaneamente, il green pass. Va ricordato che il green pass non è uno strumento di cura, ma è un mezzo di prevenzione della diffusione del virus. Il suo obiettivo è proprio ridurre la possibilità di circolazione del virus.
Ciò, però, che mi preoccupa di più in assoluto, è la frase: ‘chi è vaccinato non è a conoscenza di poter essere curato con terapie domiciliari’. Questa frase sottintende che, quindi, il vaccino non serve perchè ci sono le cure domiciliari. Questo ragionamento è corretto. Innanzitutto perchè il vaccino ha l’obiettivo di prevenire la malattia e quindi di evitare di doverla curare. In secondo luogo, le cure domiciliare esistono, certo, ma sono cure sostanzialmente sintomatiche, ovvero destinate a curare i sintomi di una forma lieve, con scarsa possibilità di evitare, in alcuni pazienti a rischio o geneticamente predisposti, la progressione della malattia verso una forma più grave. Se mai, uno dei principali obiettivi dell’approccio domiciliare è il monitoraggio del paziente, per individuare tempestivamente chi sta aggravandosi. In caso di peggioramento, bisogna intervenire con il ricovero ospedaliero per contrastare il danno che la malattia scatena negli organi (in primo luogo polmoni e sistema cardiovascolare). Le cure domiciliari in quei casi non bastano.
Credere di poter curare tutti a domicilio è un’illusione non vera allo stato attuale. Il messaggio che passa è pericoloso, perchè potrebbe spingere a considerare inutile il vaccino, dato che pensi di poterti curare a casa senza problemi, e, in caso di infezione, potrebbe portare i malati a sottovalutare il problema, peggiorando le proprie condizioni e ritardare il ricovero in ospedale.
Le cure domiciliare curano le forme lievi e non sono in grado di agire sul virus. Gli anticorpi monoclonali oggi in valutazione sono indicati solo per i pazienti con una malattia lieve e non da ospedalizzare, non sono utili per chi ha malattia grave”.
Spesso chi è contro il vaccino sostiene che si tratti di un vaccino sperimentale. Cosa ne pensa?
“Non è così. La sperimentazione è stata fatta su decine di migliaia di casi nel corso del 2020, prima di applicarlo sulla popolazione mondiale, come si fa per qualsiasi farmaco. Quando sono stati prodotti una serie di numeri sufficientemente dimostrativi per giudicare la scarsità degli effetti collaterali e la capacità di prevenire malattia, si è andati avanti. Come in ogni situazione, in corso d’opera ci si può rendere conto che bisogna cambiare qualcosa. Devo ricordare che il metodo scientifico è costituito da una prima fase in cui viene fatta un’ipotesi ragionata (in questo caso: abbiamo ragionevoli speranze che questo prodotto sia un vaccino efficace). Segue una seconda fase complessa, quella sperimentale, durante la quale si somministra il prodotto a volontari, valutando effetti tossici eventuali ed efficacia su campioni ristretti. Se i risultati sono incoraggianti, si allarga il numero di persone a cui si somministra il prodotto. Le agenzie di controllo di tutto il mondo verificano i dati e autorizzano l’uso del prodotto, che comincia a essere somministrato. Contestualizzando tutto questo ai giorni nostri, non possiamo dimenticare che siamo entrati in guerra con un nemico pericolosissimo, ci sono stati milioni di morti di Covid nel mondo. Ora centinaia di milioni di persone sono state vaccinate e le percentuali di effetti collaterali sono minime. Con l’aumentare nei mesi del numero di vaccinati, le Agenzie regolatorie hanno via via adeguato le indicazioni per rendere sempre più efficace e sicuro l’uso dei vaccini.
Un recente studio pubblicato sul Brbitish Medical Journal mostra chiaramente che le complicanze cardiovascolari causate dal virus in corso di malattia sono enormemente più frequenti rispetto a quelle associate ai vaccini. Tutto questo per spiegare che il metodo scientifico procede per ragionamenti, dimostrazioni e aggiustamenti che derivano dall’osservazione dei risultati. Se un’ipotesi risulta non corretta si ammette senza remore e si cambia strada. Non esiste nella scienza un dogma assoluto non modificabile. È questo che dà la garanzia nell’affidarsi a questo medoto. Non è infallibile a priori, ma procede dimostrando quello che si sta facendo. Lo scienziato non fa affermazioni senza dimostrarle, a differenza di chi ha un approccio dogmatico a un problema e non dimostra ciò che afferma per non cambiare idea. Il sole, prima di Galileo, girava intorno alla Terra.
L’immagine che vedo oggi di ciò che sta succedendo nei paesi occidentali è quella di un banchetto di ricchi incuranti di ciò che hanno e buttano nei rifiuti bistecche intere con l’osso attaccato, mentre negli altri paesi economicamente svantaggiati sarebbero felici di poter avere almeno l’osso. Stiamo facendo cose immorali anche nei confronti di chi non ha ancora accesso al vaccino. Inoltre, più il virus gira più verranno fuori varianti che potranno rendere meno efficaci i vaccini attuali, con necessità di ricominciare tutto”.
Cosa ne pensa dei sanitari che hanno deciso di non vaccinarsi e che sono stati sospesi (in provincia di Imperia 17 dipendenti di Case di Riposo)?
“Sono d’accordo con la sospensione. Mi dispiace che ci siano sanitari che portano avanti un ragionamento che non posso condividere dal punto di vista scientifico. Il non vaccinato può costituire un elevato rischio di trasmissione del virus ad altre persone del virus e coloro che fanno questo mestiere sono a contatto con persone fragili, che si affidano a loro. Se sei un sanitario dovresti seguire le indicazioni scientifiche e, se non credi nella scienza, forse dovresti ripensare bene al mestiere che fai. Aggiungo, che un analogo ragionamento dovrebbe essere fatto per il mondo della scuola, che rappresenta il futuro sostenibile di qualsiasi società civile e deve essere difeso con ogni mezzo.
Per concludere, ciò che lascia più amarezza è che ora che abbiamo la soluzione a un problema che ci ha cambiato la vita da quasi due anni, e che ha spezzato milioni di vite, c’è gente che ha già dimenticato tutto e svillaneggia con un manifesto tutti gli sforzi fatti e le persone che si sono prodigate per contrastare l’onda dello tsunami. Non è giusto che il lavoro, la sofferenza e la memoria dei tanti sanitari morti venga disonorata in questo modo”.