25 Dicembre 2024 01:51

25 Dicembre 2024 01:51

Imperia: chiama il 112 per le urla disperate di una donna e viene messo in attesa. La denuncia. “Sistema farraginoso e poco rassicurante. Ho provato un senso di impotenza e frustrazione”/Il caso

In breve: "Mi riprometto di informare dell'accaduto anche il Prefetto e le altre autorità di Pubblica sicurezza"

Critiche di un cittadino sul funzionamento del Nue, il Numero unico per le emergenze, che risponde al 112. A farsi avanti è Giulio Geluardi, giornalista professionista in pensione di Imperia, involontario protagonista l’altra sera di una disavventura proprio con il centralino del Nue.

“Faccio il 112 e mi risponde una voce registrata. Poi una musichetta di attesa. Intanto una donna chiede aiuto disperatamente e io e mia moglie non sappiamo cosa fare”

Spiega Geluardi: “Vorrei segnalare, con molto rammarico, quello che io ritengo essere un malfunzionamento, o quanto meno un funzionamento non esattamente tempestivo, del numero unico di emergenza 112. Com’è noto, il nuovo servizio ha cancellato la possibilità, in caso di assoluta necessità, di rivolgersi direttamente ai centralini di carabinieri, polizia, vigili del fuoco, ambulanze e quant’altro, gestendo e smistando, complessivamente, le richieste di aiuto. Una funzione, in teoria più snella e meno dispersiva, che dovrebbe garantire maggiormente e forse più rapidamente la sicurezza dei cittadini. E che però, purtroppo, non sempre risponde a questi requisiti.

Voglio a questo proposito raccontare un episodio accaduto nella notte tra venerdì e sabato in una frazione dell’entroterra di Porto Maurizio. Intorno a mezzanotte si sono udite grida acutissime e disperate di una donna che chiedeva aiuto. Le grida, amplificate dal silenzio della vallata, hanno sovrastato persino il volume del televisione che mia moglie ed io stavamo vedendo in salotto. Scossi, siamo usciti in giardino per verificare che ciò che stavamo sentendo fosse effettivamente reale e non si trattasse magari dello scherzoso vociare di ragazzi. Purtroppo si trattava davvero di una disperata richiesta di soccorso: la voce della donna, che sembrava terrorizzata, copriva appena quella di un uomo che gridava a sua volta. Parole a distanza, incomprensibili, salvo una frase del tipo , che, nonostante la distanza, sembrava suonare in tono minaccioso. Si trattava evidentemente di un furioso litigio, forse di un’aggressione. In ogni caso, a giudicare dalla disperata richiesta di aiuto della donna, sembrava che la cosa avesse preso una piega molto pericolosa. Non si parla forse ogni giorno di femminicidi, di violenze sulle donne, di sangue?”.

Dopo il 112 le telefonate ai Carabinieri forestali (1515) e alla Guardia di finanza (117)

Prosegue Giulio Geluardi: A questo punto non è rimasto altro che chiamare il 112 e segnalare urgentemente la cosa. Compongo il numero, confesso, con una certa agitazione, ma rincuorato dal fatto che, con certezza, da lì a pochi secondi un operatore mi avrebbe risposto, passandomi le Forze dell’ordine. E invece, incredibilmente, sento attivarsi una musichetta assurda, quasi allegra, e una voce registrata. Ho aspettato qualche secondo, sicuro che qualcuno mi avrebbe risposto. Niente da fare. La musichetta e la voce hanno continuato a ripetersi, nessun rassicurante operatore ha risposto, mentre le grida della donna si facevano mano a mano più flebili. Ho cominciato a sudare freddo. L’angoscia si è mischiata alla rabbia. A sua volta, mia moglie, ha composto il 112, magari sperando in un po’ più di fortuna (ma bisogna sperare nella fortuna, per parlare con un operatore di un numero di emergenza, quando ogni secondo che passa può fare la differenza tra la vita e la morte?). Purtroppo, anche nel suo caso musichetta da intrattenimento e voce registrata che invitava ad attendere. Io, nel frattempo, ho buttato giù e ho provato a rifare il numero. Ma niente: solo musica e disco registrato. Non posso descrivere il senso di impotenza e frustrazione che ci ha assaliti. Mia moglie ha avuto un’idea: ha chiamato il 1515, Carabinieri forestali, operatori specializzati in reati ambientali, è vero, ma pur sempre carabinieri. I militari, efficienti come sempre, hanno immediatamente risposto: è stato un sollievo poter finalmente parlare con un operatore delle Forze dell’ordine e spiegare che cosa stesse accadendo. Ma tutto quello che hanno potuto fare è stato, come di prassi, passare la telefonata, sebbene forse in modo più rapido e diretto, al centralino unico 112 (che è regionale con sede a Genova, sic).

“Alla fine rispondono, ma mi trovo davanti a domande schematiche. Poi mi passano i carabinieri e devo spiegare di nuovo tutto daccapo”

Ma nemmeno la linea diretta del 1515 ha sortito effetto: musica e disco. Allora, mentre io aspettavo che dal 112 qualcuno rispondesse, mia moglie, per non attendere inutilmente, con l’ultimo brandello di speranza, ha composto il 117, Guardia di Finanza. Anche in questo caso, i militari hanno risposto immediatamente. E’ stato spiegato che cosa stava succedendo nella frazione, da cui nel frattempo, non provenivano più grida e tutto era ripiombato in un silenzio agghiacciante: che cosa era successo alla donna? Perché non chiedeva più aiuto?. I finanzieri, compreso immediatamente il problema, hanno assicurato che la pattuglia sarebbe stata avvertita (per la cronaca: si tratta in genere di una sola pattuglia notturna in tutta la provincia). In ogni caso, a un certo punto, finalmente, un operatore del 112 mi ha risposto: ho tentato di spiegare che cosa stesse accadendo ma, evidentemente il protocollo operativo imposto ai centralinisti, in qualche modo impedisce all’utente di esprimersi al meglio. Domande secche del tipo: “L’emergenza è dentro o fuori casa?” . Insomma, dopo la lunga attesa con l’odiosa musichetta, mi sono trovato davanti a uno schematico dialogo. Capisco sia necessario per l’operatore mettere punti fermi nelle telefonate degli utenti, ma il problema è che bisogna anche riuscire a dire rapidamente che cosa sta succedendo per avere un intervento il più rapido possibile. Ho fatto presente che erano svariati minuti che, in due, tentavamo di metterci inutilmente in contatto con il 112 e l’operatore – giustamente dal suo punto di vista – mi ha detto che non era il caso di sollevare polemiche. Insomma, alla fine, mi sono stati passati i carabinieri di Imperia ai quali ho dovuto spiegare, per una seconda volta, la ragione della telefonata. Per fortuna mi è stato assicurato che altri utenti (evidentemente ben più fortunati di noi) erano già riusciti a segnalare il caso. Meno di una ventina di minuti dopo, abbiamo visto i lampeggiatori blu nella frazione.

“Informerò il prefetto e le autorità di Pubblica sicurezza”

Non so che cosa sia accaduto, l’altra notte, nella piazza di quel paese, non conosco la sorte di quella donna, non so se sia stata oggetto di violenza, di maltrattamenti, magari di una crisi di isterismo. Quello che so di certo, è che un essere umano chiedeva aiuto nel buio, grida terrorizzate e terrorizzanti persino per me che sono un giornalista (con un passato anche da carabiniere) che in 40 anni di professione in tutta Italia, ha visto e raccontato sul giornale le peggiori nefandezze di cui è capace il genere umano. Ciò che rammarica è che un servizio di emergenza che avrebbe dovuto snellire le procedure, nei fatti, almeno l’altra notte, si è dimostrato farraginoso e poco rassicurante. Non è la prima volta: un paio d’anni fa, mia moglie, per fortuna chiusa in auto, ha subito un’aggressione da parte di un ubriaco che vagava su una strada centrale di Porto Maurizio. L’uomo ha tentato di aprire lo sportello e rompere il vetro del finestrino. Tra chiamare il 112, spiegare all’operatore che cosa stesse succedendo, poi essere messa in contatto con i carabinieri e rispiegare daccapo l’accaduto, è passato un tempo incalcolabile e prezioso. E meno male che alla fine non è accaduto nulla di irreparabile. La riforma del Numero unico di emergenza avrà senz’altro vantaggi. Ma, probabilmente, soltanto sulla carta”.

Conclude Giulio Geluardi: “Mi riprometto di informare dell’accaduto anche il Prefetto e le altre autorità di Pubblica sicurezza”.

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