“Quando avevo 12 anni, il mio babbo mi vedeva triste e mi ha chiesto: ‘ti senti femmina?’ e io ho risposto: ‘Non mi sento femmina, io sono femmina‘“. Così Greta, ragazza di 15 anni transgender, racconta il momento del suo coming out con i genitori. Una storia, quella di Greta e la sua famiglia, molto intensa e piena di emozioni che la mamma Cinzia Messina ha raccontato nel libro “Io sono io”, presentato venerdì 17 settembre a “Il Ballo di Gorleri”, Diano Marina.
Un’occasione per parlare di varianza di genere, in tutte le sue sfacettature, in un incontro a più voci, condotto dalla scrittrice Raffaella Fenoglio e accompagnato dagli interventi teatral-musicali del Gruppo P.E.N.E.L.O.P.E. e di Marisa Fagnani, voce e chitarra. Sul palco anche Anna e la figlia Aurora, ragazza transgender come Greta.
ImperiaPost ha incontrato Cinzia Messina e la figlia Greta per conoscere meglio la loro storia.
Imperia: la storia di Greta, ragazza transgender a 15 anni
Com’è nata l’idea del libro?
Cinzia (mamma)
“L’idea è nata per ricambiare quello che noi abbiamo ricevuto perché è stato proprio grazie a un libro che, quando Greta ha fatto coming out, siamo riusciti ad accoglierla come si meritava, ci ha indirizzato il percorso più corretto. Quindi proprio per riconoscenza e anche per trasmettere le fragilità che come genitore, come mamma, ho avuto quando mia figlia ha fatto il coming out. Oltretutto si può dire che Greta ha fatto coming out da quando aveva 3 anni, anche se quello dei 12 anni sicuramente è stato più serio anche traumatico nella sua vita. Per tutto questo abbiamo deciso di scrivere un libro per trasmettere le paure di una mamma, le debolezze che però si possono trasformare come accoglienza e accompagnamento per i propri figli”.
Com’è stato il coming out?
Cinzia (mamma)
“Greta ha iniziato a tre anni a dire che lei è una bambina. In tutto e per tutto lei era una bambina. Io negavo questa cosa perché Greta ha un gemello quindi era automatico il confronto e soprattutto lo facevo per ignoranza. Non sapevo che esistesse la varianza di genere in età evolutiva, non sapevo che si nascesse transgender, che non era una scelta, erano tutte cose che ho imparato nel tempo. A dodici anni Greta non aveva più voglia di vivere, viveva un momento veramente drammatico. Il suo coming out l’ha fatto prima con suo papà perché io ero un ostacolo, non volevo assolutamente che manifestasse suo essere donna. Però era diventata talmente triste la situazione e drammatica che quando Greta ha tirato fuori tutto, mi sono sentita liberata. È stato un inizio di un percorso meraviglioso che mi ha mia arricchita terribilmente mi ha cambiato proprio come persona. Tramite altri genitori a cui mi sono rivolta e a questo libro ho capito che c’era una strada da percorrere, perchè Greta non era malata, sapevo che non aveva nulla, ma si trattava di una variante di genere”.
Greta
“Fin da quando ho memoria dicevo solo chi ero. Mi vergognavo molto, la mia espressione di genere la vivevo molto di nascosto certe volte. Ad esempio, durante le occasioni in cui, da bambini, si gioca con i tacchi della mamma, mentre gli altri bambini li provavano e si mettevano a ridere, una volta è successo che io ho provato i suoi tacchi e quando lei mi ha visto sono scappata via perché mi vergognavo. Avevo paura di farla star male. Il coming out non è stato solo quello dei 12 anni, sono stati molti. Fin da quando ho memoria ho sempre detto che io ero una bambina. A 12 anni non sapevo come dirlo. Non esiste un momento adatto, perchè hai sempre paura che non ti accettino. Il mio babbo mi vedeva triste e così gliel’ho detto. Lui mi ha chiesto: ‘ti senti femmina?’ e io ho risposto: ‘Non mi sento femmina, io sono femmina‘. Il giorno dopo l’ho detto a mia madre. Mi hanno detto che non ero sola e questo mi ha molto aiutato”.
Quali sono stati gli ostacoli più grandi?
Cinzia (mamma)
“L’ostacolo più grande è l’ignoranza e il fatto che le persone non sono consapevoli di essere ignoranti. Negano che possano esistere nella vita delle varianti. Quindi è molto difficile interagire perchè ogni frase che dicono è offensiva, senza che se ne rendano conto. Uno dei motivi per cui ci siamo esposti è che questo dovrebbe diventare un argomento normale, che magari una persona può non condividere ma deve rispettare. Le istituzioni non sono preparate, la scuola, i docenti nessuno è preparato. In città non c’è nessuna preparazione. Per esempio, per fare il vaccino abbiamo fatto tre coming out a ogni dose. Io andavo, anticipavo Greta, con il fratello gemello Paolo, spiegando la situazione, dato che i documenti riportano ancora il nome che avevamo dato alla nascita, ma nonostante tutto mi dicevano ‘c’è qualcosa che non quadra’. Non sono preparati per rispettare la privacy”.
Greta
“La cosa più difficile sono le persone ignoranti, che magari con certe domande, bisbigli, non capiscono che le parole sono come le botte. Mentre le ferite sulla pelle guariscono, quelle dette con le parole rimangono impresse. Magari certe cose vengono dette solo per ignoranza, non per cattiveria. Non cercano di capire”.
Come reagite se qualcuno vi chiede ‘ma è sicura’?
Ciniza
“Non stiamo parlando se è sicura che le piacciono i vestiti rossi. Greta è Greta, è un’identità di genere, tutti la abbiamo. La differenza tra Greta e me è un’incongruenza di genere. Il sesso affidatogli alla nascita in base ai genitali non corrisponde a quello che è, la mia sì. Lei è una persona fortunata che ha preso in mano questa cosa. Lei è sempre stata Greta. Chiedere se è sicura non è senso”.
Greta
“Uno stereotipo è proprio la scelta. Le persone transgender non scelgono, sono così. Come le altre persone sono se stesse, ugualmente le persone transgender”.
Quali sono i vostri sogni?
Cinzia (mamma)
“Il mio sogno lei lo ha già realizzato perchè Greta mi ha reso una persona migliore, mi ha fatto abbattere tutti gli stereotipi. Mi ha fatto crescere molto. Per lei, le auguro le stesse cose di suo fratello, di essere felice e serena”.
Greta
“Io ho tanti sogni, ma uno dei più grandi è che la persona transgender venga riconosciuta come qualsiasi altra, che fossero abbattuti tutti gli stereotipi. Vorrei che ogni persona fosse quella che è, ogni persona ha la sua diversità nella sua individualità”.
Un appello a genitori e coetanei
Greta
“Per un mio coetaneo che vorrebbe fare coming out io consiglio di non aspettare, è sempre meglio dirlo prima perchè si soffre meno e si riesce ad appropriarsi prima della propria identità”.
Cinzia
“Per quanto riguarda i genitori consiglio di accogliere i propri figli a prescindere, di rivolgersi ad altre persone che hanno vissuto prima questa situazione, ci sono gruppi di genitori. Noi abbiamo fondato un’associazione ‘Affetto oltre il genere‘ dove facciamo socializzazione, formazione. Devo ammettere che ad ogni socializzazione ne esco più ricca”.