14 Novembre 2024 04:27

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14 Novembre 2024 04:27

Imperia: alle ex Ferriere centro commerciale e ristoranti. Polemico Lucio Sardi. “classe politica sempre legata agli stessi interessi. Favolette sulla riconversione dell’Agnesi”

In breve: Queste le parole di Lucio Sardi , esponente di Sinistra Italiana, in merito alla possibilità di realizzare un centro commerciale nell'area delle ex Ferriere.

“Leggendo la notizia dell’approvazione del progetto definitivo delle ex Ferriere che prevede la realizzazione di un centro commerciale e tre ristoranti torna in mente la canzone “I soliti accordi” portata al Festival di Sanremo nel 1994 da Enzo Jannacci e Paolo Rossi – Queste le parole di Lucio Sardi , esponente di Sinistra Italiana, in merito alla possibilità di realizzare un centro commerciale nell’area delle ex Ferriere.

Imperia: alle ex Ferriere un centro commerciale e ristoranti. Parla Lucio Sardi

“Quella canzone non era una denuncia sulla ripetitività delle canzoni del festival ma una ironica critica sulla politica del nostro paese, sempre legata agli stessi interessi, gli stessi personaggi e la stessa vuota propaganda.

Il ritornello finale della canzone diceva infatti “i soliti accordi, le solite facce, le solite palle“, che anche oggi spiegano con una sintesi perfetta la vicenda delle ex Ferriere e non solo.

Un’area, è bene ricordarlo, che negli anni ottanta l’Agnesi avrebbe voluto utilizzare per espandere la fabbrica della pasta, progetto che venne osteggiato e bloccato dalla quella classe politica locale che ancora oggi governa e insiste come un disco rotto sullo sviluppo monoculturale turistico della città.

Quella assurda scelta fu l’origine del declino di una realtà produttiva che aveva portato il nome di Imperia nel mondo e dato lavoro a generazioni di imperiesi.

Nel tempo le solite facce che facevano e fanno i soliti accordi a danno della città hanno raccontato che nell’area ex Ferriere sarebbe sorto un museo dei cetacei, un centro sulla dieta mediterranea, una multisala cinematografica.

Si raccontò che quel generoso progetto edilizio, autorizzato dopo aver agevolato il blitz con venne abbattuta la “scomoda” struttura delle ferriere sottoposta a vincolo delle belle arti, era stato concesso a Colussi in cambio di investimenti nello stabilimento Agnesi.

Una volta incassata invece la chiusura dell’Agnesi le solite facce, solo pochi mesi fa, hanno premiato Colussi concedendo una revisione del progetto edilizio che toglieva di mezzo ogni destinazione produttiva di utilità pubblica, annunciando però che in quel luogo oltre ad un’area commerciale sarebbe stato creato un centro attrattivo per le imprese del digitale con oltre duecento posti di lavoro.

Oggi la vera sostanza dei soliti accordi al ribasso per gli interessi della città, emerge e si palesa nella realizzazione nel progetto di un centro commerciale (utile a desertificare ancora un po’ il centro storico) con un bel supermercato (che notoriamente a Imperia mancava) e di tre grandi ristoranti (forse per alleggerire dal troppo lavoro quelli che già faticano a pagare una tassa rifiuti da capogiro). Del centro d’eccellenza delle imprese del digitale con oltre duecento posti di lavoro ovviamente si son perse le tracce.

Per completare l’analisi della sequela di insopportabili palle che ci sono state nel tempo propinate per coprire la pochezza dell’esito di queste operazioni è bene ripassare quelle sullo stabilimento Agnesi. Dalle promesse di rilancio dello stabilimento si è passati alla favoletta della sua riconversione nella produzione dei sughi e la realizzazione di un museo della pasta, per arrivare ad oggi a far trapelare l’ipotesi di trasformazione ad uso residenziale di lusso con porticciolo turistico (perché evidentemente ne mancano in zona) e l’immancabile albergo a cinque stelle, forse il ventesimo annunciato nel festival delle palle cittadine.

Ovviamente nel tempo vedremo man mano evaporare le stelle, gli alberghi ed ogni altro penoso “maquillage” per ritrovarci lo scempio di un glorioso simbolo del lavoro e della storia imprenditoriale cittadina trasformato in un mega condominio e piegato ai soliti sterili interessi speculativi edilizi.

Il declino economico, demografico e sociale di una città che non offre possibilità di lavoro soprattutto ai giovani si può spiegare grazie all’operato di una classe politica che ha assecondato ogni tipo di operazione speculativa edilizia sulle aree appetibili, ma in cinquant’anni non è stata invece interessata a promuovere un progetto di riconversione produttiva dell’area ex Italcementi.

Lo stato di abbandono di quell’area è il simbolo del disinteresse e della miopia di una classe politica locale sempre legata agli stessi interessi e che si è rivelata incapace di elaborare un’idea concreta di sviluppo della città.

Perché per le solite facce han sempre avuto priorità i soliti accordi ed interessi, che hanno mascherato dietro le solite palle”.

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