23 Novembre 2024 08:50

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23 Novembre 2024 08:50

Polizia Ferroviaria: in un mese 4 arresti e tre denunce in provincia di Imperia. Identificate 2 mila persone/L’operazione

In breve: I reati contestati sono principalmente delitti contro il patrimonio, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, violazioni in materia di immigrazione clandestina e porto abusivo di armi od oggetti atti ad offendere.

9 arrestati, 58 indagati, circa 11.000 persone controllate, oltre 1.000 pattuglie impegnate nei servizi di controllo, 58 a bordo treno, per un totale di 84 treni presenziati. Questo il bilancio dell’attività della Polizia ferroviaria ligure su tutta la rete ferroviaria della regione e nelle principali stazioni, nello scorso mese di ottobre.

Liguria: il bilancio della Polizia ferroviaria nel mese di ottobre

I reati contestati sono principalmente delitti contro il patrimonio, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, violazioni in materia di immigrazione clandestina e porto abusivo di armi od oggetti atti ad offendere.

Particolare attenzione è stata poi rivolta al rintraccio di minori che si allontanano dai centri di accoglienza, recandosi, come primo approdo, proprio nelle stazioni ferroviarie. Nel mese trascorso sono stati sette i ragazzi riaffidati, di concerto con l’Autorità Giudiziaria, alle strutture dedicate del territorio ligure.

L’attività della Polfer è, inoltre, quotidianamente incentrata a prevenire le situazioni di pericolo negli scali ferroviari. Sono state al riguardo elevate 12 sanzioni al regolamento ferroviario, comminate per la violazione del divieto di attraversamento dei binari, che può essere causa di incidenti letali.

Polizia Ferroviaria: i dati nella provincia di Imperia

Nella Provincia di Imperia sono quasi 2000 le persone identificate nel mese di ottobre. La verifica delle singole posizioni dei soggetti controllati ha portato alla denuncia di 3 persone, di cui una per rapina commessa a bordo di un treno regionale, e all’arresto di 4 stranieri, i quali, essendo stati espulsi in passato dall’Italia, hanno fatto rientro prima del termine stabilito (dai 3 ai 5 anni) e senza la speciale autorizzazione del Ministro dell’Interno.

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