23 Novembre 2024 03:16

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23 Novembre 2024 03:16

Imperia: inchiesta compravendita Sogni d’Estate, PM chiede archiviazione per i quattro indagati

In breve: Truffa e violenza privata (solo per Ramone) le accuse mosse dagli inquirenti nei confronti dei quattro indagati.

Archiviazione per tutti e quattro gli indagati. È questa la richiesta del Pubblico Ministero Luca Scorza Azzarà nell’ambito dell‘inchiesta sulla compravendita dello stabilimento balneare Sogni d’Estate di Imperia.

Quattro gli indagati, il commercialista, ex presidente della Rari Nantes Imperia, Luca Ramone, Enrico Debenedetti, ex titolare della discoteca Joy di Alassio, Dominique Mastracchio, socia di Ramone nella società “Luma”, e Daniela Caridi.

Truffa e violenza privata (solo per Ramone) le accuse mosse dagli inquirenti nei confronti dei quattro indagati.

Imperia: compravendita Sogni d’Estate, chiesta l’archiviazione

L’inchiesta prese il via nel 2018 dopo un blitz della Guardia di Finanza a seguito di attività di indagine.

Ramone, Debenedetti, Mastracchio e Caridi erano accusati di truffa. Secondo gli inquirenti Ramone sarebbe stato il regista dell’intera operazione, mentre Debenedetti avrebbe svolto la funzione di intermediario nella trattativa per l’acquisto dello stabilimento balneare Sogni d’Estate da Claudio e Floriano Roggero.

Ramone, secondo l’accusa, approfittando della difficile situazione finanziaria della società Sogni d’Estate, con debiti pari a circa 600 mila euro con demanio, banche e fornitori, avrebbe proposto ai fratelli Roggero di acquisire gratuitamente, tramite Daniela Caridi (con società, secondo gli inquirenti, gestita da Dominique Mastracchio) , le quote dei Sogni d’Estate, accollandosi contestualmente l’intera situazione debitoria.

L’ex presidente della Rari Nantes, secondo l’accusa, si sarebbe però limitato a fornire la liquidità necessaria per estinguere il debito verso il demanio, atto indispensabile per evitare la revoca della concessione, senza poi, però, farsi carico dei restanti debiti. 

I quattro indagati, tramite l’operazione contestata, si sarebbero procurati un ingiusto vantaggio per oltre 300 mila euro (il valore dello stabilimento, sottratto della spesa sostenuta per pagare il debito verso il demanio).

Un’ipotesi accusatoria che, al termine delle indagini preliminari, non ha trovato conferme e che ha portato alla richiesta, da parte del Pubblico Ministero, di archiviazione delle posizioni di tutti e quattro gli indagati.

 

 

 

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