Il vertice urgente convocato e mediato questa mattina dal prefetto, fra sindacati, Riviera Trasporti e Provincia, dopo la notizia del rinvio dell’udienza per lo sblocco dei fondi al 24 novembre, si è concluso con una fumata grigia. La riunione è stata aggiornata a questo pomeriggio alle 18, in attesa di un parere da parte dei legali della Provincia.
I sindacati chiedono un “atto di coraggio” alla Provincia
Il presidente di Rt Giovanni Barbagallo ha presentato un parere di uno studio legale secondo il quale la Provincia, essendo la Riviera Trasporti ormai sottoposta a concordato preventivo, potrebbe considerare sbloccate le somme messe in pignoramento dal Tribunale e risolvere quindi l’impasse venutosi a creare. A rappresentare la Provincia c’erano la consigliera delegata ai Trasporti Marina Avegno e il segretario generale Antonino Germanotta, che hanno ovviamente chiesto tempo per interpellare i legali dell’Ente in merito a questa possibilità.
Per la Provincia si tratterebbe, come detto anche da alcuni sindacalisti, di un “atto di coraggio”, in quanto significherebbe di fatto erogare a Rt gli 800 mila euro mensili su cui grava il pignoramento del Tribunale, prima che il giudice si sia espresso sull’eventuale revoca del pignoramento stesso. Procedura non semplice per un ente pubblico.
Il prefetto Nanei: “Ce la mettiamo tutta per avere qualcosa di positivo per i lavoratori”
Spiega il prefetto Armando Nanei: “Abbiamo deciso di aggiornarci nel pomeriggio, perché aspettiamo delle informazioni. Il clima è serio, però penso ci possa essere la possibilità di avere uno sbocco positivo. Non voglio anticipare nulla. C’è stata la sentenza che ha rinviato la decisione, ma potrebbero esserci delle altre possibilità per venire incontro alle esigenze delle maestranze“.
“Ottimismo? Io credo che la parola ottimismo ci debba essere sempre. Dobbiamo ragionare in termini realistici. Ci possono essere delle possibilità per avere un qualcosa di positivo ai lavoratori. Ci stanno lavorando, ce la mettiamo tutta“.
Il presidente di Rt Barbagallo: “Tribunale non può accettare piano di concordato su 4 o 6 mesi e poi bloccare le somme dell’azienda sottoposta al concordato”
Sottolinea il presidente di Rt Giovanni Barbagallo: “Noi quando abbiamo fatto l’udienza davanti al giudice, abbiamo ipotizzato tre strade. Una di vizio di forma per l’impignorabilità di somme pubbliche che servono per un servizio pubblico essenziale. Un’altra strada che sta emergendo, riguarda le somme che RT deve ricevere dalla Provincia dopo l’inizio del concordato. La Provincia sta valutando se, con una procedura basata sulla legge fallimentare, si possono sbloccare le somme successive successive alla procedura di concordato.
È ovvio che il Tribunale non può da una parte autorizzarti a presentare un piano di 4 o 6 mesi e contemporaneamente non consentire il proseguo dell’attività dell’azienda, bloccando le somme essenziali finalizzate solo a svolgere il servizio pubblico. I soldi che arrivano dalla Provincia, dalla Regione, dallo Stato, sono soldi finalizzati ad effettuare il servizio pubblico essenziale. Siamo in attesa di sbloccare questa situazione. Questo riguarda le somme che RT deve percepire dopo la procedura concordataria. Ora approfondiamo l’aspetto giuridico, per non andare incontro alle leggi, per verificare questa strada da parte della Provincia”.
Cgil, Cisl, Uil e Faisa Cisal: “I lavoratori non possono più aspettare. Vogliamo una risposta oggi. Non si può vivere con mille euro in cento giorni”
Dicono i sindacalisti di Rt Fabrizio Ioanna (Cgil), Marco Ghersi (Cisl), Enrico Parodi (Uil) e Bruno Zumbo (Faisa Cisal) (all’incontro era presente anche il rappresentante della Ugl, che però non ha rilasciato dichiarazioni): “Siamo in attesa perché la direzione ha presentato un parere legale che potrebbe alla Provincia di poter sbloccare i pagamenti. La Provincia ne ha preso atto, è un foglio che non conosceva e si è presa un momento per contattare i propri legali e vedere la bontà di questo incartamento. Abbiamo detto che la risposta la vogliamo assolutamente oggi e per questo c’è stata la sospensione e il rinvio a questo pomeriggio delle decisioni. Noi da qua non usciamo se non abbiamo risposte”.
“Ci devono anche dire se da qua al 24 novembre senza queste somme l’azienda sta in piedi. Ho fatto precisa domanda alla Provincia e non ho ottenuto risposta. Vorrei averla entro oggi. Mi auguro che sia positiva, ma ho il pensiero che se fosse negativa l’azienda non possa stare aperta”.
“I tempi non ci sono più. Il parere lo avevano da 11 giorni e dovevano averlo già visto e avere un piano B. Il piano B non lo hanno ancora, noi ci troviamo nella situazione che non ci sono i soldi per fare il servizio. I dipendenti in 70 giorni hanno preso mille euro, se aspettiamo ancora sfido chiunque a vivere con mille euro in 100 giorni. Oggi vogliamo la risposta. Se non ce la danno oggi non c’è il servizio”.
“Non si può andare avanti in questa maniera, l’azienda non ha i soldi per i gasolio, per i ricambi e oltretutto il diritto del lavoro dice che deve essere pagato. Qui abbiamo la legge 146 che non permette di fare gli scioperi, dall’altra parte abbiamo che non si rispetta la legge perché gli stipendi non li danno. Vorrei capire quale sia la legge giusta. Noi con mille euro in 100 giorni non riusciamo più a vivere, ci devono dire cosa fare”.
“Ci conviene che fallisca, almeno prendiamo la disoccupazione”
“A questo punto a noi conviene che fallisca, almeno prendiamo la disoccupazione. Stare qua a lavorare e non prendere i soldi non va bene. Il prossimo mese, dicembre, ci sono la tredicesima e quattordicesima. Il Giudice si è preso tempo sino al 24, ma il 24 c’è un’altra udienza. E se c’è un altro slittamento?.
“Noi non abbiamo più tempo, non si riesce andare avanti. Né l’azienda che deve comprare i beni di consumo e quindi non ha i soldi, ma soprattutto i dipendenti che non possono più andare avanti. Le famiglie sono allo stremo. Se deve chiudere, che chiuda. Abbiamo cercato di farlo capire in tutti i modi. Oggi dobbiamo avere una risposta. Ieri sera abbiamo fatto una assemblea per cercare di chiarire le cose e non è stata una bella cosa. È brutto dirlo, ma non abbiamo più tempo. Siamo un servizio pubblico, lo facciamo. Questa mattina è tutto normale, ma vogliamo rispetto”.
“Qualcuno deve prendersi la responsabilità di pagare. Abbiamo finito il tempo. Non possiamo più aspettare finte garanzie . Oggi vogliamo che ci sia una risposta definitiva. Che sia positiva o negativa, ma che ci sia una risposta. Noi non ce la facciamo più a stare senza stipendio. Arriveremo a 100 giorni con soli mille euro e noi come lavoratori non ce la facciamo più”.