Ha preso il via ieri, 16 novembre, in Tribunale a Imperia, il processo che vede sul banco degli imputati Angelo Amoroso, 72 anni, di Cervo, e la figlia, Giovanna Amoroso, 46 anni, di Diano Marina, accusati di usura.
Imperia: usura, padre e figlia a processo
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza di Imperia, e coordinata dal Pubblico Ministero Luca Scorza Azzarà, aveva portato agli arresti domiciliari per AngeloAmoroso, imprenditore del ramo immobiliare, in pensione, e all’obbligo di dimora per Giovanna Amoroso, impegnata nel settore scolastico e in quello turistico-ricettivo, difesi dall’avvocato Fausto Mazzitelli del foro di Savona. Vittime dell’usura, secondo l’accusa, due coniugi, marito e moglie, di Sanremo, in difficoltà economiche, rappresentati dall’avvocato Alessandro Mager del foro di Imperia.
Al termine dell’inchiesta il Pm, convinto dell’evidenza della prova, ha chiesto per entrambi gli Amoroso, padre e figlia, il giudizio immediato. Ieri mattina, in aula, davanti al collegio composto dai giudici Indellicati, Minieri e Romano, si è aperto il processo con l’audizione di una delle due vittime, il marito. Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 dicembre.
La vicenda
Secondo i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, coordinati dalla Procura, Angelo e Giovanna Amoroso si sarebbero resi colpevoli del reato di usura perpetrato nei confronti di una coppia di coniugi di Sanremo, in difficoltà economiche.
Le indagini originano da una denuncia presentata presso la Compagnia di Sanremo proprio dai due coniugi i quali rappresentavano di aver dovuto richiedere prestiti a condizioni usurarie a seguito dell’acquisto di un immobile in Costa Azzurra, adibito ad albergo, con l’iniziale intento di subentrare nell’attività imprenditoriale in questione.
Il tentativo di subentro tuttavia falliva e le vittime decidevano di dare vita ad un progetto di ristrutturazione dell’immobile per la creazione di appartamenti, che avrebbe dovuto essere attuato alla naturale scadenza del contratto di locazione in essere con la società alberghiera. Per finanziare tale impresa, i coniugi si rivolgevano ad un istituto di credito che finanziava circa la metà dell’importo necessario. Per la restante parte, veniva richiesto l’apporto di risorse proprie per circa 400.000 euro.
Non disponendo di questa ulteriore somma, e dovendo far fronte anche a sopraggiunte spese giudiziarie nate dal contenzioso con la società locataria dell’immobile acquistato, la coppia si rivolgeva così ad Angelo e Giovanna Amoroso che si proponevano come finanziatori privati.
Secondo l’accusa, in soli tre anni gli Amoroso arrivavano a prestare la somma complessiva di 595.000 euro a tassi fino al 29% su base annua e, sfruttando lo stato di bisogno in cui nel frattempo erano sprofondate le vittime, generato dalla necessità di far fronte al mutuo bancario ed alle spese giudiziarie, le convincevano anche a firmare una serie di negozi giuridici che servivano, da un lato, a giustificare formalmente i trasferimenti di denaro mascherando gli interessi usurari e, dall’altro, a garantirsi dai mancati pagamenti, mediante l’iscrizione di ipoteche su beni immobili delle vittime, nel tempo strumentalizzate con numerose azioni giudiziarie eseguite presso le Autorità Giudiziarie civili sia italiane che francesi.