23 Luglio 2024 01:13

Cerca
Close this search box.

23 Luglio 2024 01:13

Un’imperiese in Palestina: il terzo report di Susanna Bernoldi, coordinatrice Aifo. “Le violenze continueranno, non dobbiamo girarci dall’altra parte” / Le immagini

In breve: Per far conoscere quella realtà a chi non si trova sul posto, Susanna realizza report in cui racconta tutto ciò di cui è testimone in questa esperienza.

L’imperiese Susanna Bernoldi, coordinatrice Aifo, dopo l’esperienza del 2018 (clicca qui), da alcuni giorni è tornata in Palestina per aiutare la popolazione, devastata da continui conflitti.

Per far conoscere quella realtà a chi non si trova sul posto, Susanna realizza report in cui racconta tutto ciò di cui è testimone in questa esperienza.

Ecco il suo terzo report.

Un’imperiese in Palestina: il terzo report di Susanna Bernoldi, coordinatrice Aifo

“3° Report per le ultime informazioni e per sapere che le violenze continueranno sino a che noi ci gireremo dall’altra parte e non crederemo nella forza, nell’impatto che ognuno di noi può avere. In quest’ultimo messaggio alcune news di violenze, ma anche immagini e notizie belle.

Allego la foto apparsa sul quotidiano Al Quds (Gerusalemme) dell’edificio che, secondo l’esercito, deve essere abbattuto lasciando 70 persone senza casa. Le famiglie stanno facendo appello alla Corte presentando i loro regolari documenti di proprietà ma quasi mai servono e la beffa atroce ed usuale – come nel caso della famiglia di Gerusalemme che si è trovata la casa devastata dai soldati e che ha dovuto, entro sabato, completare la demolizione dei muri, di tutto ciò che avevano costruito e acquistato con sacrifici di anni, perché altrimenti avrebbero dovuto pagare il costo molto salato del bulldozer mandato dall’esercito.

Mi arrivano continue segnalazioni di arresti di giovani, anche di bambini.

Il 14 novembre, ​ mentre ero nella sede di Addamer, una delle grandi ONG che lottano per i Diritti Umani che il ministro Gandz ha dichiarato terroriste per mettere a tacere voci estremamente autorevoli che denunciano le violazioni, i crimini compiuti da esercito e coloni, leggevo i report – che ho naturalmente con me ​e saranno a disposizione di chi li vorrà leggere​ – dove sono descritte le torture inflitte a uomini e donne e bambini, senza il minimo riguardo. Credo diventerei matta a pensare mio figlio o mia figlia nelle loro mani sudice di sadismo.

Inserisco la foto dove compare Khakleda  Jarrar, membro del Parlamento Palestinese, incarcerata molte volte per diversi mesi con detenzione amministrativa, cioè senza accusa, alla quale è stato negato, questa estate, il permesso di partecipare al funerale di sua figlia di 27 anni, morta di infarto.​

Ho incontrato Milena Ansari, giovane e appassionata avvocato di Addamer, la cui sede ha già subito incursioni dei soldati con il furto dei computer. Non si arrendono, ma sanno che da un momento all’altro potrebbero vedere il loro ufficio chiuso e tutti i dipendenti con il pesante marchio di appartenenti ad una organizzazione illegale.

Alla condanna dell’ONU devono seguire proteste e azioni da parte di tanti governi importanti che devono dichiarare questa definizione è assolutamente falsa e priva di alcun valore!

Tanti si stanno muovendo: il boicottaggio di merci e quello accademico e sportivo e artistico cresce così come il disinvestimento da ditte israeliane che sostengono l’occupazione delle colonie illegali.

Ad esempio gli studenti dell’università londinese LSE hanno impedito all’ambasciatrice israeliana Tzipi Hotovely di pronunciare il suo discorso. L’hanno letteralmente mandata in fuga e 168 professori italiani hanno rifiutato qualunque collaborazione con la Technion, impresa israeliana che studia sempre nuove armi e sistemi di spionaggio che condizionano la vita dei palestinesi e non solo!

Molte ormai le denunce per la NSO, azienda israeliana controllata dal Ministero della difesa che con il software Pegasus ha spiato le conversazioni sugli smartphone di attivisti e politici palestinesi e di tanti altri paesi, ma non basta, un ex soldato israeliano ha rivelato che tutti i cellulari che entrano a Gaza attraverso il Kerem Shalom crossing ha un “bug” israeliano.

Anche nello sport e nell’arte si levano chiare voci di dissenso. Allora, a noi fare la nostra parte.

​L’altro giorno vi parlavo di come i Palestinesi, pur condannati a 20-30 anni di carcere o a 1 o più ergastoli riescono a diventare padri e ho allegato le foto di Waleed, moglie e bimba; vi allego ora la foto dell’ultimo nato grazie alla fuga di sperma del babbo, Mohammad Tahayna che sta scontando una pena di 19 anni.

Come non si possono fermare le migrazioni per l’insopprimibile volontà di vivere di ogni essere vivente, così il governo di apartheid e oppressione israeliano non soffocherà mai la determinazione alla libertà del popolo palestinese: da tanto cercano di stroncare la resistenza arrestando e terrorizzando i bambini, ferendoli in modo grave per distruggere la loro volontà (uso di proiettili Dum-dum che esplodono nel corpo e costringono i medici all’amputazione), ma non ce la faranno.

Da un libro di testimonianze di ragazze e donne incarcerate è risultato che non solo coloro che erano già impegnate uscivano ancor più determinate, ma quelle che invece non avevano mai neanche pensato di impegnarsi nella resistenza, una volta uscite dal carcere hanno iniziato un nuovo cammino di lotta non violenta.

​A voi immagini di Gerusalemme notturna, dell’arte, della natura e di impegno di ragazze che si attivano attraverso murales con messaggi chiarissimi di protesta.

Domani continueranno gli arresti, le demolizioni, le torture, la distruzione di alberi, l’uccisione di pecore, l’inquinamento delle falde acquifere e tanto altro che menti malate, perché nutrite di odio, possono ideare.

Dall’altra parte c’è la sete di giustizia e pace. Io scelgo di stare da questa parte. Riprendo le parole di Don Tonino Bello, il mitico Vescovo di Molfetta quello che veramente visse una “Chiesa con il grembiule”, sempre al servizio degli ultimi, parole riprese recentemente da Papa Francesco:

Non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza”

Buon cammino di una speranza veramente vissuta”.

Susanna

Condividi questo articolo: