23 Novembre 2024 20:01

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23 Novembre 2024 20:01

IMPERIA. VIOLENZA NELLE CARCERI E CARENZA DI ORGANICO. IL PLAUSO E GLI AUSPICI DEL SAPPe

In breve: "Per fronteggiare quest’attività è necessario altro personale di Polizia Penitenziaria, la Liguria è in sottorganico di circa 300 unità, non possiamo dimenticare che senza la Polizia Penitenziaria crollerebbe tutto il sistema carcere"

carcere

IMPERIA – Seria e positiva l’attività della Polizia Penitenziaria della Liguria, che benchè l’organico sia costantemente in sofferenza, maggiormente in questo periodo di ferie estive, è riuscito a fronteggiare una serie di eventi critici che vanno dalle aggressioni al contrasto del traffico delle sostanze stupefacenti al tentato suicidio. Cosi il SAPPe della Liguria evidenzia l’intesa ma proficua attività svolta dalla polizia penitenziaria in diverse e distinte operazioni di servizio

La Liguria negli ultimi giorni è stata contraddistinta da una serie di eventi critici come ad Imperia dove c’è stata un’ aggressione da parte di un detenuto ad un poliziotto penitenziario. Solo la capacità intuitiva del collega ha evitato peggiori conseguenze riuscendo a schivare il fendente impartito dal detenuto armato con una rudimentale arma ricavata da una lametta.

Su Genova Marassi invece accade che la polizia penitenziaria sia particolarmente impegnata a neutralizzare gli innumerevoli tentativi da parte d’ignoti, per far entrare sostanze stupefacenti all’interno dell’istituto genovese. È di oggi la notizia di un sequestro di un involucro contenente stupefacente, forse aschis, lanciato dall’esterno del muro di cinta e diretto al cortile passeggio. Strategia questa che è maggiormente praticata dai famigli dei detenuti. Ancora Marassi ed ancora la polizia penitenziaria che, implementando l’attività di controllo, ha scovato in una cella detentiva, una sim abilmente nascosta in un panino. Sempre a Marassi, un detenuto straniero alcool dipendente si è auto lesionato con una lametta da barba procurandosi una ferita sul braccio suturata con 10 punti. Il detenuto è stato prontamente soccorso dal poliziotto di servizio.

Anche Pontedecimo è stata coinvolta in un evento critico, qui la Polizia Penitenziaria ha sventato un tentativo di suicidio perpetrato da un detenuto, benché questi tra qualche giorno lascerà l’istituto per termine pena. Questi episodi – continua il SAPPe – oltre a confermare il grado di maturità raggiunto e l’elevate doti professionali del Personale di Polizia Penitenziaria ci ricordano che il primo compito della Polizia Penitenziaria è quello di garantire la sicurezza dei luoghi di pena e impongono oggi più che mai una seria riflessione sul bilanciamento tra necessità di sicurezza e bisogno di trattamento dei detenuti. Il segretario regionale Michele Lorenzo, ha più volte sollecitato l’Amministrazione penitenziaria a fornire un maggiore impulso all’attività della sicurezza, ma a oggi non si è ottenuto alcun riscontro.

Per fronteggiare quest’attività è necessario altro personale di Polizia Penitenziaria, la Liguria è in sottorganico di circa 300 unità, non possiamo dimenticare che senza la Polizia Penitenziaria crollerebbe tutto il sistema carcere. Auspichiamo, continua il SAPPe, che l’Amministrazione penitenziaria ligure recepisca le nostre osservazioni e dia maggiore attenzione ai compiti istituzionali della polizia penitenziaria, che deve assicurare la sicurezza a tutto quello che attiene la carcerazione del soggetto detenuto. Il SAPPe è convinto che la formazione sia uno strumento utile per la sicurezza; ma non sono stati organizzati corsi riservati ai compiti istituzionali del poliziotto. Il SAPPe ribadisce che è utile ponderare l’utilità di carcerazione quando questa si contrappone con la necessità di bisogno di trattamento dei detenuti. Vi è la necessità di riformare il sistema di giustizia criminale nei confronti dei reclusi affetti da una vera e propria malattia quale è la dipendenza da alcool o sostanze stupefacenti che abbiamo commesso reati in relazione al loro stato di malattia. A costoro la carcerazione non e utile, bisogna utilizzare interventi alternativi, da attivare già durante la fase del processo per direttissima, di cura e riabilitazione “controllate e gestite” in regime extracarcerario con l’ausilio dei servizi pubblici e delle comunità terapeutiche.”

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