Si è aperto in Tribunale, a Imperia, il processo (Pm Francesca Buganè Pedretti, giudice monocratico Antonio Romano) che vede sul banco degli imputati un vice sovrintendente della Polizia di Stato, 45 anni, accusato di calunnia per alcune lettere anonime che accusavano due superiori di comportamenti illeciti durante l’orario di servizio.
Imperia: agente di Polizia a processo per calunnia
Teatro dei fatti il Commissariato di Ventimiglia. Nel 2016 vengono recapitate alcune lettere anomine alla Questura di Imperia, denunciando comportamenti illeciti da parte di due agenti in servizio presso il Commissariato, Ispettore Capo e Sovrintendente Capo. In particolare, negli esposti sono contenuti riferimenti a condotte illecite sugli orari di servizio (al bar o in palestra durante il lavoro) e nella conduzione delle indagini (tra gli episodi contestati la mancata presa in carico di denunce).
A seguito degli esposti sono stati avviati gli accertamenti del caso, prima a cura del dirigente del Commissariato di Ventimiglia, Saverio Aricò e, successivamente, su disposizione della Procura, del Commissario Capo della Squadra Mobile Giuseppe Lodeserto.
Accertamenti che hanno dato esito negativo, come riferito in aula dai teste, portando così a una successiva indagine per calunnia, inizialmente contro ignoti, e in un secondo momento, contro il 45enne vice soprintendente del Commissariato di Ventimiglia.
Secondo l’accusa, infatti, supportata da perizie calligrafiche, sarebbe l’autore delle lettere anonime. Accuse sempre respinte al mittente dal 45enne, difeso dall’avvocato Raffaele Tecce del foro di Avellino, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti.