Nuova doccia fredda per il Comune di Imperia in ambito urbanistico. Il Tar Liguria, infatti, in una recentenza sentenza relativa ai Granatini di Borgo Foce, ha ribadito l’illegittimità delle ordinanze di ripristino del decoro in capo a soggetti privati di cui il Comune ha fatto ampiamente uso negli ultimi anni.
Imperia: Granatini, Tar boccia ordinanza Comune
Il ricorso in esame è quello presentato dalla famiglia Garibbo-Siri contro l’ordinanza con la quale il Comune di Imperia aveva intimato la realizzazione di lavori di riqualificazioni dei Granatini, a Borgo Foce.
Nel dettaglio, l’ordinanza intimava di rimediare allo stato di degrado dell’area e ripristinare le necessarie condizioni di decoro, in particolare intimava la rimozione o sostituzione dei “manufatti e materiali che non sono coerenti e compatibili con il contesto di pregio (quali copertura in lamiera, porzioni di travi in legno, box metallici ed altro)”.
Il Comune, prima della pronuncia del Tar, aveva già provveduto alla revoca dell’ordinanza, in quanto, a giudizio dei legali, superata da un provvedimento successivo, ovvero l’avvio delle pratiche per l’esproprio. Un atto che ha reso improcedibile il ricorso, ma non ha comunque impedito al Tar di esprimersi, come da richiesta dei ricorrenti, sul pagamento delle spese del giudizio “facendo applicazione dei principi in materia di soccombenza virtuale“.
Nella sentenza i giudici dichiararano improcedibile il ricorso, ma pongono a carico dell’amministrazione Scajola le spese legali (1.500 euro) “stante la fondatezza della censura sollevata […] relativamente alla violazione della riserva di legge previstadall’art. 23 della Costituzione in tema di prestazioni personali o patrimoniali imposte” (l’articolo 23, lo ricordiamo, recita: “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”).
“La contestata prescrizione – aggiungono i giudici del Tar – fa esclusivo riferimento al decoro dell’area (e non anche a ragioni igieniche o di sicurezza), essa risulta priva della necessaria ‘copertura normativa primaria’, non rinvenendosi nella legislazione urbanistica norme che legittimino l’introduzione coattiva di prestazioni personali di facere per ricondurre i beni destinati a rimanere nella sfera dominicale del privato a situazioni esteticamente accettabili”.
Una sentenza, quella del Tar, che ricalca quella emessa nel novembre scorso con quale il Tribunale accolse il ricorso della società Artù srl, annullando l’ordinanza con la quale il Comune di Imperia aveva “ordinato a tutti i proprietari di effettuare lavori di ripristino del bene risultato ammalorato” (sito in via San Giovanni, ndr)“.