Il Coordinamento imperiese acqua pubblica interviene, tramite una nota stampa, in merito al Piano d’Ambito di Rivieracqua. Il Piano è stato presentato nei giorni scorsi dal commissario ad acta per l’Ambito idrico Gaia Checcucci, per garantire il salvataggio e la prosecuzione dell’attività, confermando la necessità di far entrare un socio privato.
Rivieracqua: “il privato non è bello e neanche necessario“. Parla il Coordinamento imperiese acqua pubblica
“Dobbiamo constatare con estremo rammarico che ancora una volta è mancata la volontà politica per salvaguardare Rivieracqua affinché potesse restare una società pubblica.
L’atto di indirizzo votato dalla maggioranza dell’amministrazione Biancheri il 28 ottobre scorso, dimostrava che c’erano le prerogative per salvare la società provinciale dallo sciagurato ingresso di soci privati, in palese contraddizione con l’esito referendario del 2011.
Ma le stesse amministrazioni che in questi dieci anni hanno ostacolato l’avvio e l’operato di Rivieracqua, contribuendo ad esporre la società pubblica ad importanti debiti della gestione, non hanno voluto sostenere la via percorribile di un piano alternativo mettendo sul tavolo 25 milioni di euro e rispettare la volontà dei cittadini.
Ancora una volta gli amministratori pubblici stanno dimostrando di non essere stati all’altezza della situazione, rinunciando a sfruttare le risorse e la grande sfida dei fondi del PNRR, per risolvere le criticità che affliggono l’acquedotto imperiese, senza tradire la volontà popolare che ieri come oggi è fermamente convinta che l’acqua debba rimanere un bene comune, sottratto alle logiche del mercato e del profitto.
Ma l’attacco ai beni comuni giunge da più parti. Il Ddl concorrenza rappresenta un attacco frontale ai beni comuni e ai diritti delle persone e delle comunità locali, perché prevede la privatizzazione di tutti i servizi pubblici comunali, proprio quei servizi che servono a soddisfare in modo continuativo i bisogni della collettività.
Siamo di fronte allo smantellamento completo della funzione pubblica e sociale dei Comuni, costretti al ruolo di enti unicamente deputati a mettere sul mercato i servizi pubblici di propria titolarità, con grave pregiudizio dei propri doveri di garanti dei diritti della comunità di riferimento.
Per parte nostra, continueremo ad insistere per realizzare la difesa dei beni comuni a partire dall’acqua. Per affermare l’idea che l’acqua è un diritto umano universale e che solo una reale gestione pubblica e partecipata può garantire questi principi. Si scrive acqua, si legge democrazia”.