La federazione provinciale di Imperia del partito della Rifondazione Comunista interviene, tramite una nota stampa, in merito all’energia nucleare e punta il dito contro chi parla di “nucleare pulito“.
Imperia: energia nucleare, l’intervento di Rifondazione Comunista
In tre ore di auto da Imperia si arriva a Cadarache, nella regione francese Provence-Alpes-Côte d’Azur confinante con la provincia di Imperia. Ma perché mai dovremmo andare a Cadarache, comune di Saint Paul les Durance alle spalle di Saint Tropez ? Perché lì, a due passi dal Ponente Ligure, c’è il più grande centro di ricerca e sviluppo Europeo per l’energia nucleare, e in particolare vi si sta realizzando il progetto ITER, la costruzione di un reattore a fusione nucleare tramite confinamento magnetico. L’ Italia vi partecipa, insieme ad UE, Russia, Cina, Giappone, USA, India e Corea del Sud avendone acquisito il 60% dei contratti industriali.
Attenzione qui si parla di fusione nucleare, quella che avviene sul sole, che non produce scorie radioattive (se si eccettuano i materiali a contatto con il plasma e che rappresenteranno un problema a fine vita dell’impianto), ed utilizza come “combustibile” isotopi dell’idrogeno disponibili in ogni mare.
Come dire: energia praticamente infinita, a disposizione di tutti e che, sostanzialmente, non ipoteca il futuro con scorie radioattive per secoli e millenni. In teoria, ovviamente: si parla, in ogni caso, per la fusione nucleare di ITER, del 2050 come ipotetica entrata in funzione del primo reattore prototipo (DEMO) in grado di produrre energia utile.
Ma quelle di cui oggi si sta parlando sono centrali nucleari da fissione, e queste, sia che si tratti di I, II, III, o IV generazione, di taglia grande, media o piccola producono scorie nucleari: mediamente ogni anno 30 tonnellate ad alta attività, più 300 m3 a media e bassa attività.
Ma allora di che si sta parlando ora quando si parla di nucleare pulito ? Si tratta di una pericolosissima ed irresponsabile fake-news messa in giro nientedimeno che dal ministro per la transizione ecologica e da una schiera di politicanti con la compiacenza incosciente di moltissimi media. Fake motivata da interessi economici e geopolitici e che confida nell’ignoranza di molti.
L’accordo di Italia e Francia (cioè di Draghi e Macron), complice la UE, prevede l’ennesimo riconoscimento della force de frappe a base di bombe atomiche della Francia, (basato sulla produzione di plutonio nelle centrali elettronucleari ad uranio) e la chiusura di uno o due occhi (ed il pagamento di 50 milioni di € all’ anno) sui rifiuti nucleari spediti in Francia e che dovrebbero essere già tornati nel deposito non realizzato dalla Sogin.
Già, la Sogin: da 21anni dovrebbe gestire i rifiuti radioattivi prodotti nei pochi anni di vita delle nostre centrali nucleari e poco o nulla ha fatto.
Il costo previsto di 4 miliardi di € è arrivato ad 8 miliardi di € che stiamo continuando a pagare come “oneri di sistema” con le bollette energia elettrica (qualunque sia il gestore con cui abbiamo il contratto di fornitura).
La fake del nucleare “verde” è particolarmente insopportabile in tempi in cui dal Governo (opportunisticamente) al Papa (meritoriamente) è un continuo richiamare la Politica al rispetto delle future generazioni: se c’ è una, fra le molte scelte necessarie per le generazioni future che si debbono fare, è la definitiva globale eliminazione del nucleare da fissione che, per definizione, ipoteca per secoli e secoli il futuro con materiali pericolosissimi e di fatto ingestibili per tempi tanto lunghi oltre che per i costi esorbitanti che comunque prevedono.
Si dovrebbe anche ricordare che il ciclo del nucleare (ed escludendone lo smantellamento delle centrali e la custodia dei rifiuti) produce 103 grammi di anidride carbonica per ogni kWh prodotto, meno del gas (385 g CO2/kWh) ma il quadruplo di fotovoltaico ed eolico (25 g CO 2/kWh).
Si abbia il coraggio di dichiarare ufficialmente che di fronte al profitto ed al dominio non vi è futuro di nessuno da rispettare come del resto ampiamente dimostrato dal fatto che gli avvisi della scienza sull’impatto climatico del modello di sviluppo energivoro e sprecone sono stati negati per almeno 50 anni (1972 pubblicazione de “I limiti dello sviluppo”), ed ora si vogliono goffamente ribaltare sul nucleare, che di quel modello è l’emblema nefasto”.