24 Dicembre 2024 00:42

24 Dicembre 2024 00:42

Sanremo, la denuncia dell’Unione dei sindacati di Polizia penitenziaria: “Caos nel carcere. Necessario riportare serenità”

In breve: "Incendi, esplosioni, tentati suicidi, minacce. A rischio a sicurezza del penitenziario  di Valle Armea"

Risse, violenza e addirittura la notizia di un detenuto morto, il secondo nell’arco di sei mesi, che ha scatenato alcune proteste nel carcere di Sanremo. Si apre così il 2022 per la Polizia Penitenziaria di Valle Armea, sostanzialmente come si era chiuso l’anno passato. Gli eventi critici continuano in maniera esponenziale e il bilancio di questo periodo natalizio è impressionante“. La denuncia arriva dall’Uspp, l’Unione sindacati di Polizia penitenziaria, dopo la morte di un detenuto che aveva dato fuoco alla sua cella, causando il ferimento di alcuni agenti.

“Incendi, esplosioni, tentati suicidi, minacce. A rischio a sicurezza del penitenziario  di Valle Armea”

Scrive l’Uspp in una nota: “Oltre al decesso del detenuto che aveva dato fuoco al proprio materasso il 18 dicembre scorso, si contano due tentati suicidi per impiccagione sventati, due incendi a distanza di poche ore nella stessa giornata, esplosioni dolose di bombolette del gas, colluttazioni e un detenuto salito per protesta sul tetto dei cortili passeggi. Non sono mancate, inoltre le minacce e il tentativo di aggressione ai danni dei pochi poliziotti penitenziari, sempre più in difficoltà a gestire i numerosi detenuti psichiatrici. Questo è quanto ci viene riferito dal personale costretto a fare i conti anche con le assenze dovute dal Covid. Tutto ciò si traduce in turni di lavoro massacranti e più posti di servizio accorpati, mettendo a serio rischio la sicurezza del penitenziario.

Il cambio di direzione avvenuto nell’estate del 2019 non ha dato gli effetti sperati. Si auspicava un cambiamento, purtroppo in questi anni abbiamo assistito a una parabola discendente. Quello che chiediamo non è un commissariamento dei vertici dell’istituto, che non porterebbe ad una risoluzione dei problemi, vista, inoltre, la grave carenza in Liguria di funzionari e dirigenti del Corpo, spesso assegnati contemporaneamente in più sedi, tranne il funzionario di Sanremo che per fortuna è in pianta stabile nel proprio istituto. Le responsabilità sono, senza alcun dubbio, molte, forse troppe per una prima esperienza di comando in quello che è il secondo penitenziario per complessità nella regione.

“Dare fiducia a tutto il personale. Nomine fiduciarie disincentivano”

La situazione così delicata impone equilibrio e spirito di collaborazione sindacale ed istituzionale per ristabilire l’ordine e porre fine alla tensione. La gestione dell’istituto deve fondarsi su un’organizzazione del lavoro chiara, basata sul rispetto delle norme. Ribadiamo, la direzione e il comando devono dare fiducia a tutti gli uomini e donne in forza al reparto e non alle singole persone. Inclusione e imparzialità, queste le parole d’ordine per un’organizzazione efficiente. Le nomine fiduciarie e una gestione “privatista” non hanno fatto altro che disincentivare e demotivare il personale, che già è sottoposto ad uno stress lavorativo enorme, considerato oltretutto l’elevata età anagrafica media. Difatti, sono diversi i colleghi ultra 50enni in servizio nel penitenziario sanremese, alcuni con problemi di salute dovuti proprio a seguito di infortuni sul lavoro.

La svolta deve provenire anche dal ricambio degli agenti. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, a nostro avviso, ha l’obbligo nel 2022 di assegnare un sostanzioso numero di giovani leve a Sanremo e proprio su questo punto saremo intransigenti. Con questi ritmi, riteniamo che nessun poliziotto può sopportare più di 20 anni all’interno dei reparti a diretto contatto con una popolazione detenuta, ormai libera di muoversi nelle sezioni per la maggior parte della giornata, sempre più incontrollabile e violenta. A tutto ciò va aggiunta la volontà del dirigente, Cristina Marrè, di snobbare il sindacato, portando a questo livello l’istituto da lei diretto”.

Conclude l’Uspp: È ora di ascoltare le organizzazioni sindacali, che non sono altro che il termometro del sistema carcere, accettare il dialogo e non trincerandosi, invece dietro lo strumento disciplinare. Questa è la ricetta dall’USPP per l’anno appena iniziato. Migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria”.

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