Fabio Natta, ex presidente della Provincia di Imperia e attuale sindaco di Cesio, interviene, con una lunga nota stampa, per esprimere alcune considerazioni sul delicato tema della gestione dei rifiuti nel territorio imperiese. Natta ripercorre tutti gli step, dal lontano 2015, soffermandosi in particolar modo sulla questione del biodigestore.
Imperia, Rifiuti: le considerazioni di Fabio Natta
“In questi giorni in cui l’emergenza smaltimento rifiuti ritorna dopo anni a preoccupare il territorio imperiese, nel legger commenti di ogni sorta e analisi che spesso difettano di puntualità, mi sembra opportuno per amor del vero ricordare le tappe recenti sul tema e al contempo evidenziare, nel mio piccolo, qualche possibile prospettiva.
Giova quindi cominciare da ciò che è accaduto dall’anno 2015 quando la Provincia si è vista attribuire dalla legge regionale nuove competenze in materia sia sotto il profilo dell’organizzazione della raccolta attraverso l’individuazione (nel caso di Imperia creazione ex novo) degli ambiti ottimali sia sotto l’aspetto dello smaltimento finale.
Imperia all’epoca scontava una preoccupante arretratezza sotto entrambi i profili. Sul tema raccolta, saltato l’appalto Tradeco, i comuni del territorio si trovarono a luglio 2015 in una situazione di preoccupante anarchia.
Grazie all’impegno e alla professionalità degli uffici provinciali e ad un’azione politica che, dopo numerosi (una trentina) e articolati confronti spesso caratterizzati anche da una forte dialettica (su tutti i casi di Vallecrosia e di Diano Marina), ebbe il coraggio di fare proposte concrete, si arrivò tramite una decisione unanime del consiglio provinciale del giugno 2016 a delineare i sette bacini provvisori e i quattro definitivi (Ventimigliese, Sanremese, Imperiese, Dianese – Andorese) attraverso i quali organizzare un territorio sino ad allora, caso più unico che raro, totalmente autogestito in cui i comuni erano lasciati tanto liberi quanto soli.
L’organizzazione in quattro bacini consente già oggi una gestione migliore e più efficace nonché importanti economie di scala; è stata approvata da Regione e confermata con continuità politico amministrativa dalle decisioni assunte dal consiglio provinciale negli ultimi due anni (salvo l’aggiustamento del confine imperiese-sanremese con l’inserimento di San Lorenzo e valle in orbita matuziana, cosa che sostanzialmente non cambia l’assetto complessivo).
Altrettanto delicato risultava nel 2015 il tema dello smaltimento finale.
Un territorio abituato a conferire in discariche private, era costretto a portare i rifiuti fuori Provincia con costi abnormi in attesa che si sboccasse la realizzazione della prima discarica pubblica (di proprietà di provincia e comuni, il cd “lotto sei”).
Nel settembre del 2015 in un’infuocata assemblea dei sindaci convocata per assumere una decisione definitiva prevalse il senso di responsabilità e a larga maggioranza la scelta proposta dalla Provincia fu approvata dai sindaci.
La prima discarica pubblica ligure fu celermente realizzata in meno di un anno così da entrare in funzione il primo luglio del 2016 con moderni ed efficaci sistemi di trattamento e separazione del rifiuto, cosa inedita per il territorio.
Contemporaneamente si avviarono finalmente le complesse procedure per la realizzazione del biodigestore attraverso lo strumento dei project financing sino a porre un punto fermo e decisivo sempre in consiglio provinciale nel febbraio del 2017 quando fu dichiarata la pubblica utilità del project.
Si gettarono quindi basi concrete e tangibili per risolvere questioni tanto scomode quanto decisive per il territorio.
Con stupore quindi in tanti oggi apprendiamo che la procedura del project ha subito pesanti rallentamenti così da causare un momentaneo ritorno al passato con la necessità di ricominciare a portare rifiuti in casa d’altri, con buona pace della sensibilità ambientale e con probabile grave aggravio di costi per le casse dei comuni e le tasche dei cittadini, addirittura per i prossimi tre, quattro anni.
Non credo sia corretto attribuire colpa specifica a chicchessia perchè dalla fine del mio mandato (11 maggio 2019) non ho contezza precisa dei fatti leggendoli, come tutti, dai giornali, se non la responsabilità, quella sì, di un perdurante difetto di informativa nei confronti dei sindaci e dei cittadini. Un silenzio che non può essere mascherato dall’emergenza pandemica Covid 19.
Oggi che la questione ridiventa attuale e urgente credo sia fondamentale per chi amministra la Provincia recuperare in primis il confronto con i sindaci, cosa peraltro preannunciata dal nuovo Presidente, per addivenire a proposte condivise sulla sorte e sui costi dei rifiuti della provincia da qui al completamento dell’impianto di località Colli.
Dato quindi per scontato che il progetto del biodigestore andrà avanti, restano da rendere più efficaci le azioni sul territorio implementando la cultura della differenziata e su questo l’impegno dei primi cittadini, a cominciare da chi scrive, deve senz’altro essere rinnovato con maggior forza.
Occorre in secondo luogo ricordare che il territorio non può e non deve essere lasciato a se stesso poichè fa parte, anche giuridicamente, di un organismo definito come “comitato d’ambito ligure” nel quale chi rappresenta la Provincia di Imperia siede insieme ai suoi colleghi presidenti di Savona e La Spezia, al sindaco metropolitano di Genova e all’assessore regionale ai rifiuti.
Il ritorno ad una visione più ampia può consentire di costruire tutti insieme sfidanti progetti di green economy anche utilizzando le risorse del PNRR. E di ciò si è parlato ancora recentemente a Genova nel convegno restart liguria nell’ambito del panel sull’ambiente nel quale sono stato chiamato ad intervenire.
C’è da subito l’occasione di disegnare il futuro della Liguria anche sotto il profilo dello smaltimento dei rifiuti attraverso progetti condivisi che superino il gap esistente. E se l’Area Metropolitana è sino ad oggi la realtà che ha avuto più bisogno di soccorso, nel mentre si lavora ad un progetto comune, credo sia giusto che Imperia in questo delicato momento venga anch’essa aiutata.
Infine, un ultimo spunto. In questi giorni in cui il Presidente francese Macron ha per la seconda volta in poco tempo visitato la val Roja, ad un mese dalla firma del Quirinale del Trattato sulla cooperazione transfrontaliera Italia Francia val forse la pena di ricordare come anche in ordine ai rifiuti la collaborazione con i vicini d’oltralpe ha consentito, sempre in un recente passato che mi ha riguardato da vicino (Nizza 27 dicembre 2017), di risolvere altre emergenze del territorio quali quelle relative allo smaltimento del cd “rifiuto umido”.
Al tempo, grazie alla disponibilità delle autorità francesi, l’umido ha potuto essere comodamente trattato a Nizza con costi davvero minimi per i nostri comuni. Il trattato Italia Francia contempla e chiede oggi che si possa costruire insieme un qualche sfidante progetto europeo anche su questo tema.
Sui rifiuti, tema scomodo e impopolare, credo sia fondamentale lavorare insieme al di là di campanili spesso più divisivi delle idee politiche senza più rinunciare al confronto, alla dialettica, che soprattutto quando sono costruttivi costituiscono il sale della democrazia. E ritrovando il coraggio di decidere”.
Fabio Natta