“Mentre scoppiava l’incendio io ero al distributore di benzina. Ho ricevuto una telefonata e mi hanno detto che la pizzeria stava prendendo fuoco”. Lo ha dichiarato ieri, in aula, in Tribunale a Imperia, Vincenzo Pinna, imputato nel processo che lo vede accusato di incendio e fraudolento danneggiamento dei beni assicurati per il rogo divampato nel dehor nella pizzeria “I Nomadi” di Pontedassio, dove lavorava come pizzaiolo, che devastò un’intera palazzina.
L’accusa nei confronti di Pinna (i fatti sono del febbraio 2018) è quella di aver “cagionato un incendio il quale, dipartito dal locale dehor dell’esercizio commerciale, si propagava all’intera struttura aziendale nonché agli alloggi soprastanti e alla facciata condominiale, derivandone pericolo per la pubblica incolumità […] Il movente dell’agione delittuosa […] appare ascrivibile a problemi di natura economica legati alla gestione dell’attività commerciale e in particolare alla finalità di ottenere l’indennizzo da parte della Compagnia di Assicurazione.
Nel corso dell’udienza di ieri, Vincenzo Pinna, difeso dall’avvocato Sandro Lombardi, è stato sottoposto a esame. Ha negato ogni responsabilità. Davanti al giudice monocratico, Antonio Romano, sono sfilati anche alcuni testimoni, tra cui la titolare della pizzeria e un perito dell’accusa, specializzato in materia di incendi e esplosioni.
Pontedassio: incendio devastò palazzina, l’udienza in Tribunale
Esame imputato Vincenzo Pinna
Pm: “Gestiva la pizzeria o era dipendente?”
Pinna: “Non gestivo la pizzeria, ero solo un dipendente. In precedenza avevo gestito altri locali. Io l’avevo presa in gestione nel 2005, sino al 2010, poi l’avevo venduta perchè avevo altri locali. Nel 2012 sono tornato a lavorare nella pizzeria di Pontedassio. Vivevo sopra la pizzeria, in un appartamento in affitto. Poi, avendo dei problemi e non riuscendo a pagare, il contratto è passato alla titolare della pizzeria (ex compagna imputato, ndr). Nell’ultimo periodo, prima dell’incendio, la pizzeria andava bene. Molta clientela veniva per la nostra pizza e per stare con noi.
Voci di debiti? Io ho sempre provveduto a pagare, facendo lavori a destra e sinistra. Di tutti i pagamenti si occupava la titolare, che non mi ha mai detto nulla in merito a difficoltà nel pagare le tasse. Non mi sono mai occupato degli aspetti contabili. Non ero a conoscenza che la signora avesse problemi economici”.
PM: “Cosa ha fatto la sera dell’incendio?”
Pinna: “La sera dell’incendio ero fuori casa, volevo andare a bere una birra, ma non ci sono riuscito perché la macchina di mio fratello non funzionava. Sono così andato a scaricare alcuni materiali vicino alla pizzeria, dove ho un garage.
Dopodichè sono andato al distributore della Bennet e mentre mi trovavo lì mi ha chiamato un amico per dirmi che il locale aveva preso fuoco”.
Il Pubblico Ministero, a questo punto dell’esame, ha fatto presente all’imputato che in precedenza aveva rilasciato dichiarazioni diverse.
Pinna: “Non ero in grado di connettere nel periodo successivo ai fatti, per questo ho fatto dichiarazioni diverse. Dopo che sono corso in pizzeria, non ho più capito niente. Le fiamme erano già in corso. Sono sceso, ho aperto le saracinesche. Ho preso gli estintori e ho provato a spegnere quello che ho potuto”.
PM: “Si è occupato di contrattare sulla polizza assicurativa?”
Pinna: “No, se ne è occupata solo la proprietaria della pizzeria, io non mi sono interessato di nulla”.
Avvocato della difesa: “C’è in corso una causa nei confronti della titolare della pizzeria?”
Pinna: “Sì, presso il Tribunale di Imperia c’è un reclamo dei conteggi delle mie buste paga e oneri non pagati. Inoltre reclamo tutte le mie attrezzature personali che avevo all’interno della pizzeria”.
Avvocato della difesa: “Può descriverci il dehor?”
Pinna: “Avevo costruito un dehor rimovibile, non fisso, perchè così non c’era bisogno del progetto di un geometra. All’interno avevo la legna che accumulavo e spaccavo, una pedana per il karaoke e la musica dal vivo d’estate e, vicino a pedana, sempre nel dehor, una struttura in legno porta utensili dove tenevo motoseghe e benzina per lavorare e spaccare la legna. C’era anche uno spaccalegna, dei compressori, perchè facevo lavori sulle mie moto. C’era una tanica per la benzina delle motoseghe.
In quel periodo avevo portato materiali per ricostruire la nuova tettoia, erano lì da un mese. Il gabbiotto era chiuso con un lucchetto, di cui avevo disponibilità io e la titolare e quelli della pizzeria”.