Il porto turistico di Imperia continua, in un modo o nell’altro, a essere al centro di inchieste giudiziarie. Questa volta, oggetto delle attenzioni degli inquirenti, segnatamente la Guardia di Finanza, sono le consulenze ottenute dall’ex Premier (oggi leader del Movimento Cinque re Giuseppe Conte nell’ambito della procedura concordataria del gruppo Acquamarcia, che fa riferimento all’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone e che, tramite la sua controllata Acquamare, ottenne l’appalto per la costruzione del porto di Imperia.
Porto di Imperia: consulenze con gruppo Acquamarcia, Finanza a casa dell’ex Premier Conte
Come riportato dal quotidiano “Domani” e, successivamente, dall’Ansa, la Guardia di Finanza alcune settimane fa, su ordine della Procura di Roma, ha acquisito documenti a casa di Giuseppe Conte nell’ambito dell’inchiesta sulle dichiarazioni dell’avvocato Pietro Amara relative, appunto, alle consulenze affidate (ma non tutte pagate) da Acquamarcia all’ex Premier, nelle vesti di legale del gruppo, per un importo che oscilla tra i 300 e i 400 mila euro.
La Pm romana Maria Sabina Calabretta, titolare del fascicolo, senza indagati, dovrà verificare se se ci sono profili di illecito oppure se le consulenze si sono svolte in maniera del tutto regolare. La Guardia di Finanza, oltre che a casa dell’ex Premier Conte, avrebbe acquisito documentazione anche presso l’avvocato Guido Alpa e presso altri due legali
Porto di Imperia e Giuseppe Conte – La ricostruzione
L’ex Premier Giuseppe Conte si occupò del porto di Imperia nel 2012, pochi mesi dopo l’arresto, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato, di Francesco Bellavista Caltagirone. Fu l’Acquamarcia, società dell’imprenditore romano, tramite il consigliere con delega agli affari legali, Fabrizio Centofanti, a contattare Conte per una consulenza. A rivelarlo, nei mesi scorsi, sempre il quotidiano “Domani”, che in esclusiva aveva pubblicato la lettera recapitata da Centofanti a Conte.
Quello di Centofanti è un nome noto alle recenti cronache nazionali, in quanto coinvolto nel caso Palamara, che nel 2019 travolse il Consiglio Superiore della Magistratura, provocando le dimissioni di sei membri togati su 18. Secondo l’accusa, Luca Palamara, da componente del Csm, era “a disposizione” di Centofanti, in cambio di regali, viaggi, benefit vari e lavori edilizi (per un totale, contestato, di 70 mila euro) di cui usufruirono l’ex magistrato, la sua famiglia e alcuni amici. Accuse che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio per Palamara, per il reato di corruzione per l’esercizio della funzione.
L’incarico di Acquamarcia all’ex Premier Conte
Oggetto della consulenza affidata a Conte “l’elaborazione di pareri a beneficio della Società Acquamarcia nell’ambito dell’iniziativa Porto di Imperia anche nell’interesse della controllante Acquamare Srl, nonché altre società direttamente o indirettamente partecipate”.
All’ex Premier Conte l’Acquamarcia chiese, tra le altre cose, pareri legali sui rapporti giuridici intercorrenti tra Acquamare e Porto di Imperia Spa, tra Acquamare e Comune di Imperia e tra Acquamare e i privati che acquistarono posti barca, box auto e cave nautiche.
Il documento è stato pubblicato dal quotidiano “Domani” nell’ambito dell’inchiesta condotta sulle rivelazioni dell’avvocato Piero Amara, oggetto di verifiche da parte di svariate Procure, sui rapporti tra politica, giustizia, imprenditoria e massoneria.
Sarebbe stato Amara, che sedeva nel cda di Acquamare, a raccomandare a Centofanti (anch’egli membro del cda) il nome di Giuseppe Conte e quello di Guida Alpa. Una nomina, secondo quanto avrebbe riferito ai Pm da Amara, richiesta da Michele Vietti, allora vicepresidente del Csm (che ha categoricamente smentito) affinché il gruppo di Bellavista Caltagirone, che era in grave crisi, ottenesse il via libera al concordato dal tribunale di Roma (approvato nel 2013).
Chi è Piero Amara – le rivelazioni
Amara avrebbe rivelato di far parte di una loggia massonica, chiamata “Ungheria”, della quale farebbero parte anche magistrati e ufficiali della Guardia di Finanza. Una sorta di associazione segreta in grado di condizionare il mondo politico e giudiziario, con nomine e macchine del fango alimentate con dossier e file audio. Rivelazioni che sono ora al vaglio dei Pm di Perugia, Milano, Brescia e Roma, che ne valutano l’attendibilità.
Amara, condannato e inquisito per i depistaggi contro l’Eni e svariati episodi di corruzione in atti giudiziari, è salito agli onori delle cronache nel 2018, con l’inchiesta sul “sistema Siracusa“. Venne arrestato con l’accusa di aver messo in piedi un sistema che, tramite magistrati compiacenti, gestiva le indagini, favorendo gli imprenditori a lui vicini. Dopo il patteggiamento (3 anni di carcere) l’avvocato ha deciso di “collaborare” con la giustizia, finendo coinvolto, con le sue rivelazioni, in due dei casi di cronaca giudiziaria più discussi degli ultimi mesi: quello dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara (accusato di avergli fatto indirettamente da informatore su inchieste che lo coinvolgevano) e quello del presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi (nel mirino l’assunzione di un’amica del magistrato e un contenzioso amministrativo sospetto).