3 Luglio 2024 09:40

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3 Luglio 2024 09:40

Imperia: fogne colabrodo e depuratore, quando pubblico fa rima con impunità/L’editoriale

In breve: La vicenda del depuratore (e del sistema fognario) di Imperia è la sintesi quasi perfetta di quello che in Italia non funziona.

La vicenda del depuratore (e del sistema fognario) di Imperia è la sintesi quasi perfetta di quello che in Italia non funziona. Al di là delle ridicole lagnanze della politica sui rischi che correrebbero gli amministratori nello svolgere il proprio incarico per amore della collettività (vedasi referendum per l’abolizione della legge Severino), dimostra come troppo spesso, nel nostro Paese, pubblico fa rima con impunità.

Pochi giorni fa l’assessore Laura Gandolfo, in consiglio comunale, per giustificare l’inefficienza delle istituzioni nel risolvere il problema del guasto al tubo di mandata del depuratore, ha sciorinato una serie di giustificazioni degne del miglior Pierino sotto lo sguardo della maestra. I lavori sarebbero dovuti durare 45 giorni, ma per via delle condizioni meteo marine avverse i tempi si sarebbero allungati (sono trascorsi ormai 5 mesi). Il tutto nell’inverno più mite degli ultimi anni, con l’intera provincia alle prese con la siccità. Evidentemente, lo slogan “clima migliore l’Italia” lo si sventola solo quando fa comodo.

La Marittima Sub Service, ditta individuata dal Comune per eseguire lavori che, parole dell’assessore, “la città aspettava da 10 anni”, sarebbe stata scelta perché l’unica, a Imperia, ad avere i requisiti necessari. Indagini di mercato? Macchè. Eppure, ed è sotto gli occhi di tutti, le ditte “foreste” che lavorano in città sono decine. In alcuni casi, vedi teatro Cavour, addirittura il Sindaco si è preso la briga di cacciare i tecnici locali per sostituirli con un suo professionista di fiducia, di Torino.

Lo scarico di emergenza alla foce dell’Impero, attivato dopo lo stop al depuratore, non sarebbe stato dirottato verso il mare (dove avrebbe avuto certamente un impatto minore) perché i liquami avrebbero investito i sub impegnati nei lavori. Giusta osservazione. Peccato, però, che l’amministrazione, come ammesso dall’assessore, abbia avuto ben 10 mesi di tempo, dal dicembre 2020 (affidamento lavori alla Marittima) al 4 ottobre 2021, data di inizio dei lavori, per trovare una soluzione alternativa a un tubo penzolante che a suon di scarichi quotidiani ha trasformato l’Impero in una palude fognaria.

Giustificazioni che, se addotte da un privato, sarebbero state accolte con una sonora pernacchia, nella migliore delle ipotesi. Se qualunque azienda si fosse resa responsabile dello scempio ambientale perpetrato negli ultimi mesi alla foce del Torrente Impero, trasformata in una latrina, gli organi competenti, certamente, non sarebbero rimasti a guardare. Per molto meno abbiamo visto blitz, sequestri, inchieste, processi. Eppure, davanti a un sistema fognario colabrodo, con sversamenti incontrollati anche alla foce del Caramagna, nel porto di Oneglia e nel porto turistico, assistiamo a un’inerzia istituzionale oggettivamente incomprensibile, per non dire inaccettabile. Solo i Carabinieri Forestali stanno provando, tra mille ostacoli, a fare chiarezza su una situazione al limite dell’emergenza sanitaria. 

Non si tratta per forza di cose di trovare un responsabile (che ci dovrà comunque pur essere), ma di ribadire che la legge, le normative, dovrebbero essere uguali per tutti. Purtroppo, negli ultimi anni, non sono mancate situazioni border line, alcune delle quali sbrogliate grazie a non ben precisati pareri pro veritate.

Dagli incarichi ai consiglieri comunali (qui e qui), all’appalto rifiuti modificato con ordinanza, dalle sentenze del Tar Liguria sulla pista di atletica, ignorate, alle contestazioni della Corte dei Conti sul bilancio, bollate come “esagerazioni giornalistiche”. Un elenco lungo, troppo, che comprende anche, tra le altre cose, i “bagni d’oro” del Comune, il Liceo Artistico, il Teatro Cavour, le multe da remoto, il servizio di illuminazione pubblica a Enel Sole, il regolamento edilizio, la pista ciclabile, il tempio crematorio, il caso mascherine e i Carabinieri cacciati dal consiglioSituazioni che non inventa la stampa, ma che sono da mesi sulla bocca di tutti, accompagnate da un’espressione comune. “Com’è possibile che…?”.

La sensazione, tangibile, che si avverte in città, è che con un Sindaco diverso da Claudio Scajola, inteso come politico di lunga data, di grande rilevanza mediatica, ex Ministro e ex Presidente del Copaco, molte situazioni spinose avrebbero avuto, anche politicamente, esiti molto diversi. L’uomo forte al comando non è necessariamente un male (Imperia ne ha tratto anche vantaggi, indubbiamente), ma l‘immobilismo di questi ultimi anni ricorda quello ante 2012 che portò poi a una deflagrazione degli organi inquirenti, e politici, con conseguenze nefaste anche per la città.

“Sul porto ci siamo fatti male da soli” ripete spesso, come un mantra, il Sindaco. Un’espressione davvero infelice, specchio di un concetto totalitario di gestione della cosa pubblica. Non vorremmo che qualcuno, questa espressione, l’avesse presa un pò troppo sul serio.

Mattia Mangraviti

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