23 Novembre 2024 06:02

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23 Novembre 2024 06:02

Peste suina: in Liguria 19 capi infetti, vicepresidente Piana. “In vigore nuovo decreto legge ministeriale per contenere diffusione malattia”

In breve: Aumentano così e risorse umane disponibili per le attività di monitoraggio, che nelle ultime 24 ore non hanno fatto registrare ulteriori casi positivi, restando a quota 19 i capi infetti rinvenuti complessivamente in Liguria.

Entra in vigore oggi, venerdì 18 febbraio, il decreto legge n. 9/2022 per prevenire e contenere la diffusione della peste suina africana.

Peste suina: in vigore nuovo decreto legge ministeriale

Un primo passo avanti – spiega il vice presidente Alessandro Piana che ci consente di adottare, una volta arrivato il parere positivo dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e del Centro di referenza nazionale per la peste suina, il Piano regionale di interventi urgenti per arginare l’epidemia e mettere in campo tutte le misure necessarie all’eradicazione della stessa. Confermate, in buona parte, le azioni generali discusse nelle riunioni succedutesi col Ministero a partire dalla ricognizione, cui si aggiungono in Liguria, tramite decreto dirigenziale, i volontari del mondo dell’outdoor.

E’ il terzo aggiornamento regionale dell’elenco dei volontari autorizzati, per la ricerca attiva delle carcasse di cinghiali e dimostra lo straordinario impegno di tutte le associazioni che vivono sul territorio, a cui va il nostro ringraziamento”.

Aumentano così e risorse umane disponibili per le attività di monitoraggio, che nelle ultime 24 ore non hanno fatto registrare ulteriori casi positivi, restando a quota 19 i capi infetti rinvenuti complessivamente in Liguria.

“Ribadite inoltre nel decreto legge in vigore le indicazioni dei metodi ecologici – continua il vice presidente Piana -, le modalità di prelievo connesse esclusivamente all’esaurimento dei focolai di peste suina africana, il rafforzamento delle misure di biosicurezza degli allevamenti suinicoli e la prosecuzione della raccolta dati derivanti dalle analisi degli Istituti zooprofilattici sperimentali nel Sistema informativo veterinario del Ministero della Salute.

Si istituisce infine la figura del Commissario straordinario per l’emergenza con compiti di coordinamento e supervisioni delle azioni di contrasto alla peste suina africana, che potrà adottare provvedimenti contingibili e urgenti con durata di un anno.

E’ inaccettabile però che non sia ancora nominato effettivamente il Commissario per l’inizio di queste attività imprescindibili e che non sia stato deciso nulla sul riparto delle risorse finanziarie necessarie per sostenere gli interventi straordinari richiesti dalla situazione di emergenza, più volte sollecitato. Dobbiamo dare delle risposte concrete, anche in termini di certezze e di ristori economici , ai tanti soggetti che nel nostro territorio hanno subito gli effetti delle limitazioni imposte dalle misure di emergenza”.

Al contempo restano altri nodi da sciogliere. “Spiace constatare – conclude Piana – come tra i soggetti abilitati alle azioni di prevenzione e contenimento della Peste Suina Africana non siano state inserite, secondo l’indicazione degli Uffici, le “guardie regionali”, che in Liguria hanno rilevato ogni funzione in materia di gestione e controllo faunistico, così come non sia stata colta la richiesta di introdurre, nell’ambito delle disposizioni speciali che regolano gli interventi in emergenza, la possibilità (suffragata da un parere favorevole di ISPRA, reso ancor prima che si manifestasse l’epidemia) di ricorrere ai soppressori di rumore, comunemente detti “silenziatori”, e a calibri diversi (da quelli consentiti per la caccia) per l’effettuazione degli abbattimenti.

L’utilizzo di tali dispositivi, da parte degli agenti preposti al controllo faunistico, consentirebbe, infatti, di ridurre al minimo gli effetti di disturbo a carico della fauna selvatica, con quanto ne consegue in termini di minore dispersione dei branchi di cinghiali; detti effetti in alcune circostanze potrebbero compromettere o ridurre significativamente l’efficacia delle operazioni di de-popolamento, previste dai protocolli ministeriali. Si chiede alle Regioni un dispendio enorme di forze e di risorse, ma non si contemplano le misure tecniche necessarie per conseguire i risultati perseguiti”.

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