Il procedimento aperto lo scorso dicembre scorso dal Tribunale di Imperia, si è chiuso in questi giorni con il deposito del Decreto di revoca del concordato preventivo di Amat, i cui legali erano stati ascoltati dai giudici lo scorso 26 gennaio. Un provvedimento del tutto simile a quello emesso in precedenza per la società Rivieracqua, con la differenza che quest’ultima prosegue nella gestione del servizio idrico imperiese e andorese.
Il destino di Amat strettamente legato a quello di Rivieracqua
Il Decreto, firmato dai giudici Paola Cappello (Presidente) e Maria Teresa De Sanctis (Relatore) “evidenzia che il procedimento è stato aperto d’ufficio sulla scorta dell’informativa del Commissario giudiziale del 11/11/2021“, dalla quale emergono “l’esisto sfavorevole del contenzioso di Amat avanti al Giudice Amministrativo, la riconsegna a Rivieracqua degli impianti del servizio idrico integrato, il decreto commissariale di determinazione dell’importo del valore di rimborso dovuto ad Amat e la revoca dell’ammissione di Rivieracqua alla procedura di concordato preventivo”.
Il Tribunale in pratica mette in stretta correlazione il destino di Amat con quello di Rivieracqua e scorrendo le cinque pagine del Decreto firmato dai giudici, se ne capisce bene anche il motivo.
Il Piano concordatario di Amat, presentato nel 2019, quantificava il valore di indennizzo, vale a dire i soldi che la società avrebbe dovuto ottenere da Rivieracqua per il passaggio degli impianti, come scrivono i giudici nel loro Decreto, “in euro 22.494.792 (anno 2018) ed in euro 25.136.642 alla data del 31.12.2023, fino alla quale era prevista la prosecuzione in capo alla società dell’attività di gestione”. E su quelle cifre si basava l’intero Piano e quindi il pagamento dei creditori di Amat. Il Commissario dell’Ambito Idrico Gaia Checcucci ha poi notevolmente ridotto queste cifre e imposto la cessione immediata degli impianti di Amat a Rivieracqua.
Pagamento dei creditori di Amat incerto, aleatorio e condizionato al verificarsi di eventi futuri
Scrivono i giudici: “pur se nel patrimonio aziendale di Amat è presente un credito di euro 9.491.221 verso Rvieracqua […] va rilevato che l’interruzione del percorso concordatario di Rivieracqua e la mancanza, allo stato, di una proposta di pagamento del credito spettante ad Amat certa e vincolante per la debitrice, fanno emergere l’inidoneità del piano di Amat del 6.05.2019 a soddisfare i propri creditori”. Di fatto, in sostanza, per il Tribunale di Imperia, i tempi e modi di Amat riferiti al pagamento dei proprio creditori risultano “aleatori, incerti e condizionati al verificarsi di eventi futuri“. Inoltre, sempre per i giudici, “la durata della procedura non è stimabile con certezza“.
Parole pesanti, in tutto simili a quelle già lette nel Decreto con il quale lo stesso Tribunale imperiese aveva revocato la procedura concordataria di Rivieracqua. E appare chiaro, una volta di più, come il destino di Amat, ormai gestore cessato, sia legato indissolubilmente a quello di Rivieracqua. E oggi l’unica cosa certa è che non ci sono certezze.