Si fa sempre più infuocato il clima intorno alla Riviera Trasporti dopo che l’incontro tra i sindacati e l’azienda, nell’ambito delle procedure di raffreddamento e conciliazione, ha dato esito negativo.
Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Faisa, infatti, annunciano di aver richiesto un incontro al Prefetto e continuano a chiedere “garanzie sul mantenimento in vita dell’azienda tramite il concordato e la certezza dell’affidamento del servizio con la modalità in house alla stessa società”.
La situazione della Riviera Trasporti, già critica, è precipitata dopo che la Corte dei Conti ha evidenziato pesanti criticità nei bilanci della società, invitando la Provincia di Imperia a riflettere sull’opportunità di mantenere le quote azionarie di maggioranza e proseguire con l’affidamento in house a Rt del servizio di trasporto pubblico locale.
I sindacati, in particolare bocciano l’ipotesi, paventata dalla Corte dei Conti di creare una “newco” in cui la situazione contrattuale pregressa venga azzerata per poi “sviluppare ex novo una nuova contrattazione di secondo livello su livelli sostenibili e compatibili con l’equilibrio economico-finanziario aziendale”.
Imperia: crisi Rt, Sindacati chiedono incontro al Prefetto
All’incontro tenutosi presso la sede della Riviera Trasporti nell’ambito delle procedure di raffreddamento erano presenti il presidente della Rt Giovanni Barbagallo e i rappresentanti sindacali Fabrizio loanna per la Filt CGIL, Angelo Casella per la Fit Cisl, Enrico Parodi per la UIL Trasporti, Bruno Zumbo per la FALSA CISAL e Guido Esposito per la UGL Trasporti.
“Le Organizzazioni Sindacali – si legge nel verbale – ritengono irrazionali ed impraticabili operazioni alternative all’affidamento in house del servizio di TPL a Riviera Trasporti, quali quelle che prevedono la costituzione di una ‘newco’ o l’effettuazione di uno spin off o scorporo societario, che porterebbero inevitabilmente la società al fallimento. Sottolineano che l’ipotesi della ‘newco’, sebbene evocata anche dalla Corte dei Conti, appare irrazionale, innanzitutto per la finalità indicata, consistente nella riduzione del costo del personale, da attuare mediante l’azzeramento e la revisione della contrattazione di secondo livello.
Si tratta di una finalità incongrua, in quanto, come emerge dall’analisi dei bilanci delle aziende di TPL liguri, il costo medio pro-capite del personale di Riviera Trasporti è tra i più bassi del settore a livello regionale. Pertanto, qualsiasi ulteriore intervento finalizzato a ridurre le retribuzioni dei dipendenti sarebbe incomprensibilmente punitivo, oltre che palesemente ingiustificato, nei confronti di maestranze che, a fronte di un organico sottodimensionato, hanno sempre dimostrato, nonostante le notevoli criticità e il pesante clima di incertezza in atto, un elevato senso di responsabilità nel garantire la funzionalità di un servizio pubblico essenziale come il TPL.
Si darebbe luogo ad un’iniqua macelleria sociale per rimediare agli errori di scelte politiche oltretutto risalenti nel tempo. E si tratta, comunque, di una finalità non legittimamente percorribile, e che quindi darebbe luogo ad un inevitabile ed oneroso contenzioso, in quanto contravverrebbe all’art. 2112 del codice civile ed alle tutele ivi previste per il personale coinvolto in operazioni di trasferimento d’azienda e che darebbe corso soltanto ad altri pesantissimi contenziosi con conseguenze nefaste.
In ogni caso, l’operazione pare impraticabile da parte dell’Amministrazione Provinciale, in quanto l’ipotetica ‘new’, per potere assumere il servizio, dovrebbe acquisire da Riviera Trasporti o reperire comunque sul mercato sedi, reti, impianti e mezzi, necessitando di essere finanziariamente capitalizzata per non meno di 10 milioni di euro o nell’immediato o nel giro di breve tempo, qualora si procedesse transitoriamente ad un affitto d’azienda.
Tale condizione, a differenza dell’eventuale ricapitalizzazione di Riviera Trasporti, che potrebbe anche avvenire mediante il conferimento di immobili, non pare, tuttavia, alla portata della Provincia, che, come rileva la stessa Corte dei Conti, presenta una situazione finanziaria ‘assai precaria e sottoposta all’attuazione di un Piano di riequilibrio finanziario pluriennale’.
Sarebbe del resto diabolico perseverare l’errore commesso in passato dagli Enti Locali, anche in altre aziende pubbliche, quando si è dato vita ad altre Società senza dotarle delle risorse finanziarie necessarie ad esercitare efficacemente il proprio ruolo e, oltretutto, fortemente avversate dall’attuale Presidente della Provincia. Ma anche l’ipotesi spin off o scorporo, spesso evocata nelle voci di corridoio, appare irrazionale ed impraticabile. Anche in questo caso, infatti, la finalità della riduzione del costo del personale non sarebbe né compatibile, né percorribile e l’unica finalità idealmente perseguibile potrebbe essere la scissione, una ‘good company’ da salvaguardare e una ‘bad company’ da liquidare.
Tuttavia, le ipoteche bancarie gravanti sui principali beni immobili della società non consentono di scindere la parte ‘buona’ del patrimonio aziendale da quella ‘cattiva’; del resto, far convergere in quest’ultima i debiti verso fornitori rischia di privare la ‘good company’ della possibilità di approvvigionarsi sul mercato dei fattori produttivi necessari (autobus, gasolio, ricambi, ecc.) per proseguire regolarmente il servizio di TPL.
Oltretutto, non va sottovalutata l’incoerenza, la complessità dell’operazione e i tempi oltremodo ravvicinati sia di presentazione del piano concordatario che di prossimo affidamento del servizio di TPL, in entrambi i casi previsti entro fine marzo. Di conseguenza, l’unica soluzione che pare ragionevole e percorribile consiste nel garantire la continuità aziendale di Riviera Trasporti, ricapitalandola anche mediante un conferimento immobiliare ed affidandole in house il servizio di TPL. Solo cosi pare possibile tutelare l’utenza di questo servizio pubblico essenziale ed il personale in esso coinvolto.
Del resto, si tratta della soluzione prospettata dalla delibera di indirizzo del Consiglio Provinciale n. 34/2021, votata all’unanimità e, quindi, condivisa anche dall’attuale Presidente della Provincia (Claudio Scajola, ndr) allorché la situazione aziendale era già ampiamente chiara e nota ed oltretutto espressa dall’Amministrazione Provinciale che, merita ricordarlo, esercita sulla società l’attività di direzione e coordinamento, con le responsabilità, non solo politiche, che ne conseguono.
Oltretutto, qualsiasi altra soluzione vanifichirebbe la procedura concordataria, avviata dalla società su sollecitazione della stessa Provincia ed, in specie, dell’On. Scajoia, come emerge, in particolare, dalla delibera del Consiglio Provinciale n. 28/2021, sperperando il relativo costo, nell’ordine di mezzo milione di Euro.
Il Presidente della Società (Giovanni Barbagallo, ndr) conferma che ad oggi la Società è quotidianamente impegnata a portare avanti il piano concordatario, in attesa della conclusione dell’iter da parte della Provincia, per l’affidamento in house del servizio. Le Organizzazioni Sindacali, pur apprezzando quanto dichiarato dal Presidente, ritengono che le stesse dichiarazioni non siano affatto sufficienti a garantire la continuità della Società e ribadiscono che non saranno disponibili ad accettare scenari diversi dall’affidamento in house del servizio e della garanzia dei posti di lavoro, dei livelli occupazionali necessari all’espletamento del servizio e dei livelli retributivi.
Sottolineano inoltre che l’indebitamento della Società arriva da molto distante ed è figlio di scelte della politica che si sono rivelate fallimentari; su tale punto e su molti altri, le organizzazioni sindacali si dichiarano disponibili ad andare fino in fondo, a scavare nelle pieghe del debito e della situazione della società e di scelte risalenti addirittura agli ultimi anni ’90 ed ai primissimi anni 2000 e non permetteranno in alcun modo che tale situazione, ancora una volta, possa ricadere sui lavoratori che, con la sottoscrizione dei contratti aziendali del febbraio 2015 e del 14 settembre 2018, hanno dimostrato grandissimo senso di responsabilità ed accettato condizioni contrattuali che hanno determinato la riduzione di molti turni di lavoro, l’accettazione di contratti di armonizzazione e salari di ingresso che prevedono, addirittura, ben otto anni di lavoro, per il personale neo assunto, senza poter accedere alla contrattazione di secondo livello, già peraltro rivista al ribasso, pur di mantenere in vita la società nella quale i lavoratori hanno sempre creduto”.