Sono già stati una decina i pazienti che hanno potuto usufruire dell’acceleratore lineare per il trattamento dei tumori.
All’ospedale “Borea” di Sanremo è entrato in funzione , la scorsa settimana, il primo dei due acceleratori lineari che vanno a sostituire quelli in dotazione; il secondo entrerà in servizio in autunno e con tutti e due gli acceleratori in funzione si stima che potranno essere trattati circa 700 pazienti in un anno.
All’ospedale Borea di Sanremo arriva un acceleratore lineare per il trattamento dei tumori
L’acceleratore lineare è un’apparecchiatura di avanguardia utilissima nella lotta ai tumori, infatti grazie alla accelerazione di un fascio di particelle cariche, è in grado di produrre fasci di radiazione ad alta energia, sia di elettroni che di fotoni.
Il macchinario è posto ad una determinata distanza dal corpo in modo da irrorare quella precisa area da trattare in maniera assolutamente indolore per il paziente che si trova sdraiato su un lettino incorporato nella macchina stessa. In questo modo i fasci di radiazione vanno a colpire il tessuto in cui il processo neoplastico è in atto e inibiscono la capacità delle cellule tumorali di crescere e di riprodursi. L’apparecchiatura è contenuta in un apposito bunker, progettato ad hoc per garantire la sicurezza di operatori e pazienti.
“L’ammodernamento del parco tecnologico è un tema fondamentale e questo macchinario in particolare – afferma il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti – servirà per migliorare la risposta la radioterapia e quindi per il trattamento delle patologie oncologiche. Questo è il primo di due acceleratori, del valore di 1 milione e 810 mila euro ciascuno, previsti presso l’ospedale di Sanremo per un importo complessivo di 3 milioni e 620mila euro di risorse regionali. Credo sia un segnale importante di ripartenza dopo due anni di pandemia, anche nell’ottica della realizzazione dell’ospedale unico di Taggia per cui sono in corso le definizioni degli aspetti urbanistici, conclusi i quali si procederà con gli approfondimenti con Inail per far partire le procedure”.
“Questa apparecchiatura – evidenzia il Direttore Generale di Asl1 Dott. Silvio Falco – ci consente di fare un importante passo in avanti nel trattamento delle neoplasie, oltre all’ottenimento di elevate qualità di trattamento, anche per la cura di casi assai complessi”.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, l’acceleratore lineare, dal costo di poco meno di 2 milioni di euro, è infatti dotato di un collimatore multilamellare a 160 lamelle che consente una migliore conformazione del fascio di radiazioni rispetto alle apparecchiature in dotazione sino ad ora. Grazie all’elevata velocità di movimento delle lamelle è possibile erogare le adeguate dosi in un terzo del tempo attualmente necessario.
La riduzione dell’esposizione complessiva non solo aumenta il confort del paziente e riduce gli effetti collaterali, ma permette anche e soprattutto di risparmiare tessuti sani.
All’acceleratore è collegata una “Cone Beam CT”, ossia un’apparecchiatura in grado di acquisire immagini TAC che consentono di verificare il preciso e corretto posizionamento del paziente prima di ogni seduta.
Infatti, il respiro, il riempimento della vescica o dell’intestino, possono determinare uno spostamento della posizione della neoplasia anche di alcuni centimetri.
Questa metodica è chiamata IGRT (radioterapia guidata da immagini) e permette di ottimizzare l’effetto delle cure, evitando la irradiazione delle zone sane.
L’errore di erogazione viene inoltre ridotto da sistemi di posizionamento e immobilizzazione del paziente (lettini, cuscini e sistemi ottici di monitoraggio).
Inoltre, con i sistemi 4D di compensazione del movimento d’organo, è possibile monitorare gli spostamenti che avvengono durante il trattamento e che possono dipendere dall’atto respiratorio: in questo modo è possibile correggere le impostazioni del trattamento per compensare l’errore provocato da questi movimenti.