Pochi giorni fa, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, nell’ambito di un’articolata attività investigativa nei confronti di alcuni individui dediti alla commercializzazione di tessuti di pregio riportanti marchi di fabbrica contraffatti, hanno rinvenuto e sequestrato in Sanremo, presso il domicilio di due soggetti stranieri, circa 1700 metri quadri di tessuti, abilmente contraffatti, recanti i marchi Hermes, Fendi, Dolce & Gabbana, Chanel, Louis Vuitton, Burberry, Balenciaga, Oscar de la Renta, Gucci, Dior e Versace, pronti per essere commercializzati illecitamente su web (attraverso due siti internet) e in un negozio a Sanremo.
Vendevano online tessuti contraffatti con marchi di pregio: tre uomini denunciati dalla Guardia di Finanza
I tessuti sequestrati, del valore commerciale di circa 200 mila euro, sarebbero stati verosimilmente destinati, da parte dei potenziali acquirenti, alla realizzazione di capi di abbigliamento o accessori falsamente griffati, che avrebbero potuto generare guadagni illeciti, ove poi commercializzati al pubblico, per circa un milione di euro.
Le investigazioni, eseguite dai militari della Compagnia di Ventimiglia e svolte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Imperia, hanno interrotto un illegale business di vendite on-line di articoli contraffatti che si protraeva da almeno un anno, consentendo di “spezzare”, sul territorio nazionale, una “filiera del falso” che, nel caso di specie, aveva verosimilmente, come Paese d’origine, la Repubblica Popolare Cinese.
I 3 indagati, tutti domiciliati a Sanremo, avevano creato un vero e proprio sistema delittuoso strutturato, congegnato in ogni dettaglio; essi, infatti, acquistavano rotoloni di tessuti recanti abusivamente loghi o segni distintivi di note griffes, ovvero rotoli di tessuti “vergini” sui quali apponevano successivamente tali loghi e segni distintivi.
Lo stoccaggio della merce falsa acquistata avveniva presso l’abitazione dei due indagati stranieri, adibita a vero e proprio “laboratorio sartoriale”, all’interno del quale i tessuti venivano organizzati, tagliati e sistemati in funzione delle ordinazioni ricevute.
Contraffazione: ecco come avvenivano le vendite. Pagamenti anche in Bitcoin
Le vendite venivano effettuate a favore di acquirenti di tutto il mondo, soprattutto italiani, inglesi e anche statunitensi, attraverso 2 siti internet, ora “oscurati” in virtù di un provvedimento dell’A.G., fruibili esclusivamente in lingua inglese, con possibilità di pagamento in euro, sterline inglesi, dollari americani e bitcoin.
Dettagliate gallerie fotografiche, caricate sui siti, riportavano il ricco assortimento di tessuti e prodotti falsi messi in vendita, ammontante a oltre 250 tipologie. Le consegne agli acquirenti venivano eseguite attraverso corrieri italiani e francesi, ignari dell’illecito commercio.
Inoltre, una piccola parte dei prodotti contraffatti veniva anche stoccata e messa in vendita, insieme ad altri articoli di abbigliamento e di arredamento, all’interno di un negozio a Sanremo il quale veniva utilizzato come “copertura legale”, anche in relazione alla spedizione e alla ricezione della merce contraffatta.
Tutti gli indagati dovranno rispondere, a diverso titolo, dell’accusa di aver commesso il reato di “introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi” previsto e punito dall’ art. 474 del codice penale che, in caso di condanna, prevede, in presenza di circostanze aggravanti, una pena fino a 6 anni di reclusione e una multa da 5000 a 50 mila euro.
L’Autorità Giudiziaria ha concesso il nulla osta alla comunicazione della notizia agli organi d’informazione e stampa.