23 Novembre 2024 05:52

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23 Novembre 2024 05:52

Guerra: Rifondazione Comunista di Imperia ribadisce il “no al nucleare”. “Rifiuto di ogni guerra e difesa del Pianeta sono nel nostro Dna”

In breve: "La fissione nucleare serve per produrre plutonio per bombe"

Il Circolo Stenca Binon del Partito della Rifondazione Comunista di Imperia ha emesso una nota per ribadire il proprio “no al nucleare”, ora più che mai, alla luce di quanto sta accadendo con il conflitto in Ucraina.

Scrive Rifondazione Comunista: A chi ha sempre promosso e preteso la fissione nucleare come energia buona per l’umanità le ultime vicende che hanno coinvolto la centrale nucleare di Zaporizhzhia dovrebbero consigliare un profondissimo e sincero “mea culpa”. Cassandra, cioè l’ambientalismo scientifico, da almeno 50 anni ha in ogni modo evidenziato i rischi enormi derivanti da quella scelta in caso di conflitti, in aggiunta ai rischi già prevedibili e concretizzatisi in pace (da Chernobyl a Three Mile Island a Fukushima solo per citare i più famosi resi noti) ed ai danni assicurati, in ogni caso, alle generazioni future.

“La fissione nucleare serve per produrre plutonio per bombe”

La fissione nucleare nelle centrali nucleari serve, a chi la ha sviluppata e la sviluppa, a produrre Plutonio per bombe nucleari potentissime (ma leggere: bastano pochi kg di Plutonio), rendendo le antieconomiche e pericolose centrali elettro-nucleari vantaggiose, perché alimentano gli arsenali nucleari. La corsa alla Bomba atomica avviata dagli Stati Uniti nel 1945 (primo test in Nuovo Messico ed utilizzo diretto su Hiroshima e Nagasaki)  fu poi proseguita con esplosioni sperimentali da Unione Sovietica (1949), Regno Unito (1952), Francia (1960), Cina (1964), India (1974), Pakistan (1998), Corea del Nord (2006), per un totale di 1.054 esplosioni degli USA, 715 di Unione Sovietica/Federazione Russa, 210 di Francia,  45 di Regno Unito e Cina, 6 di India e Pakistan e 4 della Corea del Nord.

Dopo le sperimentazioni strategiche Statunitensi effettuate sull’ atollo di Bikini nelle Isole Marshall nel 1946, con una flotta navale come bersaglio contenente circa 3.500 animali, e soldati ed abitanti come controlli a distanza di sicurezza dagli effetti immediati, l’ Unione Sovietica si lanciò in un inseguimento (insensato ma probabilmente irrinunciabile senza una sua capitolazione precoce), della potenza militare Americana, rendendosi corresponsabile di quella scelta militare cui le centrali nucleari erano (e sono) indispensabili.

Il rifiuto di ogni guerra e la difesa del Pianeta sono nel DNA dell’ambientalismo scientifico che fa integralmente parte del patrimonio ideale e di lotta di Rifondazione Comunista, che proprio dalla denuncia di quegli errori seppe ripartire rifiutando le derive liberiste che dopo la dissoluzione dell’ Unione Sovietica e lo scioglimento del PCI nel 1991 pretesero di rappresentare una sinistra nuova, ma in realtà solo ossequiosa al dominio economico e militare occidentale e servile nei confronti delle classi al potere.

Oggi più che mai una riflessione si rende indispensabile da parte di tutti i promotori del ritorno al nucleare: quando (e se) questa guerra e tutte le altre guerre termineranno, perché nell’ umanità avranno prevalso ragione e cultura, magari fra molti, molti decenni, i danni prodotti oggi e nei prossimi decenni a – e da – quei giocattoli pericolosi ipotecheranno per secoli e millenni il futuro. Mai più nucleare”.

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