I volti provati dagli orrori della guerra e la stanchezza per un lungo viaggio lontano dalle loro case, alcune delle quali non esistono più e dai loro cari, rimasti a combattere. Nonostante questa drammatica situazione, i profughi giunti oggi a Imperia con un pullman dall’Ucraina riescono ancora a sorridere per mostrare gratitudine a chi li accoglie o per far divertire i bambini.
Le testimonianze dei profughi e di chi li assiste ad Imperia
Spiega Antono Solitano, che ha accettato di accogliere dei profughi nella sua abitazione: “Noi siamo già una famiglia affidataria e quindi siamo da anni aperti all’accoglienza e ora ci è sembrato il caso di dare una mano, perché era doveroso. Abbiamo dato disponibilità per una mamma e due bambini e ora vedremo. Improvviseremo, ma il momento è questo e non c’è tempo per fare chiacchere”.
Dice Marco Podestà presidente del Comitato San Giovanni: “Siamo stati contattati e siamo sempre disponibili. Abbiamo organizzato una piccola accoglienza per fargli trovare qualcosa da mangiare e qualcosa di caldo. Li aspettavamo al mattino presto e avevamo pensato alla colazione, ma poi c’è stato un ritardo”
L’autista del bus racconta: “Siamo partiti ieri dopo aver caricato in due frontiere diverse, in Ungheria e in Cecoslovacchia. Il viaggio comunque è andato bene, anche se faticoso. Tutti stanchi, ma non hanno avuto grandi esigenze. Al confine c’era tanta gente, una lunga di fila di gente che aspettava i pullman per andare via”.
Spiega Rosy: “Io vivo da 11 anni a Imperia e ora sono qua ad aiutare una mia amica che ospita una famiglia e così aiuto con le traduzioni“.
Juliana e Victoria raccontano: “Arriviamo dalla periferia Kiev e quando siamo partite si sentivano già gli spari vicini. A Kiev sono rimasti mariti e padri e anche gli animali che avevamo in casa. Siamo contenti di questa accoglienza. La nostra paura non è di stare qui, ma di stare lì, a casa. Però, anche se è bello essere ospiti, sarebbe bello tronare presto alle nostre case, insieme ai nostri cari“.
Valentina e Victor arrivano da Buča, a pochi chilometri da Kiev e dicono: “A noi sparavano dai carri armati da una distanza di 30 metri e una cannonata ha distrutto la nostra casa. La nostra città è stata tutta occupata dai russi e per uscire dalla città abbiamo rischiato tanto. Ci hanno aiutato dei vicini di casa, dandoci un passaggio in macchina. Nostra figlia con suo marito ha impiegato quattro ore a piedi per uscire dalla città. Ora siamo qui con nostra figlia e nostro nipote”.