24 Dicembre 2024 02:05

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Dall’Ucraina a Imperia: l’odissea di un papà per salvare la figlia di 5 anni. “L’ho portata via dalle bombe, ma la burocrazia rischia di farci rimanere in mezzo a una strada. Aiutateci” / La storia

In breve: Ora i due si trovano nell'imperiese, ma, a causa di problemi burocratici, non riescono a ottenere i documenti necessari per sistemarsi adeguatamente.

“Sono riuscita a salvarla dalle bombe, ma ora in Italia rischiamo di rimanere in mezzo a una strada, anche se siamo italiani. Aiutateci”. Questo il disperato appello di Alessandro G. (italiano ma vissuto in Ucraina negli ultimi 7 anni), arrivato recentemente a Imperia insieme alla figlia di 5 anni, nata in Ucraina.

Ora i due si trovano nell’imperiese, ma, a causa di problemi burocratici, non riescono a ottenere i documenti necessari per sistemarsi adeguatamente.

Dall’Ucraina a Imperia: l’odissea di un papà per salvare la figlia di 5 anni

“Sono nato a Milano – racconta – ho vissuto a 10 anni a Los Angeles e da 7 anni, fino a qualche settimana fa, vivevo in Ucraina, a Kiev e poi a Odessa. Mia figlia, invece, è nata in Ucraina, ma è cittadina italiana anche lei.

Durante la pandemia a Kiev ho passato momenti terribili, ho preso due volte il coronavirus, con doppia polmonite bilaterale, rischiando di morire. I medici mi avevano detto che non sapevano se avrei passato la notte. Nonostante tutto sono sopravvissuto, portandomi dietro bronchite cronica e polmoniti, in più o una pancreatite cronica. Questo lo dico per far capire come la situazione già difficile sia resa ancora più complicata dai miei problemi di salute.

Nei giorni precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina, sentivo che sarebbe successo qualcosa e ho fatto di tutto per portare via mia figlia. Tutti mi prendevano per pazzo perchè nessuno pensava che Putin avrebbe attaccato davvero l’Ucraina, ma io me lo sentivo. Ho faticato moltissimo per riuscire ad avere tutti i documenti necessari per mia figlia, dato che io sono italiano e lei è nata in Ucraina, ma è cittadina italiana. Alla fine, tramite l’ambasciata italiana a Kiev, sono riuscito a ottenere i documenti e siamo partiti.

Ci hanno fermato al confine ucraino-ungherese e ci sono stati momenti di panico perchè sono i militari e la polizia non ci facevano proseguire. Ci hanno tenuto tre ore, ero disperato, finchè alla fine ci hanno lasciato passare.

Alla fine siamo arrivati in Italia e il giorno dopo è iniziata la guerra. L’ospedale di Myrhorod dove mi trovavo ricoverato per covid e dove sarei dovuto rimanere ancora è stato uno dei primi a essere bombardati. Ho salvato mia figlia appena in tempo.

I problemi, però, non sono finiti. In Italia ora è iniziata un’altra odissea burocratica che sta rischiando di farci finire in mezzo a una strada. Mia figlia è italiana, come confermato da Farnesina e Ministero degli Esteri italiano, ma non risulta in prefettura. Mi hanno detto che è come se non esistesse sul territorio italiano.

Dall’altra parte, io, nonostante tutti i documenti che attestano la mia doppia malattia da Covid e le guarigioni, non riesco a ottenere il green pass e sono bloccato.

Ora sono in un hotel nell’imperiese che sta gentilmente continuando a ospitarci, ma non posso andare avanti così. Mia figlia ha bisogno di avere un posto dove stare, dove poter socializzare con altri bambini ed essere al sicuro. Andrò all‘infopoint di Imperia per chiedere informazioni, ma mia figlia non si merita un codice STP, ha bisogno dei documenti, è italiana.

Quello che desidero è solo far vivere decentemente mia figlia in questo momento drammatico. Non è possibile trovarsi in questa situazione per colpa della burocrazia.

Ho decine e decine di documenti, ho telefonato e scritto a tutti gli enti possibili, ma ancora non si trova nessuna soluzione. Veniamo trattati come criminali latitanti.

La mia salute è precaria e sono preoccupato, se dovessi ammalarmi cosa succederebbe a mia figlia? In Ucraina rischierebbe la vita. Sono molto arrabbiato con istituzioni e il sistema italiano. Non so quante ore ho passato al telefono e non risulta a nessuno.

Vorrei denunciare la nostra situazione perchè non riscontriamo un aiuto concreto. È un dramma nel dramma.

Affronto ogni giorno tutte queste peripezie, ma quello che mi da forza è essere convinto di fare la cosa giusta per il bene di mia figlia e non mollerò”.

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