24 Novembre 2024 15:04

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24 Novembre 2024 15:04

Imperia: 27enne morì schiantandosi in moto, 36enne a processo per omicidio stradale. PM chiede condanna a 8 mesi di carcere

In breve: I fatti risalgono al 27 settembre 2017, quando Cardone, a bordo della sua moto Honda CBR 600, si scontrò con l'auto condotta dall'imputato in via Beglini.

Otto mesi di carcere. Questa la richiesta di condanna del PM Andrea Pomes, in Tribunale a Imperia, dinnanzi al giudice monocratico Antonio Romano, nell’ambito del processo per la morte del 27enne Luca Cardone che vede sul banco degli imputati L.F., 36enne (difeso dall’avvocato Luca Ritzu del Foro di Imperia).

Imperia: 27enne morì schiantandosi in moto, a processo 36enne

I fatti risalgono al 27 settembre 2017, a Taggia, quando Cardone, a bordo della sua moto Honda CBR 600, si scontrò con l’auto condotta dall’imputato in via Beglini. Un impatto talmente violento (la ricostruzione ha stimato la velocità della moto a 137 km/h, in un tratto dove il limite è di 50 km/h) che risultò fatale per il giovane.

Durante l’udienza di questa mattina, il PM Andrea Pomes ha chiesto la condanna a 8 mesi di carcere, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione.

“La moto stava uscendo da una curva per immettersi nel rettilineo – ha spiegato nella sua arringa il PM PomesVerosimilmente il motociclista ha visto l’auto ferma e ha pensato che rimanesse ferma, e ha accelerato. Poi ha visto che l’autovettura ha iniziato a svoltare alla propria sinistra e in quegli istanti ha tentato di scalare e frenare, ma non è riuscito a evitare impatto, che è avvenuto sulla parte anteriore destra della vettura, quindi autovettura non aveva ingombrato totalmente la corsia.

La velocità stimata della moto era di 137 km/h, in un tratto dove il limite è di 50 km/h.

L’imputato ha detto che si è fermato, ha guardato, non ha visto nessuno sopraggiungere, ha messo la prima marcia ed è partito. È verosimile che in quella fase l’automobilista non avesse visto la moto, la visuale può essere anche stata ostacolato da elementi naturalistici. Il conducente dell’auto però non ha riguardato, quindi non ha potuto neanche tentare di evitare l’impatto.
Ravviso dunque una colpa: non aver continuato a guardare durante la manovra. L’imputato ha quindi concausato l’evento. Per questi motivi ritengo di ravvisare la responsabilità penale”.

“Questo dramma ha condizionato la vita del mio assistito – ha affermato l’avvocato dell’imputato Luca RitzuChiunque si potrebbe trovare in una situazione simile. Parliamo di una moto che procedeva a una velocità di 137 km/h dove il limite è di 50. Il tratto di strada in questione è di 150 metri, la durata del percorso della moto è durata tra i 3 e i 4 secondi e mezzo.

Il mio assistito si è fermato e non ha visto arrivare nessuna moto, ha inserito la prima, ha percorso qualche metro, impiegandoci 1-2 secondi, a quel punto ha iniziato a sopraggiungere la moto. La macchina invadeva la carreggiata opposta con il vano motore. Poteva prevedere tutto questo? Poteva prevedere che sopraggiungesse una moto a una velocità quasi tre volte superiore a quella consentita?

La colpa non è ascrivibile al mio assistito, chiedo l’assoluzione”.

La sentenza è prevista per il prossimo 4 aprile 2022 ore 12.

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