8 Novembre 2024 20:51

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8 Novembre 2024 20:51

Imperia: scarichi fognari nel Torrente Impero. Procura apre inchiesta, indagato dirigente Rivieracqua. Ecco le accuse

In breve: A condurre le indagini i Carabinieri Forestali coordinati dal Maresciallo Giovanni Marasco e dell'Appuntato Andrea Ghiglione.

La Procura della Repubblica di Imperia ha aperto un’inchiesta sull’attivazione, degli scarichi fognari di emergenza nel periodo ottobre-marzo a seguito dello stop al depuratore, fermo a causa dei lavori di riparazione del tubo di mandata che almeno dal settembre 2020, complice una rottura, scaricava reflui fognari non perfettamente depurati a due passi dalla costa, invece che a 1.5 km al largo e a 30 metri di profondità.

In particolare, le indagini, condotte dai Carabinieri Forestali di Imperia (Maresciallo Giovanni Marasco e Appuntato Andrea Ghiglione), si sono concentrate sulla foce del Torrente Impero, trasformata, come più volte denunciato dal nostro giornale, in una vera e propria fogna a cielo aperto. Il caso era stato trattato anche in consiglio comunale. Nei mesi scorsi, inoltre, si erano susseguiti diversi sopralluoghi da parte di Carabinieri Forestali, Arpal e Asl.

Il blocco del depuratore aveva portato all’emissione di un’ordinanza, a firma del Sindaco Claudio Scajola, con la quale era stata prevista l’attivazione degli scarichi fognari di emergenza e la conseguente introduzione del divieto di balneazione su tutto il litorale imperiese (ancora in vigore oggi, su richiesta dell’Asl) per tutto l’arco dei lavori che, in origine sarebbero dovuti durare 45 giorni, ma che al contrario si sono protratti per oltre 5 mesi. Di fatto, dunque, le fogne della città hanno scaricato in mare, e alla foce del Torrente Impero e Torrente Caramagna per centinaia di giorni.

Imperia: scarichi fognari nel Torrente Impero. Procura apre inchiesta

Nel registro degli indagati, al momento, figura il nome del direttore tecnico di Rivieracqua, Valerio Chiarelli (che abbiamo provato a contattare, senza ottenere risposta), ma non sono esclusi nuovi sviluppi nei prossimi giorni. Tre le accuse.

Il primo reato contestato è la violazione dell’art. 124 comma 1 e 2 del Dgls 152/06. Secondo l’accusa tutti gli scarichi di emergenza sarebbero stati attivati senza le necessarie autorizzazioni, con superamento dei limiti di inquinamento.

Il secondo reato contestato è la violazione dell’art. 674 del codice penale. Secondo gli inquirenti il bypass, non autorizzato, attraverso il quale i reflui fognari non depurati venivano scaricati alla foce del Torrente Impero, avrebbe provocato l’immissione alla foce del Torrente Impero, e in mare, di acque torbide e maleodoranti. 

Il terzo e ultimo reato contestato è  la violazione dell’art. 635 del codice penale. L’ipotesi accusatoria è il danneggiamento delle acque pubbliche, in particolar modo alla foce del Torrente Impero, con il bypass, e alla foce del Torrente Caramagna, con lo scarico di emergenza. Secondo gli inquirenti, pur essendone a conoscenza, Rivieracqua non avrebbe stato fatto nulla per evitare il danno. 

Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso che si sarebbe proceduto alla sola riparazione del tubo di mandata del depuratore (che scarica a 1.5 km al largo) e non a quello di emergenza (che scarica a 400 metri al largo), quest’ultimo danneggiato dal 2017. Di fatto, dunque, in caso di guasto al tubo di mandata, la città si ritroverebbe nuovamente senza la possibilità di scaricare in mare i reflui depurati.

Il fascicolo è del Pubblico Ministero Barbara Bresci.

 

 

 

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