Maria Sepe, esponente del partito della Rifondazione Comunista di Imperia, interviene con una lunga nota stampa per condannare tutte le guerre. Nella lettera, la Sepe punta anche il dito contro “la domanda compulsiva di armi e la richiesta della no fly zone” da parte di Zelensky.
Guerra in Ucraina: la condanna di Rifondazione Comunista
“Nel tentare di leggere la complessità dei fenomeni storici che hanno preceduto la scellerata aggressione dell’Ucraina da parte dell’autocrate Putin, non posso non inciampare in quelle voci “dissidenti” che hanno avuto il coraggio di decentrarsi dalla narrazione mediatica.
Tutti coloro i quali hanno osato promuovere un movimento di riflessione critica su temi controversi come le responsabilità storiche delle parti coinvolte in questa guerra “criminale e sacrilega”, incappano nella morsa soffocante del “pensiero unico” se tale possiamo definirlo senza togliere dignità al pensiero quale atto proprio della ragione, attività della mente, processo di formazione delle idee, processo critico, facoltà del giudizio, dell’immaginazione e dei desideri.
Ebbene coloro che hanno osato, confortati dalla certezza di vivere in un paese democratico dove la libertà di stampa di pensiero e di opinione è costituzionalmente garantita, si sono ritrovati esposti al pubblico ludibrio, sono stati insultati, sono stati esposti alla barbarie di un giornalismo che ha smarrito la sua qualità critica, la sua dignità di presidio democratico.
Questa guerra che si sta combattendo nel cuore dell’Europa, rivela il tracollo dell’intelligenza. La deriva, lo scempio che si stanno consumando della democrazia, sono sotto gli occhi di tutti.
Si è voluto istituire una sorta di “Tribunale speciale della Verità” che impone cosa pensare e cosa scrivere. È lunga la lista di studiosi autorevoli, giornalisti, intellettuali che, quando non sono stati volgarmente insultati, sono stati espulsi dai salotti “buoni” perché lì e solo lì si recita la verità sulla guerra tra l’Ucraina di Zelensky e la Russia di Putin, guerra tra due nazionalismi e anche tra due imperialismi, La Russia e l’America con la sua Alleanza strategica difensiva La NATO.
E allora cosa possiamo fare per costruire la Pace?
Oso sostenere che a tale impegno avremmo dovuto dedicarci molto tempo prima del 24 febbraio. E non solo su questo ultimo fronte ma su numerosi altri ancora. Ci sono almeno 70 fronti di guerra aperti in giro per il mondo e quasi tutti hanno la stessa matrice, ovvero discendenti da un modello neocoloniale ed imperialista mai abbandonato.
E questi fronti sono tutti ugualmente sanguinosi, tutti con un pietoso carico di morti, di sofferenza, di dolore perché la violenza ha sempre lo stesso colore ovunque venga perpetrata. In Yemen si contano 377 mila vittime di cui 80% sono bambini. E la Siria? E l’Iraq? E l’Afganistan? E L’America c’è, c’è e c’è.
Eppure ci siamo voltati dall’altra parte e con spregio li abbiamo tenuti al di là dei nostri confini, legittimando forme criminali di detenzione. La nostra pietà e la nostra capacità di essere compassionevoli è a comando, quando non è condizionata da forme becere di razzismo.
Che dire? Abbiamo già dato prova nel recente passato di non essere capaci di costruire la Pace, perché chi è favorevole all’invio delle armi non può dirsi costruttore di Pace. La Pace rappresenta una scelta rilevante sotto il profilo etico e politico. La costruzione della Pace esige la scelta impegnativa di uscire dalla logica amico/nemico. Solo così si può indebolire l’ordine bellico.
Sotto il profilo mediatico la scelta di Zelensky di presentarsi in tutti i contesti politici che contano è stata vincente ma solo sotto il profilo emotivo e solo perché la narrazione mainstream della guerra è a senso unico.
La domanda compulsiva di armi e la richiesta della “no fly zone”, almeno questa inascoltata, da parte di Zelensky sono estremamente pericolose.
Se la richiesta della “no fly zone” può essere letta quale forma di terrorismo psicologico considerato quanto sarebbe grave ed irreversibile l’esito qualora fosse concessa, quella di ricevere sempre più armi, rimanda ad una escalation che può solo radicalizzare il conflitto, estenderlo e quindi mietere sempre più vittime. Non occorrono più armi in Ucraina perché quel paese è già saturo di armi.
Possiamo e dobbiamo difendere il popolo ucraino aggredito solo costruendo la pace.
Ho ragione di credere che quanto sostengo farà di me e del partito al quale sono iscritta bersaglio di odio e di insulti, tuttavia insisto che l’espressione “guerra giusta” che in tanti urlano è un ossimoro, una contraddizione in termini perché o sono le armi o è la Pace.
Se veramente vogliamo la pace dobbiamo compiere uno sforzo, dobbiamo sforzarci a non ammirare la violenza. La soffocante narrazione dei fatti cosi come viene proposta/imposta a livello mediatico serve solo ad assecondare la violenza, ad alimentare l’odio nei riguardi di chi è identificato come nemico.
Noi condanniamo l’invasione russa voluta dall’autocrate Putin così come condanniamo la pretesa della Nato di espandersi ad est e così come condanniamo il mancato rispetto degli accordi di Minsk. Noi condanniamo l’inutile sacrificio di migliaia di vite umane e allo stesso tempo reclamiamo l’esercizio della responsabilità rispetto alle decisioni che la Nato ha preso in quella direzione nel recente passato e alla passività dell’Europa dei mercati che è rimasta a guardare quando non ha voltato le spalle per non venire meno all’obbedienza cieca all’America e alla Nato.
Contestiamo entrambi gli schieramenti bellici che discendono da imperialismi che in quanto tali sono ugualmente detestabili e respinti. La nostra posizione non è all’insegna dell’equidistanza, il nostro è impegno autentico a costruire la pace ripudiando la guerra, attraverso le trattative, i negoziati, la parola.
Contestiamo con fermezza la decisione del Governo presieduto dal Banchiere Draghi di destinare agli armamenti 38 miliardi di euro in due anni, quello stesso denaro che questo stesso Governo non ha voluto destinare alla transizione ecologica e alla Sanità. Eppure non sono bastati due anni di emergenza pandemica che hanno sbattuto in faccia a tutti noi quanto questo scellerato modello di sviluppo abbia devastato l’ambiente e mercificato la Sanità pubblica.
Da tempo il Partito di Rifondazione Comunista è costruttore di Pace perché non ha mai voltato le spalle non solo a queste vite coinvolte in una guerra fratricida a causa degli appetiti insaziabili della Nato che già nel 1990 avrebbe dovuto cessare di esistere.
Da tempo noi siamo costruttori di Pace perché non abbiamo mai voltato le spalle alle tante vite dimenticate e abbandonate.
Noi non abbiamo mai dimenticato le vite dei migranti tenuti prigionieri e torturati nei campi libici, inferni noti all’Europa e all’Italia.
Non abbiamo mai dimenticato tutte quelle vite migranti, uomini, donne, bambini denudati e costretti a morire di fame e freddo lungo quella stessa frontiera dove oggi tanto ci si prodiga per vittime classificate di serie A pertanto meritevoli di accoglienza e sostegno. La vita umana quando è nuda ha lo stesso valore.
Per noi la Pace è IMPEGNO è l’unica via di salvezza. Pertanto esigiamo che tutto quel denaro che c’è, sia destinato alla Sanità pubblica, alla scuola, ai trasporti, al reddito, alla ricerca, alla transizione ecologica. Il re è nudo ma da queste parti si percepisce ancora vestito.”
Maria Sepe